venerdì 21 aprile 2023

Giornate del pensiero, Pero 16-17 aprile 2023

Cronaca in versi di Carlo Penati dell’iniziativa di cui al post giornate-del-pensiero


Sotto il glicine, Giuseppe


dai bronchi parte

   la nera linea di parole

   nascosta luce del respiro

che stenta per l’impervio giudizio

   dei margini che la contengono


la cascata di versi

che mi parla addosso scivola

sulla spalla degli uomini

col caldo caffè dell’eterno

che morde la mia mortalità


omesso dalle storie d’amore

è il seguito rugoso del tempo


angeli sapienti vorremmo

che da un angolo alto e chiaro

si sciogliessero in poesia


di sei mesi in sei mesi

Persefone risorge col tiepido sole

ed espande l’anima

che “solleva alberi e fiumi”

nella Sicilia sconvolta

di inatteso e di bellezza


senza ragione svolgo il mio tema,

né inizio né fine trattiene

il fluido caldo dell’inconscio

che dalle stanze ingombre di mobilio

sfugge ai sacchi neri dei rifiuti

dove quello che non sono appare

da un sipario che s’apre quando vuole


e soltanto quando 

l’insaputo preme

e finalmente acqua pura affiora

ed esiste perché si fa presto

memoria


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Indomita, Valeria


Scardina la poesia i sistemi

libero atto disossato

che vive da sé nel mondo

in danze di suoni e relazioni

che di tanto in tanto addensano

versi di puro piacere

per la libertà di cogliere

ciascuno ciò che prova


sfinita, la parola rianima

nuovi verbi sconosciuti

che disegnano rammendi

e spaziosi termini di tempo



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Ri-meditando


Il fascino del Totale m’acceca,

bambino incorporeo che piange

l’ombelico tranciato e mai solo


Noi siamo corpo immenso

che all’estremo del mondo si disfa


Non c’è niente che io faccia

che non voglia già accadere

Mentre scelgo con cura le parole

perché si posino nel verso giusto



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Sovrapposte voci, Sara e Valeria


magro e acerbo il frutto

nell’incavo del giorno che sfuma

e nudo s’offre per benestare

nella solitudine di terra

che brontola dalle sue viscere


disordine di cucina che danza

per l’umiltà di parole

che sfuggono senza ferire

e senza padre s’allontana il tempo

su pagine prive di vento

impallidite

senza suoni e ridondanze

e profumi di rugiada 

si effondono vivi da madri

che sprofondan le radici

nei secoli dei secoli


e nuovo appare il mio nome

perché rimanga ardente

e generi figli generosi

nell’ipogeo di acque curative


montagna piena,

prima mare scomposto ed ora fuoco 

sulla soglia del tramonto

nell’onda nuda della creazione



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Ri-meditando, ancora


Colano ruggini gocce

che la terra non assorbe

E permangono vibranti

Sotto scheletri di industrie

che furono pane

e luoghi inattesi 

di umanità piena




Se m’allontano dipendo

Se m’avvicino rimando

   a libertà infinita

   in cui amo fuggire

mentre mi dico che non è fuga

ma risoluzione




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È Fernanda, Rosangela


La piccola allodola è canto

che quando apre le ali

giganteggia, in piena orchestra



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Estroversa, Cinzia


i luoghi d’origine bussano

alle porte segrete dell’anima

incidenti nello scorrere lento

dimentico dell’antica alfa


simulacri di mare immaginato,

i corpi abbracciati sulla sponda

sordi alla crescita lunga

mano nella mano sul fondo,

ai bordi di campi di menta


figli di silenzio lasciato alle spalle,

gli occhi slanciati lontano

innocenti ancora sulla linea

di un davanzale che danza di voci


prima che la pioggia sciacqui,

con i brutti ricordi, la notte

che incombe


stretta la porta su ampi spazi

vuoti

persa la chiave per sempre

della stanza in cui averti al mio fianco


tutto si fa acqua e scorre


guardo un mare senza orizzonte

che è sogno, apparenza, ed è vero



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Un padre antico, Gianni


L’albero del Carmine

scavato in spirito e sapienza

genealogia lunga 

del veneto cristiano

conserva le nostre biografie 

giorno dopo giorno ospitando

ciò che abita i nostri misteri



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Leradiciiltroncoirami, Nino


Ingemmati di pensiero riflesso

patiamo la nostra insufficienza

devastando ciò che ci circonda

senza nulla sapere

del principio e della fine

nostra e di tutto il cosmo



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Ri-meditando, ancora ancora


“come saremo felici è la misura”

   - dicevi col tuo sguardo di cielo


Dovremo ricordarcelo ogni volta

che ci sarà nebbia e bitume

E più non ci riconosceremo 



“se siamo stati felici una volta assieme

lo saremo per sempre”

   – dicevi col tuo sguardo di cielo


Riandare lì sana le ferite

E ci renderà cavalli allegri

in corsa nei prati assolati

noi stessi vento che,

dal nostro piccolo nulla,

sconvolge l’universo






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