(commenti di poeti riminesi e non son benvenuti!)
Si sbraccia Rimini a settembre
quando il grigio la scaglia nell'autunno
si aggrappa a un paio di infradito,
al ventre che si affaccia tra il jeans e la maglietta,
sul lungo mare si svende in saldo
fra le ultime canotte e un prendisole
di un colore invecchiato, l'anno a venire.
Rimini sgancia i viali estivi dalle furie d'inverno,
come scissa, disgiunta,
e a noi che siamo spazi inorbitanti
resta un sapore magro sulle ciglia.
Le città costiere sono specchio,
ci assomiglia il dolore del distacco
e del muro improvviso che si innalza
tra il profumo di sole e l'acre dei camini.
Rimini torna, poi, ciclicamente, in luce,
parallela illusione ed inguine irrequieto,
mentre di me rimane di ora in ora
qualche cosa di più dietro quel muro.
***
Rimini è ancora illuminata
ci sono i gonfiabili in vetrina
e il ragazzo del bar serve il caffè
a scuri occhi fondi senza notte.
L'autunno è nei piedi dei ragazzi
se guardi, nelle scarpe chiuse.
Le ragazze invece scalze
tagliano l'aria fresca del mattino.
***
Trema il colore, sbanda
dalla certezza al ruvido,
l'impasto tra ricordi e vino nuovo
accoglie l'ansia di tardive albe.
Parla nel grigio l'eco che rimbalza,
ancora, di muscoli nel sole,
stringe ai fianchi.
Chinato cuore, le vie tornano piene,
vuote di spalle nude, s'accontenta.
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