lunedì 14 aprile 2008

Sillabe che vogliono senza saperlo (Adeodato Piazza Nicolai)

I versi poliglotti di Adeodato Piazza Nicolai ci pongono quasi ex abrupto di fronte le issues (come direbbero gli anglofoni) che nessuno può eludere. Lo fa con una immeditezza che però non risulta aggressiva né spietata, anzi il ritmo franto e assonanzato di queti poesie è molto attento ai particolari, ai piccoli grandi eventi dell'esistenza (reale, virtuale e globale), rivelandocene non solo la desolazione, ma anche l'aspetto grottesco o tragicomico. Questo sguardo non rende certo la vita più facile, dato che «sconfina nell'occhio del nulla», ma «resta una piccola traccia» magari in queste stesse sillabe che il poeta “esprime” in modo quasi involontario (o ritornando bambino, «L’inverno é tenpo de fate…”) per dirci che non tutto (è) mente: «Rimango attonito / sul davanzale, lo sguardo fisso / sull’orizzonte che sembra strano.»



PATER NOSTER

Sul calendario del 5 maggio 2008:
“Io non sono solo, perché il Padre
è con me”. Non ho mai conosciuto
mio padre, troppo vecchio e non mi
parlava quasi mai. A quindici anni
sono andato in America da un padre
adottivo, il fratello di mia madre,
anche lui troppo vecchio e cattivo.
A quale padre devo affidarmi? È
dono oppure incidente la paternità?
Padre che sei nei cieli, continuo
a cercarti, abbandonato dal padre
terreno. Alcune volte l’aeroplano
avrà sfiorato la tua dimora mentre
volavo verso Chicago a visitare
i miei figli. Ti ho invocato almeno
un milione di volte chiedendo
consiglio e perdono ma la risposta
non l’ho sentita. È forse il ricevitore
che non funziona, dovrò cambiare
la batteria. Può darsi che l’inter-
ferenza tradisca o l’inquinamento
spirituale. Però non voglio mollare.
Troverò un altro decodificatore,
mio Padre Signore, per intercettarti.
Oggi mi scrivi, “tu sai che ti amo…”

Padova, 7 maggio 2008



ACCESSO NEGATO

Questa la meraviglia, la
maniglia sempre uguale
ma la chiave non gira nella
toppa, la veglia rimane.
Cambiare la porta forse
non importa, la serratura
non molla. Ci metto
uno spicchio di cipolla
per lubrificarla e nulla
accade, solo il bruciore
negli occhi. Dovrei
tenere le palpebre chiuse
spiare un lampo
di movimento, di luce
sbilenca che mostra
il punto segreto.
Accesso negato,
divieto assoluto ma io
non mollo: fra poco
uso il tritolo.

Padova, 11 aprile 2008


AFTER THE FALL

It’s so easy to fall in love / it’s not easy to fall in love…
-- Popular song

In mudluscious springtime
with raindrops splattering
flowers and leaves, it’s
easy sometimes to catch
the love bug instead of
the flu but here winter insists
with windblasts shearing
my frozen body that needs
other bodies for comfort
and heat: another facet
of love where the seasons
manipulate thermodynamics
altering moods and hormones,
maybe the heart depends
on climactic swings. It’s not
so easy to fall in love and
after the fall where do we go
what do we do, why do we
recklessly do it again and again?

Padova, 27 March 2008


DOPO LA CADUTA

È così facile innamorarsi / non è così facile innamorarsi…
-- Canzone popolare

Nel fango splendido di primavera
stille di pioggia schizzano sui fiori
e sulle foglie, sembra facile
prendere il morbo d’amore
al posto del virus influenzale
ma qui l’inverno persiste
con urti di vento che spaccano
il corpo ghiacciato, in cerca
di altri corpi per conforto
e calore: un altro aspetto
dell’amore dove le stagioni
manipolano la termodinamica,
alterano ormoni e stati d’animo,
forse il cuore dipende dal clima.
Non è così facile innamorarsi
e dopo la caduta dove andremo
che cosa faremo, e perché
lo facciamo avventatamente
di nuovo, sempre di nuovo?

(Traduzione italiana di After the Fall)


FRAMMENTI

La vita sconfina nell’occhio del nulla,
culla di raggi riflessi nella pupilla stordita
di un sole mai nato. Fuggo da queste
banali parole, mi tuffo nell’umida terra
che la primavera risveglia. Non so più
cosa fare, che dire, dove andare oltre
le sbarre di questa prigione. Cos’è
la libertà? Forse un sogno mai sognato
una fuga mai fatta queste misere
sillabe che vogliono senza saperlo
significare. Un merlo si ferma sul filo
della luce, si gira, vola via. Resta
una minima traccia, come di jetplane
da caccia. Voglio un pezzo di focaccia
presa per Pasqua e rimasta intoccata.
Converso col sole di marzo, riscaldo
le mie ossa ibernate per troppi mesi.
Frammenti, soltanto frammenti di luce
intrappolati da questa mente balorda
che sempre deborda oltre il confine.

Padova, 26 marzo 2008 – ore 11,50


LA VITA È BELLA

La senilità fa brutti regali
artrosi nevrosi sistole alta
un dormiveglia infinito, occhi
sfuocati denti malconci peli
sgarbati e dita distorte dal
tanto da fare. I figli chiamano
se hanno bisogno di soldi
o della zia babysitter, nipoti
rispondono sempre ai giocattoli
presi dai nonni invece del pane.
Diventa più duro guidare l’auto,
le gambe non spingono la bicicletta
e prendere il taxi rimane un sogno
con la pensione che vale metà
e non arriva fino alla fine del mese.
Senza parlare di altre imprese
fatte talvolta in gioventù. Lassù
il Signore ascolta poco, stanco
di tutte le lamentele. Di tanto
in tanto usciamo per la passeggiata
nei rari giardini inquinati, lungo
le strade strapiene di auto e di moto
mal pilotate da troppi incoscienti:
la vita è bella per i malviventi.

Padova, 10 aprile 2008


NIENTE DI NUOVO

Niente di nuovo sulla faccia
della terra: la banchisa polare
si stacca in tempi da record
trombe d’aria sorvolano il Midwest
tsunami uragani e terremoti
giocano a nascondino un po’
dappertutto. Niente di nuovo
sul nostro pianeta. Il global warming
non imbarazza, passa la tazza
per i senzatetto e dopotutto
è solo un mito; i mari morti
son barzellette raccolte nei bar
discoteche e pinacoteche.
Questo il migliore dei mondi
possibili o ipotizzabili, anche
se la tivù annuncia il contrario.
L’immaginario mondiale è contra-
fatto disfatto dai vari reality shows:
tette che allattano ignoti/ignari
pronti a ciucciare ogni leccornia.
Niente di nuovo sul nostro pianeta
dice il profeta con portafoglio.
Padova, 11 aprile 2008


QUESTA PARTITA

Sul tetto le tette del duomo
a misura di uomo e non di dio,
antropomorfismo o forse soltanto
egoismo dell’uomo faber che
fa e disfa con tanto piacere.
Ecco il mestiere del formicaio
ossessionato dall’erezione
in funzione dell’eros somatizzato.
Peccato se siamo incapaci di
imitare un fiore di loto, un fiocco
di neve appena sbocciato dal
fango. Balliamo il tango con occhi
fissati su protuberanze imprigionate
in vecchie stanze dove la morte
indossa maschera cipria e belletto.
Dimentichiamoci di andare a letto
perché la veglia non è mai finita
allora godiamoci questa partita.

Padova, 11 aprile 2008


VORREI SAPERE

Tu stornello monello disegni
mulinelli nel cielo di autunno
ma immagina la mente senza
pensiero parola o sentimenti,
potrebbe lo stesso volare
sentire o desiderare? Sempre
la domanda senza risposta e
il dubbio persiste: darwinianamente
l’uccello supera l’uomo? Non so.
Vorrei pensarlo, realizzare
oltre i confini dell’immanenza la
non permanenza del permanente.
Passeri picchiano come jetplanes
invadono i rami dei platani
intorno alla casa. Pensano
sognano soffrono? Vorrei saperlo
ma l’impenetrabile siepe non
lo permette. Rimango attonito
sul davanzale, lo sguardo fisso
sull’orizzonte che sembra strano.

Padova, 28-9 marzo, 2008


LE MIE PRIGIONI

Niente di nuovo da dire/fare
tutto già fatto rifatto strafatto
tritato dai telegiornali-telenovelas.
Anche nelle favelas niente di
nuovo da mille anni: bambini
e topi mangiano insieme rifiuti
scartati in mezzo alle fogne,
uomini fottono donne per non
ricordare la fame, cani randagi
sempre più rari, gatti finiti in
padelle, altro che mortadella
e un pezzo di pane. Niente di
nuovo in questo mercato globale
che succhia i globuli, dona tumori
fa ghirigori di fiori e dolori.
Sapessi fare qualcosa di nuovo:
l’Ur-uovo di Prajāpati, la fica del
cosmo, l’aurora del nulla, il primo
alfabeto, ma sto prigioniero
del niente di nuovo.

Padova, 11 aprile 2008


THE BLAST FURNACE OF THE MIND

Coke, iron ore, feelings and thoughts
blasting together at 2000º Fahrenheit
liquefies all: garbage and scales
metal and rocks making one nation
to be re-casted as I-beams and coils,
builders of cars and of bridges, houses
and stadiums, rockets and boats.
This is how America grows, erects
the future, remakes the past, how
immigrants toil for a sweeter tomorrow
forgetting the hunger and pain left
behind, sending its soldiers to battle
for cheaper gas. If this is progress
isn’t it better to make other choices
like peace on earth and food for all?
That’s not how it goes, business is
business no matter the cost. And after
all if we don’t do it, for sure China
will. Everyone praises the winner
and forgets the loser. So there it is,
make iron and coke, tv’s and guns
to blast every thing to kingdom come.

Padova, 9 April 2008


NOTHING NEW

Nothing new on the western front
except for elections in Italy with
Naples choking under the garbage
while Bossi screams for secession
On the eastern front Bejing gets
ready for the summer olympics
without inviting the Dali Lama
The middle east has too many fronts
at war with each other, no end
is near The weather front promises
spring coming late everywhere
On the home front silence supreme
between you and me for almost
one week, a time for reflection
withdrawal retractions No peace
in sight, like standing in front
of the firing platoon, I hope
the standoff ends soon.

Padova, 11 April 2008


LE FATE SOTE LA NEVE

Porziei che vola, auziei
che magna intel festin
autro che anguiane sote
la luna, n pupo te cuna
vuò la soa mare parché
la nuote i fa paura. So
pare dorme beato senza
pensà che fora fa fredo.
L’inverno é tenpo de fate
sote la neve, befane che
porta carbon e naranze
larin pien de fuogo par
feite stà ciaudo anche
tel lièto. Sta sera no
finisse mai e doman
bisogna dì a scola ma
se nevea tanto tanto
staron a ciasa. No credo
che sone cussì fortunade
ma se può senpre sperà.
Vacie che cianta, sorize
che bala e iò me scondo
sote la sala aonde nessun
ruina i me sogne, la mea
fantasia se perde via.

Padova, 10 aprile 2008


Adeodato Piazza Nicolai è nato nel 1944 a Vigo di Cadore (BL); ha lavorato per oltre 40 anni negli Stati Uniti, rientrando in Italia alcuni anni fa. Poeta, saggista e traduttore, ha pubblicato 4 libri di poesia e varie traduzioni in italiano e americano. Suo interesse attuale è la letteratura ladina delle dolomiti bellunesi. Nel 2009 uscirà il suo volume di poesie ladine Quatro ane de poesia. V. anche qui e il pometto La merla.

3 commenti:

luigina ha detto...

Mi coinvolge molto il tuo dialogo con la merla, aspettare i suoi ritorni è come dare
un senso di eternità alle nostre stagioni. Felice chi ha una merla da aspettare.

Ti abbraccio.
Vincenzo Leggieri

Ernesto ha detto...

Siamo lieti che il collaboratore ed amico poeta Adeo abbia una sua "finestra" su questo blog: la sua produzione, che ci auguriamo di vedere presto riunita in un secondo volume, fa onore alla poesia e al ladino, che Adeo maneggia con cuore ed anima, rendendo vivo il detto che "al ladino non è vietata alcuna esperienza letteraria". Ciao Adeo, e tien duro! I tuoi amici dell'Istituto Ladin de la Dolomites di Borca

luigina bigon ha detto...

Mi sono rilette le poesie: sempre
attualissime nel contesto odierno, sprigionano una tale energia che coinvolge il fruitore tanto da farlo sentire "spirito e voce del poeta" stesso.
Adeodato ci donerà altre poesie? Ne sarei lieta.

Con ammirazione

Luigina Bigon