lunedì 14 novembre 2022

Restare leali a noi stesssi

Alessandro Ramberti, Enchiridion celesteFara 2022

recensione di Claudia Piccinno



Un volumetto prezioso che richiama nelle dimensioni, nel formato e nel contenuto quei preziosi trattatelli spirituali o filosofici dallo stesso nome.

Trattasi di circa 50 pagine suddivise in due parti gli Idilli e il Piccolo manuale per abbracciare il cielo.

Leggere le poesie di Alessandro è per me semplicemente una riconferma del suo talento, della sonorità della sua penna, ma soprattutto della limpidezza della sua anima e del suo costante interrogarsi, non solo sull’uomo ma anche sulla valenza della letteratura e della poesia oggi.

Ho l’abitudine di sottolineare a matita i versi che più risuonano nelle mie corde sia per la bellezza dello stile sia per l’immediatezza del messaggio e provo a condividerne alcuni con voi.

Di uscita ce n’è sempre / qualcuna in più – sta a noi scoprire dove sia.(pagina 9, poesia Libertà) e ancora: incorniciare dubbi / è mettere in tensione / la tela della vita (pagina 12, poesia Credere); … tu vedi queste lettere / contempli le parole / i loro sensi esondano / appena tu le assorbi / si fisseranno in te. // (Si fisseranno in te?) / Per farlo hanno bisogno / che tu le renda tue // le spinga a nuove svolte / a tracciature inedite / a soste personali. (poesia Stile, pagina 14).

Come non vedere in questi versi l’esortazione a ciascuno di noi a seguire la propria direzione in poesia come nella vita? testimoniando la nostra unicità anziché perdendo noi stessi a inseguire effimere mode? Ci invita il poeta a restare leali a noi stessi.

Ma torna un’altra tematica cara a Ramberti in questo Enchiridion celeste ed è il tema del noi o meglio dell’incontro, l’incontro con l’altro, ma anche l’incontro con l’ignoto, col futuro, con ciò che verrà.

Si legga ad esempio pagina 37 nella poesia Albero dolomitico: c’è questa tensione fra lo stare // che ci rassicura e quel che viene / carico un po’ sempre di mistero …

Il suo amore per la natura e per il pianeta Terra si evincono da molti dei suoi versi tanto da terminare un componimento con un’esortazione: vi prego diamo un’anima al futuro (pag. 42, poesia Macerie).

Al centro dei suoi versi resta comunque l’uomo, l’uomo in relazione con gli altri. Molto significativa a tal proposito la poesia Perla (pagina 47) che recita: In noi c'è un algoritmo / moltiplica le cose // che possono cucire / i baratri fra i corpi / può anche alzare muri / di pensieri. È un programma // senza massa -distende / legami di empatia / ma se non l’attiviamo // se ne sta lì inerte / nel nostro io – richiamo / latente a rifiorire.

Attiviamo l’empatia, restiamo umani.

Grazie Alessandro per i tuoi versi e per la dedica in cui mi accogli come parte del tutto, come tessera preziosa del mosaico.


Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) laureato in Lingue orientali a Venezia, dottorato in Linguistica, ha pubblicato in prosa: Racconti su un chicco di riso (Pisa, Tacchi 1991) e La simmetria imperfetta con lo pseudonimo di Johan Haukur Johansson (2022). Con la poesia Il saio di Francesco ha vinto il Pennino d’oro al Concorso Enrico Zorzi 2017. Le più recenti raccolte di versi sono Vecchio e nuovo (2019), Faglia (2020), Medèla (2021), Enchiridion celeste (2022).

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