Nel libro Figli la poetica di Vincenzo D’Alessio è struggente, appassionata nell’estremo tentativo di sconfiggere il destino. La fatica del quotidiano esplode [in questo testo] e si insinua nei nostri pensieri: i versi si fanno spazio nel nucleo profondo delle nostre domande: “C’è un Dio/oltre i cieli,/ guida l’aquila al nido/ il giorno alla notte/ Noi, figli adottivi,/ affidiamo alla terra/ l’errore dell’odio.”
Da questi versi sgorga la luminosità originaria che possiede solo il vero poeta. “Un uomo è ciò che ama” ha scritto Josif Brodskij e Vincenzo D’Alessio, padre toccato da un evento tra i più drammatici, ci dona parole vibranti, inquadrature delicate e coinvolgenti: “La neve tornerà ed io/ con lei a baciare il marmo/ candido delle forme/ figlio scomparso al sorgere…/ Ci sarò io a darti/ l’alito di fuoco che il freddo/ ti ha tolto dalla fronte/ …”
È uomo, amante appassionato della sua terra, D'Alessio. Terra del Sud generosa pronta ad accogliere, ma depredata costantemente: “Merito di politici assassini/ Carichi di denaro e di potere/ dopo ogni frontiera di voto/…”
Questo libro ci fa incontrare un poeta vero.
Carla De Angelis
Roma ottobre ’09
mercoledì 21 ottobre 2009
Su Figli di Vincenzo D'alessio
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