lunedì 14 aprile 2008

Su Cronache disadorne di Narda Fattori

libro vincitore del Premio Cluvium 2008

recensione di Emilia Dente (v. anche la recensione di Vincenzo D'Alessio)

È un libricino esile dalla severa veste verde e dal profilo grafico essenziale il florilegio lirico che Narda Fattori, autrice emiliana, ricama con dita sapienti ed occhi bordati di azzurro. Cronache disadorne, questa la scarna incisione scolpita nella roccia calda dei versi; questo l’affascinante, emblematico titolo che riflette, come specchio opaco, l’immagine luminosa e deforme del poeta e dell’essere umano; acuminato cristallo che cattura e rifrange l’anima che nuda si avvolge nel velo smagliato dell’apparenza, nell’amara consapevolezza “di noi disadorni” che l’autrice racconta nella seconda parte del testo. “Siamo grumi di luce”, Narda rivela nel passo dei versi, e poi “siamo grumi di materia insana”, ritraendo “all’angolo di una giornata disadorna” l’impietosa realtà della natura umana, conflittuale e disarmonica, sospesa, imbrigliata tra il sogno del “caduto cherubo, / dannato a errar sul mondo” e l’incubo del “demone che sale, / affaticando l’ale, / verso un lontano ciel”, come raccontava già lo scapigliato Arrigo Boito nel tormento della celebre lirica del 1863 Dualismo. Egli, come Narda, pellegrino nei vicoli dell’anima, ha il coraggio di fissare in viso la verità. “se perdo e perdo è per pochezza / – sussurra la poetessa nell’inquieto pensiero – per paura delle ombre lunghe / del lupo antico della selva / o sono io quel lupo quell’ombra / mio niente denso inenarrabile / che fai mia la storia a tatto...” Così “nei plurimi mali” e tra “incanti di stelle e di carezze “danza l’anima migrante, viandante assetata alle fonti della vita”.
È un cammino solitario, questo dell’autrice, un percorso affannato e complesso, sempre in bilico tra cerchi di sole e segmenti di ombra, equilibrista audace su piani obliqui che attraversano e superano il chiarore del giorno e il mistero della notte. È il vagare lento, l’ involuzione del pensiero che si cerca e si perde tra i labirinti del senso, nei pozzi lunghi delle stagioni, nella speranza dell’acqua che eternamente disseta. Nella processione voluttuosa delle emozioni, nella dimensione intimista e monologante di questa poetica, si intuisce, sottile e forte, l’invito ad affiancare il passo, ad accompagnare il volo smarrito : “ho bisogno di te che di profilo mi somigli” – è il bagliore dell’essere che incontra sé stesso nell’umanità affaticata lungo la via.
Sull’arcobaleno di parole di questa variopinta trama esistenziale, il tempo si attorciglia a spirali di ricordi palpitanti, briciole di luce seminate lungo la via. La poetessa passeggia “sull’orlo di un’infanzia / mai del tutto perduta/ tesoro tremendo da cui procedette / la donna con lesioni al mediastino”. Le figure della memoria vivificano la collana dei giorni, dilatano la retta temporale deviando il rigido percorso delle lancette in evoluzioni parallele , scortando la donna che affronta fiera “con le mani sui fianchi/ la corsa del tempo” , saggia “nello sguardo (che) mette a fuoco/ le incrinature della pelle le macchie scure”, coraggiosa nella consapevolezza che “i falò si riaccenderanno /anche se non so come e neppure quando”.
Particolare attenzione nell’ ascolto empatico e riflessivo di questa carezzevole voce femminile, merita sicuramente il tratto deciso del linguaggio, denso e corposo, popolato da simboli e figure allegoriche; interessante è l’originale uso delle forme verbali e lessicali che frantumano la compostezza dei sintagmi e germogliano in forme novelle, singolari appaiono le associazioni fluide che scorrono libere sul fiume delle pagine e le assonanze sottili affinate con amorevole cura; notevole è il fragrante impasto strutturale che si modella come creta fresca nell’impeto delle sensazioni. Resta sulla pelle il soffio caldo di questo racconto poetico nel brivido di quei “lontananti dieci anni” che spezzano la frontiera dei giorni sulle ali del sentimento.

È un libricino sottile, Cronache disadorne, ed imprigiona, nelle segrete dei suoi versi, l’indomita forza della vita.

Montefusco, 12 Aprile 2008

1 commento:

Gabriella Ti ha detto...

carissimi
un grazie davvero e speriamo di aver presto a Brussellando l'autrice Narda Fattori

La tela sonora di Brussels vi aspetta con amore

danielita