mercoledì 8 maggio 2013

Caterina Camporesi recensisce Elena Buia Rutt in «Fili d'aquilone», n. 30




FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 30
aprile/giugno 2013
Germogli
 
ELENA BUIA RUTT
Ti stringo la mano mentre dormi



La profondità va nascosta.
Dove? Alla superficie.
Hugo von Hofmannsthal






Con la breve raccolta Ti stringo la mano mentre dormi (2012) Elena Buia Rutt riesce a sorprendere per la capacità di dare sostanza poetica a una realtà che, giorno dopo giorno, avviluppa e plasma il cammino di tutti di noi nell’intricato mestiere del vivere. La famiglia, piccolo universo, chiamata a progettare e a modulare il ritmo della crescita fisica, psichica e simbolica tanto del gruppo nel suo insieme, quanto di quella dei singoli, si deve confrontare con la responsabilità di garantire un clima il più possibile fluido, sano e armonico.
Le coordinate di spazio e tempo edificano le pareti del contenitore che accoglie, accompagna e sostiene l’avventura della crescita, che non può che affidarsi alla presenza e alla dinamica di tre speciali vincoli, tesi a coinvolgere i soggetti in relazioni d’amore, di animosità e di volontà di apprendimento.
Lo stile, che armonizza i testi della raccolta, genera in chi si affida al suo flusso la sensazione di farne parte e di beneficiare egli stesso della presenza del divino.
Versi tersi, che nella loro semplicità scolpiscono immagini che lasciano intravedere la fatica, la bellezza, la spiritualità e la verità che circolano nel suo mondo familiare. Il desiderio di incarnare significati nei tanti elementi naturali e nell’avvicendarsi degli eventi sostiene il tentativo sempre in atto d’intrecciare l’umano con il divino.
I testi ricreano il ritmo del fluire vitale, caotico e incessante che ogni giorno si crea. Sembra di vederlo il mondo familiare sempre in movimento alla ricerca di scambio, confronto e scontro in una atmosfera frenetica intervallata da viaggi e illuminata da lampi che squarciano il grigio e l’affanno sempre in agguato.
Nulla va perso nel cuore della poeta: il palloncino, che simbolizza la nonna, grazie allo spago che lo tiene legato al suo polso, può liberamente ondeggiare sino a sollevarsi verso le vette del cielo. L’oscillare del filo richiama il gioco del rocchetto, messo in atto dal nipotino di Freud che, per padroneggiare l’assenza della madre, pronuncia prima la parola fort (lontano) per farla sparire e poi la parola da (qui) per farla ricomparire. Così le parole fort e da costruiscono il primo momento per gestire attivamente e magicamente un’esperienza che senza l’immaginazione e la simbolizzazione si sarebbe dovuta subire passivamente.
La magia della poesia, avendo il dono di ribattezzare il mondo , ha il potere di mantenere il legame con le cose nonostante l’assenza, come pure qualche volta ha il potere di donare agli eventi una vitalità superiore a quella della realtà.
La raccolta obbliga ad una lettura attenta per non lasciarsi fuorviare dalla normalità della tematica, dalla limpidezza dei versi, dalla presenza di termini semplici e comuni, dalla folta presenza di elementi abituali e naturali. Soffermandosi, infatti, a lungo sui testi poetici, si ha la percezione che il loro significato non si esaurisca nell’interpretazione immediata ma che ognuno di essi custodisca contenuti stratificati.
Valga, come esempio, il tartufo, una sostanza rara e preziosa, ma invisibile, per trovarla richiede fiuto, impegno, tenacia e soprattutto umiltà e fede.
Se la vita familiare è un cammino tortuoso in una selva di chiusure, silenzi, recriminazioni e confusione, ecco il miracolo dei boccioli di primavera che inaugurano rinascite, ecco il mango, che allieta la mensa , ecco il tronchetto della felicità e i fiori col gambo corto, e soprattutto ecco Dio che si apre sempre e comunque il suo spazio d’aria. L’amore e la vita rinascono di continuo e il funerale per il pesce rosso unisce madre e figli nel gravido ventre / della morte.
Quando la sera cala nella casa arancione allora essa diventa il nido per i suoi dimoranti, per i sentimenti, i pensieri sparsi e dispersi lungo il giorno. Il sonno è finalmente il luogo dove ci si può abbandonare, sospendere la lotta e la fatica per regredire ed entrare nel sogno che tutto amalgama e rilancia.

Elena Buia Rutt, Ti stringo la mano mentre dormi, prefazione di Antonio Spataro S.I. e postfazione di Claudio Damiani, fuorilinea, 2012, pp. 67, euro 13.




POESIE DI ELENA BUIA RUTT
da Ti stringo la mano mentre dormi


I FRAINTENDIMENTI  DELL’AMORE
Aspetto il tuo odio.

Le mie frustrazioni
ti allontaneranno
o forse sarà solo
questione di rosso
- che a me piace -
o di giallo
- che tu preferisci.

Basterebbe saperlo prima.

Accettare il mistero
delle nostre libertà.

Trovarci allora
nella foschia
dove l’albero enorme
si staglia appena.

Grigio su grigio
mentre il suo
di un passo
piega l’erba bagnata.


L’ACCUSATRICE

Le orbite degli occhi
rivoltate
incendiano dentro di te
pensieri freddi
affetti contorti
recriminazioni.

Il mondo
prepara
boccioli
di primavera.

Ferma
al principio della scala,
predicando vette
già battute
ti rassicuri
nella cordata
dei senza peccato.

Il mondo
bussa alla tua porta
ti chiede
le impronte digitali.

Silenzio.




IL TARTUFO

In ogni no
precipita
un sì.

Ai piedi della quercia
dopo avere raspato invano
con le unghie
la risaputa zona
brulla,
l’uomo senza cane
si sorprende
incapace
di trovare il tartufo.

Ma se si ferma
obliquo
sulla morbida
rotondità della collina
scorge
davanti a sé
il susseguirsi
di groppe e valli
e valli e groppe
ancora.

L’occhio non avvezzo
colma a stento la distanza.

Le palme delle mani
radici
rivolte verso il cielo.


IL PALLONCINO

Nonna, io ti telefono
e tu rispondi
flebile
come mai ti ho sentita,
così
ti lego al polso
- come fossi un palloncino -
con le cose terrestri della vita
con la tosse dei bambini
con i soldi che non ci sono mai.

E tu docile
ti lasci tenere
per un’ultima corsa
un ultimo sorriso
mentre lo spago inizia
a strattonare -
perché il destino
di ogni palloncino
è di librarsi così in alto
nel cielo
da non potere essere più visto,
ma solo rimpianto
e poi ammirato
per la leggerezza
per la libertà
con cui va incontro all’eternità.


LA CASA ARANCIONE

Eppure la sera
prima del sonno
quando arancione
la casa
si accuccia
sotto la coperta

c’è un
istante
dentro cui
tutta la giornata cade -
goccia perfetta al rallentatore.

E in quel torpore
riconoscente
come un presentimento dal cuscino -
il fruscio della piuma
che rompe
la pietra.


TI STRINGO LA MANO MENTRE DORMI

Ti stringo la mano mentre dormi
come per dirci addio.

Non sembri riposare
in questo sonno bianco
dove la fatica del giorno
ti stringe ancora come morsa.

Ma al risveglio del mattino
una forza indissolubile
ci unisce
e ci sbilancia
in avanti e in alto
acrobati-operai
sulla maestosa impalcatura
di una bellezza
inspiegabile a noi stessi.



Elena Buia Rutt
è nata nel 1971 e vive a Roma. Laureata in Lettere e poi in Filosofia, ha collaborato ai programmi culturali di Radio 3 e attualmente lavora a Rai Educational come autrice televisiva.
Collabora a riviste e quotidiani nazionali. È autrice dei saggi Verso casa: viaggio nella narrativa di Pier Vittorio Tondelli (Fernandel¸ 2000) e Flannery O’Connor: il mistero e la scrittura (Àncora, 2010). Ha tradotto, insieme al marito Andrew Rutt, le poesie di Rowan Williams, attuale Arcivescovo di Canterbury (La dodicesima notte, Àncora, 2008) e parte dei testi inediti di Flannery O’Connor (Il volto incompiuto, Rizzoli, 2011).



 



     

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