mercoledì 14 marzo 2007

L’amore non esiste, esiste il tempo (Alessandro Seri)

FILASTROCCA DEL BENE

Appare naturale fare il bene
nella speranza di sapersi ascoltare
nel dire – ti voglio bene –
e sentire che il bene di cui ti suona voce
è verità comune e non menzogna atroce.

Che il bene riceva soffio ad ogni ora
un poi e un prima esso raccolga,
e un sempre per sempre sia l’aria buona
e pure il freddo dona favori
quando risponde al correre delle stagioni.

Sarà bene spiegare che a fare
il bene ci si guadagna tanto
poco più in là però c’è la gramigna
del male che te strigna, t’empaurisce
il bene e il male, più il male, quando
è forte che fa male, il bene
che te lo senti dappertutto dentro e fòri.

Per i figlioli, per chi non torna,
per tutta quella gente che non parla,
il bene delle mani tese, delle cascate,
del caldo in macchina d’estate
il bene dei letti dove resta l’odore
il bene, per chi ci crede, della resurrezione.

Un bene serve per campare
perché se non lo senti il bene che campi affare
di stato e anche di più,
sto bene che non sai spiegare
che oggi se lo fai sembri coglione.

Eppure il bene è umano quanto il male
solo non fa notizia, non gode di attenzione
il bene cedere posto quando serve, piangere un poco,
giocare a nascondino, farsi trovare.

Sotto il tappeto il bene non ci dovrebbe stare
e invece a forza di non pensarci,
a forza di non essere sinceri,
di usare la furbizia e la competizione
a forza di mercato e di mercificare
il bene ha salutato, lo si è lasciato andare.

Ora io lo ricerco il bene
nelle cose minute
nelle stanze che non pensavo
vi fossero destinate
io lo rivoglio il bene
lo voglio come un diritto
per questo sono tante
le volte che l'ho scritto.



****


I

Se manca, e manca certo, qualcosa manca
l’esito indifferente dell’azione
lanciato per estetica di ribellione,
che manca un po’ di ribellione
urtando il rullare d’un tappeto
che marcia indietro e ci fa marmo.
Al più la spinta manca
alla follia del dopo curva
sotto le vesti al centro
mentre si fa distanza e vicinanza
piazza di chiesa nuova lontananza



II

In mezzo al letto come al mare
ci stan due piedi piccoli che dormono
si spostano con logica d’assenza
al battere costante delle imposte
un fiato appena nato scosta nell’ordine dei giorni
un capomastro morto sul dorso dell’inverno
e le mie ali storte s’invecchiano
spellate tanto sulla schiena non le guardo
l’eredità che lascio è solo tempo perché
l’amore non esiste esiste il tempo
poche menzogne un cesto di panni sporchi
la luce accesa di cento notti insonni
a mendicarmi gli occhi ed il coraggio



III


Non è folklore tutta quest’aria di bandiere
illuminate per un po’ sui volti della gente
tra il suono delle trombe di auto scheggiate
apposta coi musi pinti di tempera italiana.

Anche noi esultiamo, Riccardo, mentre
nel buio concesso all’iride ti cullo che
t’addormenti e proprio non pesa stanotte
la gioia della festa e non disturba



"l’eredità che lascio è solo tempo perché / l’amore non esiste esiste il tempo": un approccio realistico intriso di una amorevole disullusione che porta comunque a giocarsi nello spazio che la storia ci dà. Belli gli endecassillabi sparsi con discrezione in questi versi a ricordarci che la poesia non può vivere senza musica e senza il suono equilibrato delle lettere che può sorprenderci con arsi inattese e metafore nuove come "quest'aria di bandiere".
Alessandro Seri è nato e vive a Macerata. Ha pubblicato: E mi guardi con gli occhi di un gatto nero (Blu di Prussia Editore, 1998); il racconto "Alienor d'Alpais" (Blu di Prussia Editore, 1999) incluso nell’antologia Temi d'Autore. È presente nelle antologie L'apparecchio di Junior (Editrice Zona, 2002), Nodo Sottile 3 (Crocetti, 2002) e L'opera continua (Giulio Perrone, 2005). Nel gennaio 2006 è uscito con Pequod Rampe per alianti. Sue poesie si trovano in: «Piccole Città», «Hortus», «Atelier», «Poesia» e sulla rivista web «Ulisse» (LietiColle editore). Suoi testi sono stati utilizzati per la pièce teatrale Quattro. Ha scritto per il «Corriere Adriatico», «Il Messaggero» e per il mensile «La Prima». Ha curato per otto anni la sezione letteraria del Festival "Artistrada" di Colmurano ed ha ideato il premio letterario Poesia di Strada del quale presiede la giuria. Cura le attività letterarie per il Comune di Macerata. Collabora con le riviste: «Buon Gusto», «La voce delle Marche» e «Culturama».

6 commenti:

Marco Simonelli ha detto...

Lette tutte d'un fiato! Belle! E, soprattutto, utili, necessarie... Brividi, brividi... Un plauso speciale alla prima e benvenuto a Riccardo nel ruolo di "musino". Evviva!

Baci

Marco

gugl ha detto...

è la prima volta che leggo poesie di Alessandro. Hanno un passo originale, un impasto raffinato eppure non ridondante, attraversato dal pensiero.

gugl

Anonimo ha detto...

A me della poesia di Alessandro ha colpito sempre lo stupore delle piccole cose. Cristina

Unknown ha detto...

Questa poesia mi fa venire in mente un bicchiere di vino bianco, fresco,sorseggiato lentamente, gustato meditando sui piccoli piaceri della vita....
Uno di quei momenti di fine giornata quando tutto sembra sospeso...e l'aria è leggera...Bravo Ale!!!!

Sara ha detto...

non avevo mai avuto il piacere......è quasi imbarazzante leggere queste poesie, è come sbirciare nelle stanze di casa tua.
la mia preferita è l'ultima:mi ha fatto vivere i suoni della festa paesana e l'affettuoso silenzio della condivisione padre-figlio.

Unknown ha detto...

bravissimo!!!

Ed ho avuto l'onore di sentirne una anche da te!!!!