domenica 18 febbraio 2007

Inediti da “Correzioni” (Andrea Ponso)


In luogo di lui ci sono io
O mio figlio o nessuno.


(Franco Fortini, Questo muro)


*
Questa ruvida premura di padre che sento
Sulle mani che non vogliono generare.
I boccioli e le gemme che esplodono nelle
Articolazioni per aprirsi alla polvere,
al ronzio estivo delle vespe sul davanzale.



*
Farsi restituire la misura risicata
Del sale prima del prossimo
Dormire. Piantare la mani nei
Grani tiepidi, nei sacchi di lavorato
Vicino ai concimi. Sgravare poi
Dalle scarpe il dolce dello sterco
Vicino alla brace.



*
Ci tiene in vita questo stipendio che ogni
Giorno riverso nella tovaglia a quadri
Grandi del bar della stazione. Colazione
Col vermuth e niente che riesca a deglutire
In pace. Sulla tua voce ho costruito case
Di costrizione e di redenzione.



*
Monconi e chiodi, strato su strato. Detergono
Dal dolore la stretta dei selciati: fermano
L’aria illegittima sulla punta delle dita: come
Cavare la seta dai bachi, d’inverno, o
Dalla vita.


*
E non ti nascondo niente. Sono presente giù in cucina,
con la radio accesa, le orecchie fattesi chiare nel sentire;
ogni giorno scendo le scale, faccio la mia solita colazione
e guardo Samuele: dove l’angelo impasta e germoglia
le viole fresche con il fiele.




*
Le radici sterrate seccano vicino al muro
E l’ultimo errore verrà, e sarà il gelo -
Un angelo chiaro, analgesico, setaccio
sincero e denso, farina. Rimangono li,
con gli altri strumenti: scarpe, bastoni,
suole sporche e camice. Qualcuno,
sudato, te lo dice, passa sul filo
delle tue labbra
lebbra e lavanda.




Che dire? A me i versi di Andrea Ponso (nella foto qui sopra è a sinistra, a destra Massimo Sannelli) ricordano (più che rimembare) che ogni nostro gesto (volontario o meno) è il nodo di una trama sorprendente (piacevole ma anche cruda) e così le parole, specie quelle poetiche, ne sono forse i punti luminosi, quelli visibili a distanza (di tempo e di luogo). Questa loro luce è purificata, netta, chiara in questo autore in modo davvero carico di senso, perché se ne vede la necessità, se ne intravede l'humus e il riverbero su linee di pensiero che è vita, è spirito.

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