venerdì 27 gennaio 2017

Analisi e commento di una lirica pascoliana: Un rondinotto

di Thuy Lan Francesca Ritondale  - Classe II A
- Liceo Classico “Omero”, Milano, Tema in classe assegnato dalla Professoressa Carmela Fronte, a.s. 2016/2017



Un rondinotto 



Il giovane Pascoli


 
Giovanni Pascoli (1891) 






 








“È ben altro. Alle prese col destino
veglia un ragazzo che con gesti rari
fila un suo lungo penso di latino.

Il capo ad ora ad ora egli solleva
dalla catasta dei vocabolari,
come un galletto garrulo che beva.


Povero bimbo! di tra i libri via
appare il bruno capo tuo, scompare
come d'un rondinotto, quando spia
se torna mamma e porta le zanzare.”




 









Livello semantico di base

Il poeta inizia la lirica negando il titolo e dicendoci che è altra cosa.
Alle prese col suo dovere è sveglio un ragazzo che, con azioni inconsuete, analizza un lungo testo di latino.
A volte solleva la testa dalla pila di vocabolari, come un gallo che garrisce dopo aver bevuto.
Povero bambino!
Dai libri si alza la sua testa scura che subito si abbassa, come quella del rondinotto che guarda se sua madre stia tornando e porti il cibo.



Livello delle forme

Un rondinotto è una poesia costituita da due terzine e una quartina di endecasillabi.
Mentre nella prima terzina vi è un’ introduzione all’ idillio, nella seconda terzina e nell’ultima quartina i gesti del giovane sono più dettagliati e paragonati a quelli del rondinotto.
Il registro basso e l’uso del presente ricreano la scena sotto gli occhi del lettore, “portandolo dentro” la casa del ragazzo.
Le figure retoriche principali sono: La similitudine (… come un galletto garrulo che beva; … come d’un rondinotto, quando spia / se torna mamma e porta le zanzare.), l’allitterazione(
galletto garrulo), il parallelismo ( appare il bruno capo tuo, scompare; se torna mamma e porta le zanzare), l’aggettivazione, in qualche modo, onomatopeica ( garrulo) e l’enjambement ( Alle prese col destino\ veglia un ragazzo che con gesti rari / fila un suo lungo penso di latino; Il capo ad ora ad ora egli solleva / dalla catasta dei vocabolari; di tra i libri via / appare il bruno capo tuo, scompare…; come d’un rondinotto quando spia / se torna mamma e porta le zanzare.)



Contestualizzazione

Giovanni Pascoli è stato un grande poeta simbolista, nato nel 1855 a San Mauro di Romagna e morto a Bologna nel 1912. Suo padre Ruggero amministrava le terre del principe di Torlonia. Egli era come un pater familias per il poeta e alla sua tragica scomparsa, dovuta ad anonimi sicari, quest’ultimo dedicò alcune poesie, “riflettendo” il suo dolore personale in uno universale.
Dopo la morte del padre la famiglia Pascoli subì ripercussioni economiche gravi e tutti i figli furono costretti a lavorare. Alcuni anni dopo morirono la madre e le sorelle.
Nelle poesie di Pascoli i temi trattati sono l’incombere della morte, l’infanzia perduta, l’ingiustizia e il male del mondo. Pascoli, oltre ad essere poeta, è stato anche professore a Messina, Matera, Bologna e Palermo. Era appassionato di flora e fauna.




Commento personale

La lirica Un rondinotto è un quadro umile che, pur breve, è, a mio parere, carico di profonda tenerezza.
Lo studio notturno, che capita spesso agli studenti, visto “dall’esterno” suscita dolcezza sincera verso il ragazzo che, al posto di riposare, è ancora chino sui libri.
Mi ha colpito che l’Autore abbia usato “ragazzo”, “bimbo” e “rondinotto” per descrivere la stessa persona.
Vi è un anticlimax che induce il lettore a percepire lo studente come un essere piccolo, sempre più piccolo, alle prese con qualcosa di grande, sempre più grande, che da dovere diventa futuro e quindi destino.
Le azioni inusuali, quasi statiche, che si ripetono, il silenzio della quiete notturna e lo scorrere lento del tempo segnano il peso del lavoro.
Leggendo la poesia mi è sembrato che il tempo si fosse fermato e che il mio cuore si fosse commosso.
La semplicità emotiva di paragonare il giovane al rondinotto mi ha permesso di immedesimarmi ulteriormente e di “ritrovarmi” come parte della scena.
Anch’io a volte studio di notte e ripeto gli stessi gesti solenni con la stessa calma.
Non sono un rondinotto, sono “ben altro”, o forse in fondo in fondo sono un rondinotto anch’io, alle prese con i miei doveri che un giorno diventeranno la mia vita, con le mie azioni inusuali, “eterne” nel tempo, con un quaderno, una penna e due vocabolari aperti sul tavolo.

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