rubrica a cura di Fabio Cecchi
Stefano Benni - DANCING PARADISO - Feltrinelli 2019
Un libro esile. Un racconto steso in versi, modello a stento sopravvissuto. Le missioni sono pane per Stefano Benni, un professionista a sé del mondo delle lettere e personificazione del non convenzionale. La missione odierna penso sia riuscita a metà. L’impostazione è valida e la scrittura frizzante. La storia si accartoccia su sé stessa senza trovare sbocco appagante.
La lettura viene spezzata ed agevolata per via del seguente sistema
di assegnazione: un capitolo a personaggio, dunque un intervento per volta. La
storia vive attraverso di loro, vivificando maschere più o meno simpatiche,
come una scrittrice delusa dalla vita e un musicista ricoverato, riportato sul
palco da un collega del tempo d’oro. La scena appartiene comunque per la
maggiore a un giovane e una giovane. Elvis, omonimo dell’idolo, è un fanatico
recluso e pericoloso. La vena maschia - scorretta, sprezzante, volgare,
tragicomica - spetta ebbene a lui. Amina, nostalgica immigrata, fa l’inserviente
di un localaccio notturno. La vena femminile - indagatrice, profonda, sensibile,
socialista e progressista - spetta ebbene a lei.
La voce narrante, anch’essa una tentata maschera, apre e chiude
l’incontro tra codesti soggetti. Un acquisto consigliato al fan collezionista,
oppure a chiunque vada cercando una proposta di lettura alternativa e leggera.
Jonathan Franzen - LA FINE DELLA FINE DEL MONDO - Einaudi 2019
Sono sfilato tante volte, negli anni, davanti a scaffali ospitanti Libertà e Purity e senza mai decidere di affrontarli. Il primo impatto col celebrato statunitense avviene quindi adesso. Un impatto eccellente. La pagina possiede ritmo e sostanza. La scrittura è semplice e curata allo stesso tempo. L’idea di essere alle prese con un romanzetto bizzarro viene subito smentita. Il capitolo primo è una presa di posizione a difesa del saggio letterario, nell’epoca della diffusione internettiana incontrollata di opinioni e messaggi vari. Sono a venire altri argomenti: la vittoria presidenziale di Donald Trump, contro ogni pronostico, la convivenza delle etnie a Manhattan, il ritardo ambiguo delle politiche ambientaliste.
Quest’ultimo tema soggiace infatti, tranne rari scampoli,
alla totalità del volume. Lo scrittore si aiuta nella stesura di un messaggio
ambientalista convincente tramite una passione personale: il birdwatching. Il
trattamento riservato alle specie alate servirà come indicatore della valenza
dell’ecosistema per la locale popolazione. Un viaggio, un capitolo, con corredo
puntuale di cronaca e impressioni. La Giamaica ne esce abbastanza bene, Albania
ed Egitto niente affatto. I capitoli ultimi spettano all’Africa e
all’Antartide, essendo Franzen transitato anche lì.
L'epilogo manca
purtroppo di un effetto catartico degno. Il libro unisce pagine di diario di
viaggio a un messaggio sociale e merita la lettura, magari coscienti del
tema di fondo.
Marco Missiroli - FEDELTA - Einaudi 2019
Ci siamo! Sì, ho trepidato un poco, nell’attesa di avere tra le mani il dato oggetto. La decisione di non acquistare gli Atti Osceni penso abbia influito. Marco non ha fretta di pubblicare, lo sappiamo, va così e così lo prendiamo. La sinossi data in pasto alla stampa è stato assaggio onestamente leggero. Quali frutti di stile e pensiero? Vorrei permettermi un approccio seriamente critico. Ho seguito in fondo ogni pubblicazione del mio conterraneo, come sentivo giusto. Ebbene sì. Ci siamo.
Il romanzo manifesta serietà e intensità. L’attacco è diretto
e avvincente. Lui e Lei verranno abilmente seguiti su scene separate, quelle
che proveranno, con leciti dubbi di fondo, a ritagliarsi nel proseguo. Quale
grado di fedeltà la coppia saprà imprimere alla storia coniugale? L’elemento di
crisi viene sguinzagliato da subito, senza però godere di sviluppo scontato e
continuo, nota di merito. Il gioco degli eventi deforma la stabilità dei personaggi
prima nella mente quindi nei fatti, come abbiamo visto nei “perfetti
sconosciuti” del grande schermo. Il polverone che si leva sugli svolgimenti, diventa
verso la metà un polverone generale. I dettagli sono molti, ma non molto
significativi.
C'è altro che non convince. Qualche momento privato, ancora una
volta, quei dialoghi ingloriosi dalle stoccate secche, quasi drammaturgia. E il
discorso trasversale delle parentele. Marco si è spesso esteso su tre
generazioni. Qui il suo grado di interesse ci sorprende: spazio generoso alla
genealogia, ma il fattore senilità non appare capitale, appare un espediente intentato
perché cordiale. Il Senso dell’Elefante
onora di una festa di compleanno una pargoletta, Fedeltà onora una nonna. C’è nuovamente il molo di Rimini… Milano
& Rimini one more time.
Sta bene. Il senso critico l’ho esercitato a dovere. La
bilancia di meriti e demeriti spero sia bene composta. Il romanzo sorge da un
palpabile estro creativo. Un minimo diluito, può darsi, nulla ad ogni modo che impedisca
di apprezzarlo e dirlo riuscito. Il mio voto: sette e mezzo.
Simona Vinci - LA PRIMA VERITA - Einaudi 2016
Il romanzo non ingrana subito. C’è persino un prologo tripartito. La scrittura, cauta al punto giusto, sollecita la curiosità. La trama, al contrario degli svolgimenti, appare assolutamente minimale. La giovane Angela, nel dottorando accademico, si dispone con altri volontari alla prova sul campo, un manicomio insulare greco di oscura fama. C’è una situazione primitiva da risollevare. Il disegno di squallore è subitaneo: persone non più persone si muovono a gattoni o strisciando il terreno. L’autrice non calca saggiamente la mano: il romanzo resta desolato ma pulito, sino almeno a metà, al momento della digressione storica.
La guerra civile reca divisioni e violenze tra le persone e
dentro le persone. Le divagazioni sono troppe, però, non vengono in aiuto. La
storia greca, sorprendentemente, si dissolve entro la fine. La Vinci, fuori
dagli schemi, prende di persona la parola per storicizzare il fenomeno della
reclusione sanatoriale. Qui gli spunti tornano validi. Le storie personali sono
mestamente dirottate a identità sperdute nella massa informe degli internati.
Dalla nostra Emilia alla Sierra Leone.
Un bilancio? C’è troppa carne al fuoco. La storia di finzione,
la storia nazionale greca, presente e passato… Un libro interessante lontano da
livello di eccellenza.
Giovanni Marradi - FANTASIE MARINE - Tipografia Cino, Pistoia, 1883
Sono entusiasta di questo arrivo nella mia umilissima collezione. Il volume è integro e la carta interna pulita. La poesia di oltre un secolo antica, invece, com’è a leggere? Questione di intendimento e cognizione. Sono uscito soddisfatto, mesi fa, dalla scoperta della lirica sicula del Cesareo. Quella di Giovanni Marradi, nato e spirato a Livorno, sembra di azione e contemplazione pienamente toscana.
Un saluto
giubilante al Carducci, copia di altre copie, inaugura il libello. Si passa da
un sonetto per Guido Mazzoni ad uno sulla leggendaria Lady Macbeth, entrambi
interessanti. Sono ammirevoli anche gli endecasillabi sciolti, tre paginette,
aventi tema una giornata alla marina solatia. Il suddetto metro riappare
saltuariamente ma in Colloqui, per
esempio, il testo riesce troppo discorsivo finendo col perdere di consistenza.
La punta di
interesse, sul fronte tecnico, appartiene allo schema xAxA, yByB, ecc … con
alternanza di verso sdrucciolo e verso piano con rima. Una schema adoperato con
maestria. Sulla metà prendono posto pagine di riflessione personale: la
malinconia, la solitudine, le varie pieghe che sappiamo compongono il dramma
esistenziale. C’è un dramma specifico su tutti: la sorella minore Itala si
spegne trasferita in Lombardia fresca di nozze. Sono dedicati versi vivi e
potentissimi, impregnati di una pascoliana affezione consanguinea lacerata.
Una raccolta
seria e solida che sa appagare un giusto desiderio di poesia. Giovanni Marradi
è stato pubblicato, senza grande rinnovamento editoriale, anche da Zanichelli e
Le Monnier. Si legga ancora, avendo modo, coraggio.
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