mercoledì 25 marzo 2009

su per altra porta di Massimo Ferrando

nota di lettura di AR

Cinque versi

Nella dolce misura
di soli cinque versi,
è la nostra lontananza, amore,
che ci unisce. Il quinto
è la nostra solitudine.


Ho trovato in più punti convincente e spiritualmente vibrante il percorso poetico che Massimo Ferrando ha raccolto in per altra porta (Genova, Galata Edizioni, 2008): certo a volte ci sono parti descrittive, liriche o “diaristiche” che risultano un po' prolisse, non essenziali, ma in generale si sente che la voce del Nostro non è un esercizio di stile, ma ci offre qualcosa di bello e toccante. Come scrive Massimo Morasso nella prefazione: “La parola qui è sempre in caccia del vero; è l'espressione di una dialettica che presuppone e co-genera un rovello d'intensità fra la coscienza del poetante e l'altro da sé (non, si badi, fra la coscienza di un poeta e la società dei poeti) in sé e fuori di sé, in natura” (p. 7). Sì la natura, il creato (incluso “naturalmente” l'uomo) e un un Padre sotteso e cristianamente invocato sono l'ordito della trama poetica del Nostro, così come l'exemplum di grandi poeti letti e assai bene assimilati:

«Strizzate, nuvole, / i vostri occhi di vetro / nel ventre vivo dell'alveare» (p. 23)

«Ruscello d'ombra, / come una roccia verde di muschio / dentro di te l'anima pensosa / afferra una musica.» (p. 29)

«(…) gli sbagli non esistono, / esistono solo cose / che decidiamo di non fare e cose / che facciamo.» (p. 73)

«Geniale è il condottiero / che conduce il suo esercito in battaglia / curandosi perfino del ronzino / che in coda arranca sotto il peso / degli scudi.» (p. 117)

«(…) ho convinto lo spirito / ad allearsi con me / reinvesto la vta: / ormai la materia / fa solo da sostegno / alle cose del mondo.» (p. 122)

«Per altra porta, / quella parte di me / che ama il silenzio, / parla e consiglia (…)»

«Privo di menzogna / sarò prossimo alla morte. / Nascerai – erba – nell'incavo / sbiancato delle mie ossa? // Forse confonderà le tenebre / una pace tanto desiderata.» (p. 154)

«Di quali desideri si nutrono / le anime? Godendo / dei favori eterni / non mancano di nulla.» (p. 155)

«Dio mi sollevi / come una nuvola di fumo.»

Quest'ultimo verso ci embra bellissimo, ha una forza salmica intensa, concreta e universale: ecco è in momenti come questo che Ferrando sa concentrare il suo sguardo in modo tale che lo stesso lettore viene assorbito, trasportato “oltre”. Gli auguriamo di procedere in futuro su questo cammino aspro, nudo ed essenziale ma carico di com-passione.






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