martedì 6 febbraio 2007

Identità e memoria: "riflessi condizionati" tra corpo e cultura


"Ora vediamo come in uno specchio…" (1cor 13,12)

Tema del convegno che si terrà al Monastero di Camaldoli (Arezzo) nei giorni 18-19-20 maggio 2007

Relatori

UBALDO CORTONI
monaco camaldolese

STEFANO MORIGGI
(Università di Milano) ha recentemente pubblicato “Dio, la Natura, la Legge“ (Angelicum 2005, in stampa per Cambridge University Press) e la curatela dell'edizione italiana di J.-P. Luminet, M. Lachi'ze-Rey, “Finito e finito. Limiti e enigmi dell'Universo“ (Raffaello Cortina, 2006).

ANDREA GRILLO
insegna Introduzione alla teologia liturgica presso l’Istituto di liturgia pastorale di Padova e alla Facoltà teologica S. Anselmo di Roma. Tra le numerose pubblicazioni: “Tempo e preghiera. Dialoghi e monologhi sul Segreto della liturgia delle ore” (Bologna 2001).

SALVATORE SCAFITI
artista e poeta

GIOVANNI LINDO FERRETTI
cantante e scrittore. Nel 1982 con Massimo Zamboni fonda i CCCP. Nel 1992, sempre con Massimo Zamboni e il nucleo dei primi Litfiba, fonda il “Consorzio Suonatori Indipendenti”. Dal 2005 porta in giro per l’Italia i suoi spettacoli.

ADONE BRANDALISE
insegna Teoria della Letteratura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Padova. Ha collaborato a Riviste quali “Lettere italiane”, “Studi novecenteschi”, “Immagine riflessa”, “Il centauro”, “Filosofia politica”.

è come se vi fosse più paura di perdere la dottrina che l’esperienza di Cristo

(R. Tagliaferri, La “magia” del rito. Saggi sulla questione rituale e liturgica)
«La ridiscussione che, anche a livello teologico, ritorna sulle problematiche relative al simbolo e al rito nel nostro tempo, convoglia al suo interno una serie di quesiti che abbracciano senza soluzione di continuità, a ben vedere, una costellazione multidisciplinare ampia e articolata. Nella funzione simbolica, infatti, è in gioco il problema della mediazione e della rappresentazione: problema di potere, eminentemente politico. Se il simbolo è visto come coadiuvante esterno, come qualcosa che si aggiunge per favorire la comprensione di un senso già preconfezionato, la parte sensibile, il corpo, viene svalutata e vista come accidentale, accessoria: è il blocco della tradizione, la lingua dei morti - e anche, probabilmente, quella della attuale società massmediatica. Il distacco dal corpo e dall’esperienza è in effetti del tutto funzionale alla cattura del senso, alla sua manipolazione in vista di una sua più facile assimilazione come mezzo di imposizione di verità fruibili acriticamente. Il corpo, infatti, come correlazione, come mediazione politica del rapporto con la realtà, viene disgiunto, marginalizzato per meglio favorirne il controllo in rapporto al senso, oppure lo si riduce a pura forma biologica, privata di qualsiasi connessione simbolica, e quindi incapace di esperienza. In una società apparentemente libera e priva di ogni fondamento vincolante, caratterizzata da una legge che vige senza significato (e proprio per questo più pervasiva e onnicomprensiva), ciò che appare, pur negli innumerevoli nascondimenti, è il volto di un sistema assiduo del controllo e della previsione, dell’anticipo e dell’immunizzazione. Anche per questo, il simbolo appare come pericoloso, poiché apre la strada ad una certa quota di “perdita di controllo”. Dovremmo poter recuperare invece una continua tensione tra dottrina ed esperienza, tra logos e biologia, tra innovazione e tradizione, ripetizione ed evento. Il simbolo non è l’acquisizione di una conoscenza ma piuttosto una sua esperienza: è la comunicazione non di un significato ma di un in-comunicabile, di una pratica che non è ma fa il senso, modificando profondamente la percezione di chi vi partecipa. Esso avrebbe insomma perso la sua trasparenza e la sua leggerezza dinamica di specchio da attraversare, di luogo dell’esperire, per diventare cappa superficiale, coperchio pesantissimo, luogo della coltivazione e colonizzazione dei significati, nonché della censura dicotomica della stessa fisicità. Riscoprire e riattivare i riflessi di tale specularità bloccata è forse uno dei gesti imprescindibili per il pensiero della contemporaneità, in grado, proprio attraverso l’analisi della dinamica del simbolo, e anche alla luce delle nuove ricerche delle neuroscienze, di rimettere in moto quel movimento della “potenza del pensiero” in tutte le sue forme viventi e libere, capaci di rispondere a quel mutamento che potrebbe essere indicato con il nome di tradizione.» (Andrea Ponso)

Andrea Ponso (poeta e critico letterario) per il Comitato Scientifico promotore delle iniziative artistico-letterarie del Monastero-Eremo di Camaldoli (membri permanenti del Comitato: Edoardo Boncinelli, scienziato, Adone Brandalise, Ordinario a Lettere-Filosofia Univ. di Padova, Massimo Sannelli, poeta e critico letterario, Salvatore Scafiti, artista e poeta, Fra’ Ubaldo Cortoni, teologo e letterato, Gian Ruggero Manzoni, scrittore e teorico d’arte, Padre Elmann Salmann, teologo e filosofo, Danni Antonello, poeta e traduttore)
Alcuni dei membri della Redazione de L’Attenzione sono fra gli organizzatori. Qui sotto alcuni dei partecipanti al Seminario.






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Prenotazioni e informazioni:

Comunità monastica di Camaldoli - foresteria
52100 Camaldoli - Arezzo (Italia) - tel +39 0575 556013 fax 0575 556001 foresteria@camaldoli.it
www.camaldoli.it

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