Il bambino è anche una femmina. E la femmina è anche un Angelo. Ma l’Angelo non è nessuno dei due. Chi è che guida, allora, quel goffo vegliardo nell’impossibile impresa di scrivere parole assurde perché vere, parole sacre, violente e disperate, che immergeranno i futuri lettori nell’urto infinito della Rivelazione? L’Angelo è il seme che cancella, in un istante, tutti i nostri desideri. L’Angelo annuncia felicità; e svenimento; e, poi, rinnovamento.
Le gambe tozze e forti del santo si muovono con inquietudine, con imbarazzo; San Matteo non è pronto ad accogliere la visitazione dell’Angelo, l’accadere irruente della verità di un miracolo. Non domina più sé stesso; si sgretola il suo io. Ora Matteo è lontano dai propri desideri e dall’attesa. Ma perché, insomma, il dio che si nasconde ha scelto proprio lui? Sarà capace di raccontare l’indicibile istante che proprio adesso, mentre noi lo guardiamo, lo sta colpendo, attraversando?
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