Faglia - Faulto (poesie). Avviamento all’esperanto
di Alessandro Ramberti
Fara Editore
Poesia
Pagg. 144
ISBN 978 88 97441 25 0
Prezzo Euro 10,00
recensione di Renzo Montagnoli pubblicata su Arte insieme
Tralascio il discorso dell’esperanto, una lingua universale che sembra essere sempre in procinto di essere adottata, ma poi immancabilmente tutto cade; del resto mi interesso di poesie e sono quindi quelle di questa raccolta che vado a esaminare. Premetto che Ramberti non è autore che verseggia con spirito dilettantistico, ma che invece è caratterizzato da una ricerca certosina delle parole giuste che, incastonate fra le altre, oltre a dare un senso estetico, forniscono esse stesse la chiave per una comprensione del tema esposto (Nel campo risplendono i papaveri / frammisti con grazia alle alte spighe / i corvi col nero del piumaggio / costellano a caso il coltivato / mettendo in risalto il biondo-grano / colorano il bello del creato.). Sembra un quadretto idilliaco e anche lo è, ma cela nel suo insieme una visione del perfetto equilibrio del creato, non nato e realizzato per caso, ma ideato e concretizzato da un’Entità superiore che non ci è dato di comprendere, ma solo di osannare. Comunque non è che le poesie della raccolta siano unite da un fil rouge, da un tema svolto che le accomuni, sono invece più frequenti riflessioni su valori e su evidenze, su aspetti e su sentimenti (Gli amici ti aspettano pazienti / ti tirano fuori dallo Stige /gioiscono quando si è contenti.). Meglio non si sarebbe potuto dire del valore e dell’importanza dell’amicizia, ma, attenzione, di quella vera che ti aiuta a toglierti dai guai e che gioisce con te quando sei contento; poche parole, tre versi, apparentemente in facilità, e da un sentimento primordiale che da sempre accompagna l’uomo si dipana una visione e una definizione che non lascia adito a dubbi, che chiunque può ben comprendere. E poi, forse più che in altre, la raccolta presenta poesie intrinsecamente armoniose, dotate di una musicalità che deriva da una struttura equilibrata in cui nulla è dovuto al caso, e questo senza tralasciare i contenuti (Diventi viandante camminando / e prendi con te poche parole / le pause fra loro son distanze / / le colmi coi passi con gli incontri / nel petto rifletti e immagazzini / le voci gli sguardi le posture / / ti trovi così – ti ridisegni / nei volti nei canti nell’ignoto / al vento che chiama ti consegni.). La vita appare così come un viaggio, un percorso a cui abbandonarsi secondo le decisioni di un destino non anonimo, ma capace di comprendere e di accettare l’umana debolezza, l’atavica paura, la lenta corrosione di un animo ferito (Le lacrime il pianto sono soglie / che aprono pagine intestine / conati che il Padre sempre accoglie.). Ma il percorso è anche letterario, addirittura filosofico, ed è sempre supportato dalla presenza della speranza, frutto della fede, che appunto consente di poter logicamente auspicare tempi e vite migliori; ed ecco allora che mi viene il sospetto che la guida introduttiva all’esperanto, comprendente anche alcune poesie della raccolta tradotte in tale lingua, sia un simbolo di speranza, di un’attesa non catatonica, nè disperata di un uomo nuovo in un mondo nuovo. Sarà così? Forse sì, ma forse anche no, sebbene mi piaccia l’idea; probabilmente può sembrare una chimera, un sogno, ma è un sogno meraviglioso da cui è piacevole lasciarsi incantare.
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