di Paola Castagna
Prologo
È domenica mattina.
Il mio uomo dorme ancora, pur scalciando nel letto.
Gli sono sempre grata, quando il mattino mi concede di svegliarmi prima di lui.
Un’oretta nella quale risvegliare ciò che sono.
È una domenica mattina di Settembre, mese che più amo, nel quale i due conti da fare hanno una scadenza logica, da sempre.
Ed allora stamane decido, devo fare tanti conti, a volte tornano, altre si perdono nella calcolatrice del mio tempo passivo.
Sono mesi che scrivo, scrivo e salvo, racconto e salvo, penso e salvo, tutto in cartelle che non sempre trovo per rileggere.
Mesi dove spesso ho mandato poesie mattutine come buongiorno a persone a me care.
Persone importanti che hanno ricevuto da me l’immediatezza dei miei risvegli come un caffè appena fatto e servito tra le lenzuola.
Ma oggi è diverso, oggi, in questo tiranno silenzio voglio di più.
Scrivo una poesia, m’ispira il mare che tanto mi manca e che da sempre amo, l’uomo che viene dal mare è nei sogni più limpidi e lo uso come legame tra me e il foglio bianco.
Scrivo come faccio sempre, né più né meno, e stampo.
Mentre bevo il caffè rimasto ancora tiepido, rileggo e con la penna correggo.
Eccola la differenza dal sempre, correggo di rado, rileggo quasi mai.
Pur ripetendomi che devo lavorare sulle cose già scritte, mi ostino a scrivere senza rivedere.
Passo la mattina a correggere e stampare fin che dalla struttura originale della mia poesia ne resta ben poco.
Tra le mani ora un albero smilzo rispetto il rigoglioso che era inizialmente.
Taglio, taglio, non aggiungo, elimino batteri della parola, e l’albero appare secco ma ben radicato.
Rileggo per l’ultima volta, mi piace, a forza di tagliare però mi manca qualcosa, ma da aggiungere non vi è molto e da eliminare oramai ben poco.
La mia poesia domenicale è pronta, il figlio si è svegliato, la torta in forno, la serenità assoluta padrona.
E adesso?
Adesso voglio vedere, voglio capire, voglio sapere.
Non è la solita poesia del buongiorno, quella da spedire ai Tre Moschettieri, a D’Artagnan, al Biondo, al Tecnico o al Santo.
No, questa è un’altra storia.
Raccolgo nella rubrica indirizzi di persone di cui mi fido, alle quali chiedo due righe, così a caldo, di come trovano questa poesia.
Lo domando con semplicità aggiungendo che il tutto è per un esperimento che sto facendo.
Spedisco, uno, due, tre, quattro, ma in quanti siete stamane nei pensieri?
Mi accorgo che la lista dei referenti aumenta più passano i minuti…
E li lascio volutamente passare questi minuti, scivolarmi addosso come una doccia tiepida che distende i sensi agitati di sempre.
È domenica mattina inoltrata, la risposta che vado cercando da tempo, arriva.
Arriva servita come un pasto domenicale consumato a casa della mamma.
Sì, dopo tanti perché da oggi se qualcuno mi chiede perché scrivi? saprò dare la risposta corretta.
Ecco il perché, scrivo perché esistono persone come quelle che seguono, alle quali sono debitrice.
Nel far tornare i conti siete quei numeri che la matematica stenta a riconoscere come perfetti.
E quelle persone che hanno tempi biblici, che rispetto, saranno aggiunti tra le righe di questa mia che porterò come conto ultimo.
Conto che ritorna tra i tanti che oscillano sulla calcolatrice.
È poi di futile importanza non sapere come pagare l’ennesima bolletta, tornerà anche lei tra le perfezioni delle scadenze di ogni giorno.
L’uomo dal mare
L’uomo del mare
profuma di salsedine
la donna che soggiorna
sa di filari e di campi di grano
nei tempi a venire
sarà assente
la battigia
dei giorni domati
quelli maledetti
nei silenzi convertiti
oboli sbagliati
non è sogno
troppo lontano
l’ assenza di naufrago
nell’approdare misero
sconveniente il respiro
il Sapere
penetra per dire la sua
sei ancora in tempo, nel tempo che sbriciola tra le mani
come conchiglia addossa l’orecchio
arpeggia una litania
fuori luogo
il corpo è tutt’altro
e il sapore del mare
fluttuante tra la carne.
***
Del L’Uomo dal mare, di lei han scritto:
Alessandro Ramberti
La poesia mi piace assai, vedo che quando controlli la tua voce, la rendi essenziale e scarna come un grido purificato dalle solite scorie, essa arriva al segno.
Luca Ariano
Questa poesia è molto bella, secondo me più bella delle ultime tue che ho letto.
Ha uno scatto in più. Solo spezzerei il verso lungo.
Stefano Guglielmin
La poesia che mi hai spedito comincia a decollare quando rompi il verso breve e ti lasci andare. Forse è questo, al momento, l'ostacolo: tieni troppo le redini, scrivi poesia così come credi che sia la poesia vera. Io credo invece che la poesia è sempre nuova, mai letta prima, mai sentita così. Allora è la tua voce che parla, anziché le cento che ti ronzano dentro.
Offender
«il Sapere
penetra per dire la sua
sei ancora in tempo, nel tempo che sbriciola tra le mani»
Queste sono le parole che "sento" più mie e vere. Mi comunicano il concetto del tempo che ci schiavizza e ci fa sentire piccoli e in ritardo rispetto a lui, e manchevoli, e colpevoli. Finché non riusciamo a prenderlo per le corna e a renderlo impotente.
Gian Ruggero Manzoni
Tesa, non prosaica (sebbene il tema), ritmica, quel tanto ermetica, circolare (per come si apre e si chiude). La poesia per me funziona.
Fabrizio Centofanti
Questa è bella, la migliore delle ultime che ho letto. Mi sembra più sentita e più viva.
Franz Krauspenhaar
La poesia esprime come sempre il tuo stare in bilico tra le sensazioni, anche fra quelle opposte.
Marco Saya
Bellissimo l'incipit, un senso di quiete che poi viene inesorabilmente spezzato.
Quando ti leggo penso sempre al free jazz, tutto inizia "secondo un tema" e poi l'improvvisazione parte per la tangente per poi tornare all'origine.
Franco Arminio
… non la sento.
non so se sono i versi a essere sfuocati o io.
Vbinaghi
Sì, decisamente. L'ho salvata da postare in settimana.
Galdys Basagoitia
Una poesia vera, non solo versi, l’Uomo del mare.
I tuoi versi hanno un po’ dell’enigma che deve avere la poesia e comunicano senza retorica
l’ essenziale.
Una qualità che fa pensare e che rivela uno stato dell’anima in cui si recepisce la donna in tutta la sua grande sensibilità.
Girolamo Grammatico
Le immagini danzano come una coppia in smoking che segue una musica esotica. Il risultato? Un mix nuovo e piacevole!
Corrado Giamboni
L'alternarsi di elementi in opposizione e dialogo fra loro e una certa dose di cripticità in questa poesia "mediterranea" sono le caratteristiche che me la fanno piacere e che fanno sì che io torni a rileggerla.
La dicotomia maschile-femminile e poi l'altra dicotomia fra Sapere e corpo.
Tensione, quasi frattura, e capacità di sostenerla e di descriverne, in parte, gli esiti.
Poi è il sapore (maschile) del mare, che fluttua fra la carne (femminile).
Bellissimo finale.
5 commenti:
la poesia si fa in due: autore e lettore. come l'amore.
grazie
gugl
A te ...nata come una poesia delle tante, finita per essere quel qualcosa in più.
ecco, magari è questa il punto: ogni poesia non può essere "delle tante", bensì unica, come un figlio.
Sento affievolirsi quei conflitti che vincolano la parola nella la lettura di se stessi.
“il poeta scrive per conoscere l’uomo che lo abita”: così mi pare di ricordare avessi scritto in un tuo commento passato.
E la conoscenza ti porta ad un’abitazione sempre più serena arrivando ad una poesia che tocca ciò che è nascosto.
(Anch’io scrivevo di getto senza rileggere, perché pensavo che dall’istinto, nel momento della concentrazione arrivasse la mia verità. Poi mi sono accorta che quel lasciare decantare è come una concentrazione trattenuta per più tempo e lì forse arriva un’altra verità che ci tiene tutti insieme:) )
Grazie e un abbraccio
Leela
Grazie Leela del tuo passaggio
come stai bellissimo animaletto?
le tue parole come sempre sanno toccare e sfiorare con dolcezza.
un abbraccio
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