Le case si perdono nel buio
della sera, sospesa
la seducente ombra di un volto
morto con il sole.
Si lascia la parola come un
nome senza persona, fuori
alla finestra mi appari quasi
aurora.
Che ancora ti scorgo nell'alba
radiosa, smagliante paesaggio
che non ha presente, presagio
d'incanto, tacendo si posa.
*
Se siamo ancora luce
fu il giorno sacro
che ci scorse orfani
a battezzare il nostro volo.
I colori del tramonto
dietro il mare sfavillante
poi fuoco, il tuo racconto
per vedere senza fine
chi eravamo stati.
Passati il freddo, la notte
raccolti nel tempo,
quell'ora eravamo noi
la pioggia scendeva
dentro.
Scriverai l'ultima parola
se il buio mi accadrà
cadendo, incurabile luna
munifica di stelle.
Tienimi con te
un istante ancora,
un volto bianco
ritornerà nel sogno,
ad occhi aperti
valicando ogni mondo.
*
Se il mondo e la sua scena
passa, il tempo si è fatto
breve, diceva Paolo ai Corinzi.
Passa la luna a vorticare
gli astri, il giorno della finitezza
che fa amare.
Passano le stagioni e
i loro addii, primavera
ritorna nei residui di
coscienza.
L'estate e il suo dolce
dimenticare, che ancora
ti ricordo, sogno sfiorito
di un amore.
Se il tempo non ha ricordi
spazzati via dalle sue onde
tremante mi piego come
un albero nell'attesa di
Sorella Morte.
Domenico Setola è nato nel 1978 a Pompei. Laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, attualmente studia Storia medievale e moderna presso lo stesso ateneo.
Collabora da vari anni con alcuni periodici
di informazione locale.
È autore di tre sillogi, Intermittenze, La misura del
tempo e Il cerchio imperfetto (Controluna
edizioni 2021), e di una plaquette per GaEle Edizioni. Alcune sue poesie sono presenti su blog e riviste
nazionali. Lavora nel settore pubblico come
consulente giuridico presso società e associazioni.
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