lunedì 5 marzo 2007

Parola & Immagine 3 (Bernardo M. Gianni)


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La forma ‘intera’ del Cristo risorto, memoria e celebrazione dell’exsultet pasquale quale si ammira sulle Porte degli Angeli della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma, qui si contrae all'essenziale: scomparso il volto, perché, secondo la parola dell’Evangelo (Matteo 25, 31-46), il Cristo forestiero nella nostra storia si lascerà accogliere e riconoscere nell’indigenza del volto di ciascuno di noi, scomparsa la consistenza corporea, perché con l’Ascensione essa è di fatto rapita al nostro sguardo (Atti degli Apostoli 1, 9-11), scomparsi gli arti, perché ai piedi e alle mani dei suoi discepoli è tutt’ora affidata l’avventura della predicazione e la grazia della comunione (Matteo 10, 1-20; Giovanni 1, 1-4), come venerando stendardo e, al contempo, come mirabile ostensorio resta impresso nel suo corpo e riflesso nei nostri occhi ammirati il sigillo dei sigilli. È il signum che sopravanza la sapienza chiesta dai greci e i miracoli pretesi dai giudei (I Corinzi 1, 22-23), è la croce, l’albero della vita, la cattedra dell’amore, il patibolo paradossale che feconda e propizia la vita nuova in Cristo (Romani 6, 1-11). Quel legno poi, mortale e salvifico insieme, ha talmente marchiato il corpo e il cuore del Servo sofferente che in quel corpo e in quel cuore la croce è contratta segnandone per sempre la forma che è forma di violenza umilmente subìta, ma, al contempo, epifania di male perdonato e di vita per sempre gloriosa. Come un crociato finalmente disarmato, il Cristo di Igor Mitoraj ci può solo rivelare la concava nudità del Suo cuore, asilo dell’anima mundi: vi dimora ancora e soltanto la croce che del mondo è asse ferita e sicura e del nostro cuore scudo e salvezza. Porta di luce e rifugio dell’ombra quel torso -più che stauroforo: lui stesso fattosi croce- ci suggerisce quale sia la misura segreta riposta nell’ordine di ogni spazio e di ogni sintesi: non c’è geometria che non sia generata da quella figura, non c’è evento d’amore che non sia frutto di quella figura, non c’è corpo e non c’è anima che non siano assunti e redenti da quella figura dove Dio e l’uomo si scontrano e s’incontrano per la nostra salvezza.

Bernardo Francesco Maria Gianni, O.S.B. Oliv.
Abbazia di San Miniato al Monte Monaci Benedettini di Monte Oliveto
Le Porte Sante, 34
50125 Firenze
bernardofm@libero.it

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