venerdì 28 giugno 2019

“non c'è libertà / senza abbandoni”

Franco Casadei, Donna del mare, Mediterraneo 2018

recensione di AR




Il distico che abbiamo scelto come titolo di questa recensione chiude la splendida poesia che troviamo a p. 51 –  Appoggia la stanchezza – inserita nell’ultima sezione di questa raccolta, “Fa’ riposare il dolore”, preceduta (andando a ritroso) dalle sezioni “La ferita” e “Fra mille occhi”: quest’ultima apre il libro con feedback intensi e vibranti ai giorni giovanili in cui ogni cenno, ogni momento di incontro sembra rendere esistenzialmente infinito non solo in relazione al nostro vivere, ma all’intero universo.
C’è un entusiasmo amoroso oltre il tempo nei versi di Franco Casadei:  veniamo immersi in paesaggi, sentimenti, sussulti, sfioramenti, sguardi, abbracci, condivisioni… in cui le anime e i corpi si completano e si trasfigurano generando amore e vita: “ti guardo di soppiatto / nella calma del sonno che t’incalza, / leggo i cerchi dei tuoi anni / fino al ramo di nuovo germogliato.” (I cerchi dei tuoi anni, p. 57); “sarò la strada bianca con la ghiaia, / traccia e sentiero fra il cielo e il mare / bastone, zattera e calesse, e volo” (Sarò tua nuvola, p. 55); “lontano sento respirare i rami / nel desiderio antico di sbocciare” (Quando farà giorno, p. 49); “Il cielo avaro dell’estate / arde l’erba dei sentieri // poligoni di vuoto / fra zolle di sete / e stoppi impolverate” (Il cielo avaro dell’estate, p. 34).
C’è una latente nostalgia che però ma si appiattisce in ricordi scoloriti, anzi è una sorta di energia che ci spinge a far i conti col presente, a guardare la nostra propria condizione con la profonda certezza del suo senso, perché – per quanto a noi a volte risulti elusiva, dolorosa e magari incomprensibile – c’è sempre una Provvidenza che ci abbraccia assieme a chi amiamo e questo nonostante le perdite, le ferite, gli abbandoni. Non è forse l’amore forte e irresistibile – come ci ricorda il Cantico dei cantici 8,6 – al pari della morte? Ecco cosa ci dice il poeta cesenate: “di me / rimane un tonfo di remo nell’aria / sopra il mare vuoto.” (Ora che sei assente, p. 39); “profumi di terra arata / che chiede di essere riempita // custode del tuo respiro, ormeggio / i miei pensieri sul tuo petto.” (La riva dei tuoi fianchi, p. 25); “Gli innamorati / si contentano di poco, / amano le pause lunghe / del silenzio” (Gli innamorati, p. 19). Bellissima, anche per gli echi del nostro grande Trecento, la poesia Tu che tramuti la bellezza in passi (p. 18) che riproduciamo integralmente in chiusura di questo nostro vagabondaggio fra le pagine, così vere e pulsanti, di Donna del mare:

Tu che tramuti la bellezza in passi
sei svoltata all’angolo da poco,
i tuoi capelli hanno lasciato il vento

una vena d’oro scorre nelle tue radici
come fosse sempre giorno
e l’alba non ti derubassi delle stelle.


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