giovedì 8 giugno 2017

Breve nota di Claudia Piccinno sul libro del poeta Baldinu

Le creazioni amorose di un apprendista di bottega
di Stefano Baldinu
Edizioni Helicon

Una storia d’amore in prosa poetica, una scrittura avvolgente e densa di metafore che racconta l’incontro e l’addio di due solitudini.
Il pennino di Baldinu s’intinge in calamai differenti, non è un racconto monocorde in versi liberi, ma canto polifonico che risuona dalla milonga al valzer, passando per il blues, che spazia dall’ombra alla luce, senza mai trascurare gli specchi, i riflessi e le rifrangenze.
S’intende di musica, ottica e nautica il Nostro, ma neanche il meteo ha segreti per lui, lo si evince da citazioni ricorrenti in cui prende in prestito il lessico specifico della navigazione, o dalle figure retoriche con cui rimanda ai fenomeni atmosferici…da combustione di sole al vento agile e schivo,
fino a una pioggia più intensa che mai.
Inoltre api, gelsomini, ippocastani, gardenie assenti, popolano i versi del poeta a testimoniare che l’intero habitat della campagna bolognese, non solo l’acqua piovana, partecipano al dolore di un tempo finito, un “tempo segreto entro cui mi stimavi.
Una ricerca disperata di soluzioni possibili per arginare l’innominabile epilogo traspare in alcuni versi come “ camminando in equilibrio sulla tua solitudine, affino l’arte d’inciampare nell’iride del mio bene” fino ad ammettere che “ la pioggia cadrà come deve cadere…”
Ci sono altre metafore ricorrenti nelle poesie di Baldinu che alludono all’attesa e al ripensamento, basti pensare al ripetersi di termini o espressioni come porta, soglia, varchi, silenzi dal fondo della strada, il passo che indietreggia, il rumore della stanza accanto
La consapevolezza della fugacità di quest’amore è evidente nel componimento “In questo tempo d’invernità” che recita : oggi non restano che due vele ad incrociare le punte delle chiglie sfogliandomi l’anima.
Eppure l’autore non rinnega nulla di quest’amore: anche così è stata una melodia la nostra vita, scrive in “Ho smesso di volare”, lirica conclusiva della silloge che, a mio avviso, lascia al lettore una consolazione: non pesa e non va mai perduto ciò che si fa per amore.

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