Fara Editore e i giurati Anna Ruotolo, Elena
Varriale, Davide Valecchi, Gianluca D’Andrea, Laura Corraducci e Teresa
Armenti sono lieti di premiare per la
Sez. B – Silloge poetica
per la Sez. A Racconto v. qui
v. scheda libro
Esercitazioni
in giorni di neve, per preparare quelli di sole.
Chiudete la finestra con determinazione,
dimenticate il ghiaccio sul balcone.
Acceso il bollitore elettrico potete aspettare un
buon tè,
immaginare un mattino sulla sabbia del Mare del
nord,
che per lo meno ad agosto dovrebbe essere estivo.
Non temete il nevischio (passaggio ai giorni di
pioggia)
che la settimana prossima vi sorprenderà per
strada,
e senza un berretto perderete il tram notturno
e andrete a piedi a casa.
Apprezzate il letargo che previsto si ripete:
la sontuosa solitudine esamina le forze,
le concentra grado a grado,
le prepara per l’estate.
***
Nella città del Perugino
Nella fontana
maggiore restaurata
non ci sono più piccioni.
Prima andavano col telo da mare
tutti i giorni a fare i bagni.
Ma le portatrici d’acqua
che Rosso Padellaio fuse
per Nicola Pisano,
sono al sicuro se l’orda tornasse,
ellenizzanti di grazia antica
nella Galleria nazionale dicono:
“Il medioevo
non c’era nemmeno
nell’era di mezzo”.
Tuttavia è piena di piccioni la Galleria,
dallo Spirito Santo affilati come lampi
pronti a colpire il cuore di Maria.
Hanno un nido nella enne
a due passi da San Giorgio,
i piccioni di Ferrara.
Nella enne della Banca
Nazionale del Lavoro.
Esaltatore di
sapidità
Nel volgere del giorno fino a noia
corteccia densa e dura mi separa,
con vivo senso dissennato e forte,
dal senso della vita come gioia.
In festa il mio pensiero mi addolora,
mirando tutto quello che non trova
misura per millimetri le lacrime
che l’anima non versa ma divora.
Consueto stato la sete costante
ai piaceri del sapore si fa muro:
che manchi glutammatomonosodico
alla mia percezione dell’istante?
Giudizi
C’è una perizia da
equilibrista, in questa raccolta. Nel senso proprio del termine, nel senso –
intendo – dell’atleta che si mantiene in perfetto equilibrio e, sebbene si
sbilanci pericolosamente ora verso un lato ora verso l’altro, tiene una
posizione elegante ed eretta; e nel senso grammaticale, per così dire, del
termine. Sia “equilibrista”, sia “atleta”, infatti, sono sostantivi capaci di
indicare sia il genere femminile che maschile, così generali, così aperti,
piccoli affascinanti distrattori, a volte, e gusci aperti a mille possibilità.
Ed è per questo che nel cambio repentino di metrica, registri semantici,
ispirazioni, deduzioni, slanci, ci troviamo coinvolti in una Spoon River al singolare, fatta di un
solo personaggio pieno di così tante alterità da non aver bisogno di inventare
nomi e città che non siano quelle sue proprie, reali, conosciute, quand’anche
si presentino sopra le righe, ironiche all’inverosimile, lati del suo non-luogo
onirico, vicine allo zero nel senso di rese all’osso con una capacità davvero
accattivante: Che non sono una grande, lo
sapevo. / Ma nemmeno una donna, / non ne avevo idea. (Anna Ruotolo)
Una discreta pertinenza metrica convive con l’ironia piuttosto amara
di un comune disorientamento. Esiste una ricerca sonora, anche se a volte
degrada in virtuosismo; l'incarnato dei testi è lieve e aspro. In nuce si
verifica un racconto, una trasmissione: la freschezza di qualcosa che si
affaccia, giovane. (Gianluca D’Andrea)
Biografia
Vincenza Scuderi è
nata a Catania nel 1972, dove vive e dov’è germanista presso l’università. È saggista, traduttrice, e defilatamente ma
fortemente poeta. La sua raccolta Accade soprattutto per la strada,
prima classificata nella sezione poesia del concorso “Pubblica con noi 2013” di
Fara Editore, ha visto una tranquilla gestazione d’anni. Sta lavorando
a una seconda, forse meno lenta raccolta, e ad ulteriori cose di cui dirà poi.
Nelle sue vesti germanistiche si occupa di poesia contemporanea (in particolare
poesia austriaca sperimentale), cultura visuale, gender studies, traduttologia,
e qualcos’altro. Fa parte dell’associazione-casa
editrice
incerti editori
(www.incertieditori.it). enzascu@tiscali.it
2° ex aequo Sguardi
dentro e fuori di me di Ernesta
Galgano (Genova)
ARRENDERSI
Arrendersi.
Non combattere.
Non difendersi.
Lasciarsi portare
da una corrente
di misericordia
e di perdono.
Arriveremo al mare
dove ogni goccia
è vivo oceano
e ride e salta
sugli spruzzi dell’onda
e pensa e crea
mondi sommersi,
ignoti e ricchi di colori,
assolutamente veri,
anche se sconosciuti.
Solo la luce può rivelarli,
come solo l’amore
può svelare
il mistero del cuore.
CELESTE NASCOSTO
Sì lo so
cos’è
lo struggimento
che può dirsi
amore
e la pietà
di tenerlo nascosto.
Chiuso nel cuore,
nonostante,
canta.
Brilla
come puro azzurro
di laghetto alpino.
E’ una goccia
di tutto il celeste
dell’universo.
Mi illumina.
Ci credo.
E la dolcezza
supera la pena.
GRAZIE A TE
La mia persona si annulla,
ma lo spirito ascolta
armonie di emozioni
misteriose e difficili
e ti è sempre vicino
come una piccola porzione
della tua stessa ombra.
Mi hai consolata
quando cominciavo a morire.
Si apre, improvvisa,
una voragine in ombra,
non si vede il fondo ,
ma si sente
mugghiare l’Infinito,
e si scivola giù.
Un ramo del tuo albero
ha fatto appiglio
alla mia mano.
È solo un arbusto,
è scosso dal vento
e rabbrividisce anche lui,
ma ho potuto fermarmi
su una sporgenza di prato.
Un raggio di sole
ha illuminato le tue foglie,
iridescenza di colori
su un velluto verde,
ho sentito il canto
dell’aria tiepida
cullare un usignolo,
che solfeggiava sicuro
accordi di Speranza
Sto bene adesso
in questa nicchia di luce
e mi riposo,
attenta ad essere leggera.
Lacrime di riconoscenza
innaffiano le radici
per dare più energia
alla bella pianta
della tua Vita
ed è un grazie di Gioia.
Giudizio
Scorrono leggeri, i versi, come tanti fotogrammi immersi
nell’azzurro, percorsi da una luce che emana scintillii di gioia e proviene da
un cuore verde-smeraldo, vibrante di Speranza, che invita a respirare la vita,
camminando come un’equilibrista sul filo nel Circo del mondo. C’è un’immersione
nella semplicità dell’Amore, dove l’anima galleggia serena e si lascia
trasportare dall’onda della Fede, facendo riposare lo sguardo nelle acque
limpide e chiare. (Teresa Armenti)
Biografia
Ernesta Galgano dice di sé: «Ho sempre
avuto l'istinto e il piacere di trascrivere in versi le mie emozioni. Una
professione molto impegnativa mi ha assorbita completamente. Sono un medico, ho
fatto il chirurgo, quello vero, sul campo, in ospedali italiani e in paesi
emergenti come volontaria. Con la pensione e con nuove emozioni ho ripreso a
scrivere. Ho avuto riconoscimenti per poesie e racconti in concorsi nazionali
ed internazionali. Continuo ad emozionarmi con la musica, con i viaggi, con il
desiderio di capire e consolare chi incontro sulla mia strada, anche con le
parole, assolutamente sincere.»
2° ex aequo Tredici meno di Luca Carboni (Pesaro)
I – Silvia
A Silvia F.
Silvia è una donna
esile,
dal fragile, limpido
sguardo,
smarrita per la
demenza degli anni,
una donna bella, che
dice a me
sconosciuto di
passaggio:
«Scusi, sa a che ora
viene a prendermi la mamma?»
“Noi siamo un
colloquio”,
diceva un poeta
vero,
non monadi fatte
per il proprio ego.
Siamo creature,
Figli di un Creatore.
E il bisogno di
aiuto per la debolezza,
è invece un Dono,
perché ci ri-dice
ciò che siamo.
Siamo Figli.
Da giovani lo
dimentichiamo:
sogniamo, il mondo è
avanti,
le mani nel denaro,
il potere, le donne.
Ma viene il tempo di
impotenza e povertà,
che è davvero tempo
di Misericordia.
Tempo per ritornare
ciò che siamo.
Tranquilla, piccola
Silvia,
“la mamma certo
arriverà, prima di sera, a prenderti”.
E io attenderò
insieme a te.
II – Di grezze stelle
Di grezze stelle
piange il firmamento.
Il loro raggio è
sale
una luce che sa di
mare.
E io nato senza
perle
sono una conchiglia,
un torrente che un
argine imbriglia.
Tu che ignori
questa luce dei
sensi
sei un lutto
d’amara innocenza.
I sogni imprigiona
una dura fatica,
il fuoco delle
parole
per questa carcassa
è il solo lenimento.
Ma quest’amore pure
senza di me
t’avrà sempre.
III – […]
Corroso dai sogni
tutto il giorno
contemplo la bellezza.
Ma io divento
vecchio in mezzo ai sogni
alle musiche alle
tempeste
e toccò a te, ultima
ventata,
sradicarmi da
dov’ero a dimora
Le vetrate rifulgono
dolci
con echi affievoliti
di luna.
Un sudario, lasciami
sospirare.
La sera io mi
vergogno,
si, mi vergogno di essere cosa di poeta.
si, mi vergogno di essere cosa di poeta.
Dell’invisibile
intatto dentro il visibile devastato.
Giudizi
Poesia come risposta urgente al dialogo con il Divino, nel
quale non si cerca un ristoro facile o scontato ma soprattutto uno sguardo
nuovo sulla realtà. L’elemento dolore su cui l’autore, però, poggia con forza
il desiderio di speranza, quasi come grido di rabbia al male e alla cecità
umana, sembra essere il filo che lega tutti testi, sia quelli esplicitamente
religiosi, che quelli in cui la tematica assume contorni più esplicitamente
legati alle relazioni e alla fugacità dolorosa degli incontri. Queste ultime
poesie risultano più centrate, più libere dall’artificiosità che a volte lega e
appesantisce certi passaggi, ma l’atmosfera che avvolge l’insieme dei testi è
espressione continua di un’urgenza del dire e dello svelare, fosse solo in
impercettibile parte, la bellezza di un tu che è sempre meraviglia e buio di un
mistero infinito. (Laura Corraducci)
La ricerca o il bisogno d’amore e di risposte in un mondo che celebra
Caino piuttosto che Abele sono evidenziate dalla compattezza e geometria del verso e dalla forza
icastica delle allegorie. (Elena Varriale)
Biografia
LucaCarboni è nato a Fano (PU) nel 1973 e risiede a Pesaro. Dopo aver conseguito la
Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna e l’abilitazione
all’esercizio della professione, lavora da più di dieci anni presso l’Inail di
Pesaro, lavoro che rivendica orgogliosamente essere analogo a quello svolto dal
suo idolo letterario, Franz Kafka. Ha preso parte ai corsi di Poesia tenuti
all’Università dell’Età Libera di Pesaro dal Prof. Gianni D’Elia. Sta ora
frequentando i corsi di Filosofia Teoretica, Storia della Filosofia antica e
medioevale e Teologia Fondamentale presso l’I.S.S.R. di Pesaro. Sue opere sono presenti in antologie on
line e blog di poesia, ma sicuramente il momento culmine della sua breve
carriera poetica è rappresentato dalla partecipazione a “Primavera di Poeti”,
con letture tenute nella fascinosa Cripta di San Biagio, nelle immediate
vicinanze dell’Eremo di Fonte Avellana.
2° ex aequo La semplicità dell’immenso di Michela
Zanarella (Roma)
Viviamo
Viviamo
dove si uniscono
elementari polveri
a linguaggi
materni,
ascoltando le
diverse identità del cielo
e le rotte di
secoli disinvolti.
Parliamo di
brezza, fatiche
e scogliere,
trasportando
l'ombra del destino
nei colori e
nelle ossa
della terra.
Dietro silenzi
compatti
in corpi di
luce ed aria,
nelle fronti
limpide
di un mondo
antico,
siamo fino
alla fine
fedeli
benedizioni del tempo,
sudore e
segreto
di
un'esistenza che si ripete.
Nelle stoffe
di un quartiere (Monteverde)
Nelle stoffe
di un quartiere
il sole
setaccia
trame di verdi
rossori
e negli strati
di storia
infila
ingenuità di silenzio,
fiati zuppi di
pasoliniani
orizzonti.
Sotto le
pietre Monteverde
mescola
vetri e
detriti di poesia.
Non ho ancora
imparato
a forzare
intime gerarchie
di glicine.
Potrei indossare
nudità
di marciapiedi
e smorzare
avidità di luce,
dove hanno
radice
fibre d' umane
rivelazioni.
La vita ha
bisogno del verbo
La vita
ha bisogno del
verbo
della luce.
Aprirsi nel
verde di terra
è ciò che il
midollo umano
cerca sulle
guance del cielo.
E forse nelle
crepe
di un
orizzonte
sosta un
chiarore cerebrale
che matura
per amore
in polvere di
destino.
Giudizio
Silloge organica che scava nei meandri del cosmo, della luce, del verbo
e dell’essere con intensità espressiva ed una ben riuscita cadenza allegorica
del verso. (Elena Varriale)
Biografia
MichelaZanarella è nata a Cittadella, Padova, il 01-07-1980. Vive e lavora a Roma.
Inizia a scrivere poesie nel 2004, e la sua poesia è ora tradotta in inglese,
francese, spagnolo, arabo. Ha pubblicato sei libri Credo (ed. MeEdusa), Risvegli
(ed. Nuovi Poeti), (Vita, infinito,
paradisi (ed. Stravagario), Convivendo
con le nuvole (ed. GDS), Sensualità
(Sangel Edizioni), Meditazioni al
femminile (Sangel Edizioni). È Premio Speciale “Poeti per la Repubblica”
nella 23^ Edizione Premio Nazionale di Poesia “Rosario Piccolo” 2012. È tra i
vincitori del Premio Internazionale di poesia
Tredici, indetto dal Centro di Poesia Roma.
3° ex aequo Mi hai
lasciato uno scrigno di parole di Mariagnela
Ruggiu (Suni, OR)
SLA
Dio, ti parlo con gli occhi che
diventano
questa voce stridula che non mi
appartiene
dimmi di questa vita, qual è la
vita,
quella che hai soffiato dentro
corpi perfetti,
questa che hai messo in questa
prigione
senza darmi di evadere?
Tanti guardiani mi hai messo
accanto
che si fingono te e mi dicono:
vivi!
tu dove sei? hai lasciato
deleghe in bianco
guarda, guardami ora,
sono la tua immagine, ti
riconosci?
sono fatto di macchine che
respirano,
che mangiano, che parlano per
me,
ed io vorrei farmi leggero
e uscire da queste mani
inchiodate,
senza aspettare che il cuore mi
ami,
fermandosi.
la poesia più bella
La poesia più bella l'ho scritta
di te
senza cercare parole
per ogni respiro che abbiamo
confuso
per ogni pensiero che abbiamo
diviso
per mille voli nel cielo più alto
e poi le cadute a scoprirci di
pianto,
per le distanze che abbiamo
colmato
di dubbi scavando certezze
di fame inventando carezze
di impronte sul tempo trascorso
di figli che abbiamo cullato
di gioie che abbiamo rincorso
per farne oggi questa collana di
perle.
è ancora tempo
Ne ho visti soli volgere al
tramonto
con dubbio di un'alba possibile,
ho vibrato al brivido della
paura
poi mi ha trattenuto la tua
mano,
mi hai abbracciato come quercia
e ho sentito le tue radici
sicure sulle mie incertezze.
Le tue dita come foglie nuove
a inventare carezze sconosciute
le tue braccia come rami
intricati
che mi hanno portato in cielo.
fiori e frutti abbiamo maturato
al sole,
è ancora tempo di colorare
foglie
e aspettare insieme
quest'inverno da passare.
Giudizio
È un unico, prolungato, lacerante grido di dolore, che
diventa singhiozzo, spasmo, silenzio soffocante. Viene lanciato al cielo e
rimbalza sulla terra, irrorandola di copiose gocce di sangue. È la Passione di
Cristo che si rinnova all’ennesima potenza. Sono tanti i punti interrogativi
che attendono risposte. E bisogna fare i conti con i sorrisi di circostanza, di
compatimento, mentre si coltiva il dolore indeclinabile, compagno inseparabile
di una vita. (Teresa Armenti)
Biografia
Mariangela Ruggiu dice di sé: «Sono insegnante di
discipline scientifiche, amo la poesia da sempre, ma ho ripreso a scrivere da
pochi anni, sono solo dilettante nella poesia cercando di non mancare mai di
rispetto a quest’arte. Non ho molto da raccontare,
di me, penso che le poesie, una volta scritte, diventino autonome dal loro
autore, per questo sono felice di lasciarle qui, perché vadano da sole.
Intanto io
continuo a vivere la mia normale vita.»
3° ex aequo L’angelo morto di Mario
Campanino (Santa Maria a Vico, CE)
I.
Ho visto un angelo sul marciapiede
in mezzo a tante irrilevanti cose
come apparso all’improvviso
in mezzo a tante irrilevanti cose
come apparso all’improvviso
ma non come una sorpresa
o una cosa serbata
o una cosa serbata
né come un enigma
apparso lì semplicemente
come in un’epifania
apparso lì semplicemente
come in un’epifania
non di cosa violata
ma di cosa che si svela
.
.
II.
Era qualcosa come un segno
come un annuncio o un messaggio
ma non in codice e non da interpretare
non certo un’altra annunciazione
non certo un’altra annunciazione
e nemmeno una buona novella
ma qualcosa soltanto da vedere
in effetti solo un corpo tra altri
ma qualcosa soltanto da vedere
in effetti solo un corpo tra altri
senza nemmeno la portata di un mistero
se non perché era morto e giaceva
se non perché era morto e giaceva
come la più scontata delle cose
.
.
III.
Giaceva a capo chino
annerito di morte e di fumo
ed era senza volto
annerito di morte e di fumo
ed era senza volto
sotto le palpebre senza occhi
senza i due buchi delle narici
senza bocca e senza orecchi
senza i due buchi delle narici
senza bocca e senza orecchi
e un’unica lunga cicatrice
verticale dalla fronte al mento
verticale dalla fronte al mento
col vecchio filo di sutura ancora teso
in un cappio attorno al collo
.
in un cappio attorno al collo
.
Giudizio
Ciò che colpisce di
questa raccolta è l’impoeticità apparente di una fiaba moderna e cruda e subito
dopo questa sorta di resoconto che oscilla tra lo scientifico e l’emozionale
non mieloso (limitatamente all’emozionale mi riferisco, soprattutto, alla fine
della storia). Il merito è quello di incollare il lettore a un’osservazione
partecipata, esterna, interna, superiore… Non c’è scampo. Come alla morte, a
ben vedere. (Anna Ruotolo)
Biografia
Mario Campanino è nato a Milano nel 1967 e si è trasferito a
Napoli all’età di dodici anni, pochi mesi prima del terribile terremoto del
1980. Musicista e musicologo, appassionato di volo, da sempre alla ricerca della
“verità in scrittura” – per parafrasare Cézanne e Derrida – ha già pubblicato
alcune raccolte poetiche su temi diversi. La vita concentrata in 1 moglie, 2
figli, 3 tartarughe, 2 cani e 1 criceto, tutto a Santa Maria a Vico (nella
provincia di Caserta) dove vive e legge pochissimo, e oramai solo opere di
Joyce.
3° ex
aequo Mangrovia di Luca Immordino (Albenga,
SV)
L’Aria.
I
è assolata e rovente l’oscurità della mia fragile
stanchezza,
avvolta in coincidenze da circo, attanagliata da paure di
strada.
infondo alla piazza circolare tutti stanno mimando i
passanti e le lenzuola penzolano piano
inermi dai portoni; è un silenzio falcidiato da plumbei
sorrisi e sbiechi movimenti di massa.
qualcuno ha pronunciato il mio nome in fondo al vicolo, è il
senso di accerchiamento
che mi porto arpionato dietro alla cintura: smarrimento
distrettuale plurimo.
sei stata la prima a pugnalarmi frontalmente e l’ultima a
farmelo notare
in un’orgia di tensioni e fugaci brandelli di crepuscoli
troppo stretti per farti respirare
sotto un roteante desiderio di fuga, breccia di angosce,
campionario di fazioni.
sbiadite ormai ai lati del ciottolato si stringono le
gerarchie emozionali:
strali di passioni male amalgamate si fanno largo a spallate
improvvise
nel notturno delle nostre menti, folli di inutili minuti
passati.
è un parallelo di paure a compartimenti stagni, imperniati
su una leva
dileguabili quando la diga perderà la tenuta e si
abbandonerà sulla pianura
seminando detriti sulla tua visuale lineare e talmente poco
geniale.
screpolate da un millennio di buone intenzioni camuffate, le
ansiose dita
si allargano fino a toccarmi le spalle, fino a graffiarmi la
fronte
assolata e rovente la mia ora del crepuscolo crea una rima senza
pietà.
sei rimasta a tenermi la mano anche durante la terza guerra
e hai preso posto
oltre le staccionate issate mentre eravamo distratti dalla
luce:
hai attraversato la stanza così piena di persone con il
passo fiero e scalcinato
accompagnata da un sorriso che era anche un’autoaccusa
straziata
germogli di veleno e un siero di naftalina da supermercato,
restano laggiù
nella tempesta delle tue labbra, folli di inutili minuti
passati.
è la quinta ora
le decisioni scarpinano sul pavimento
grattano alla porta:
cedi il passo a sua altezza.
verso le ventidue s’è udito un crepitio sordo, da distanza
siderale
la camicia dimenticata, poggiata sullo schienale della
sedia,
la bottiglia poggiata stancamente sul lavabo sorride alla
luna che filtra dalla finestra semiaperta;
priorità e paralleli si aprono un varco fra le tue
intenzioni
ben lontane dall’essere innocenti come lo sguardo che ora
stai indossando
il viandante che canta sotto la tua finestra ha le scarpe
che vorrei io:
due misure più strette di quelle che volevi impormi tu.
sensoriale e notturna la tua paura crolla sovrana
micromacerie d’amore lambiscono il muro:
ho separato l’amore dall’odio,
stanotte
e non ti ho trovata da nessuna
parte.
Giudizio
Un
fluire magmatico che investe il lettore come un torrente in piena, tra
aulicismi dal sapore ironico, mimesi del parlato, versificazione del quotidiano
vivere dove una miriade di linee narrative, riferimenti alla cultura popolare,
alla filosofia e alla letteratura si intersecano e si intrecciano proprio come
nelle radici di una mangrovia, pianta che non a caso è stata scelta per dare il
titolo a questa silloge. Talvolta vicini al flusso di coscienza i testi offrono
molti spunti che rischiano di perdersi in un oceano di materia troppo densa per
essere colta nella sua interezza ma che, nonostante tutto, conferiscono a
questa scrittura-limite un fascino incontestabile. (Davide Valecchi)
Biografia
Luca Immordino nasce nell'autunno del 1974 in
Italia, da madre italiana e padre italiano: primi indizi di una coerenza che lo
porterà a scrivere per poter leggere e leggere per poter scrivere. Appassionato
di musica, poesia e arte è ancora oggi alla ricerca del vero senso
dell'esistenza; sembrava averlo trovato nella pioggia, fino al giorno in cui
scoprì gli ombrelli. Le sue poesie sono dedicate quasi esclusivamente a
sconosciuti/e, per cui sentitevi pure tirati in ballo, se vi va.
Opere segnalate con
pubblicazione di estratti e giudizi in questo blog
Esodo. Sentieri in estate (2010-2012) di
Annarita Zacchi (Firenze)
Natrum
isola universale
I
si apre nell’occhio un nuovo sentiero
la frana del tempo ti ha
condotto al monte assoluto
declivio
attrezzi di lieve lavoro
la baia scorre via
acqua del mondo di sotto
la retina senza memoria
aggancia il mare
salpa ogni risacca.
Immersa, avviti
fasci di luce trascini
erbe lucide e in vita
rimani e parte del fondo.
II
si sposta nei talloni l’estate
polpacci signori, vie di lucertole
il sentiero muore nel caldo
non scavalca se non
luce
scorda conforto
e macchie scure,
nel sole esaurire
come ramarri cambiare
l’estate cola
senza imbuto
straripa di famiglie animali
sulla polvere, senza suono.
Giudizio
Una silloge che
disegna con un taglio stilistico tra il lirico e il prosastico una cosmogonia
rurale fatta di piante, animali, luoghi e voci in un orizzonte geografico ben
definito della campagna toscana. Flashback di scenari pre-tecnologici e
richiami alla vita contadina passano attraverso i nomi di attrezzi da lavoro e
termini regionali (o gergali) in un flusso di scambio fra il presente di un
viaggio (o di una permanenza estiva) e il passato dei luoghi evocati da ciò che
di essi rimane oggi. Un’operazione piacevole che pecca un po’ di eccessivo
ricamo linguistico quando sottende a tematiche che avrebbero trovato forse una
miglior collocazione in testi di tipo lineare e narrativo. (Davide Valecchi)
Biografia
Annarita Zacchi dice di sé: «Sono nata a Castelnuovo di
Garfagnana, vivo e lavoro a Firenze, dove insegno italiano e tengo laboratori
di scrittura a stranieri. Mi sono laureata in Filosofia ed ho un Master di
Lingua Italiana a Stranieri. Di una mia raccolta poetica abbiamo realizzato con
Leonardo Gandi una lettura scenica, Lavoro
e antilavoro. Sogno dell’insegnante errante, replicata più volte a Firenze
e a Pieve di Compito, Lucca. Miei testi si trovano in alcuni volumi collettivi, tra cui Varianti urbane. Mappa poetica di Firenze e
dintorni, Damocle editore. Partecipo a laboratori e Festival per promuovere
la poesia e la lettura. Ho vinto due premi di scrittura, uno nazionale per
poesia inedita a Jesi nel 2005.
La Vocazione della Balena di Claudio Pagelli (Rovello Porro, CO)
And that is Jacob’s ladder (Jack Hirschman)
Il fischiare è questo
voler ammutire i cani (Luigi Di Ruscio)
Ormai è un furto ogni
prospettiva di fuga (Simone Cattaneo)
DON CHISCIOTTE ALL’INFERNO
“tatuaggi”
per un filo
sbilenco d'inchiostro
s'insegna
l'antica disciplina -
una benda di
sassi agli occhi,
in gola la
pietra più nera.
è nel buio, si
dice, che s'affilano
i ferri del
sangue, che s'impara
il mestiere
feroce dell'inganno.
eppure la luce
persiste scaltra,
mondo dopo
mondo,
a tatuare di
stelle la schiena della notte...
“call
center”
ora che tutto riparte
in questa selva lampeggiante
di voci,
le cuffie come meduse leggere
sulla teste degli operatori
e le bocche tritate di parole,
promesse d'occasioni nel mercato virtuale,
l'abbonamento migliore alla
novità in visione -
l'estrema spremitura della
buona volontà...
“gli schiavi”
sette contatti
utili l'ora, mi raccomando,
che il cliente va
soddisfatto ad ogni costo,
soprattutto
contratti - da bravi - anche
slogando un poco gli arti,
che senza fatica
la lingua non trotta il mercato non tira
e non per
cattiveria ma per nesso causale -
sapete, la tediosa
legge per cui ad ogni causa
seguirebbe scaltro
un effetto....
noi certo ci
troveremmo culo all'aria
e voi schiavi
bradi senza neanche un padrone a cui leccarlo…
Giudizio
Ci sono un paio di versi, forse quattro, che dicono tutto e
di più, nonostante il resto della raccolta sia perfettamente dosato e
necessario alla comprensione ampia, totale: “l’umana commedia che riapre il
sipario”, “è così che si va, nel viaggio dritto
alla Bovisa / come il plancton in bocca alla balena...”, “e come pesci non si
domanda, / s’entra a branchi involontari”.
Quel titolo che inserisce un’opzione di significato, in realtà, è così
familiare al/col mondo che, in chiusa, diventa tutto questo e il suo contrario:
la “vocazione della Balena” (che ingloba) ricomprende anche la vocazione
propria delle cose che entrano (secondo la loro azione) dentro di lei, a volte
inconsapevolmente, a volte con coscienza arresa, a volte con lucida previsione
degli effetti. Buoni gli slanci meno controllati, quelle ispirazioni che danno
aria al contesto a volte attestato su premesse sin troppo chiare e
incontrovertibili. Bello quel “qualche lisca di sogno” (non a caso messo alla
fine), sebbene tenga a denunciare il suo sapore di involontaria “sbandata”. (AnnaRuotolo)
Biografia
Claudio Pagelli nasce a Como nel
1975. Pubblica alcuni libri di poesia ("L'incerta specie" con
LietoColle, "Le Visioni del Trifoglio" con Manni, "Papez"
con L'Arcolaio). Premiato e segnalato in una cinquantina di concorsi letterari
di interesse nazionale. Dal 2004 è Presidente dell'Associazione Culturale
Helianto (www.helianto.it).
Altre info: www.claudiopagelli.weebly.com
Torpore di Martino
Feyles (Roma)
I sapienti che
parlano al plurale
spiegano l’uomo
con una teoria
e mettono in
scatola il reale;
ma la pietà non
sanno cosa sia.
Sono falsi, una
razza maledetta!
chi crede in loro è
solo e dispera
La Pietà è l’unica
parola vera
che sia mai stata
detta
Gli uomini per
bene hanno paura
di guardare in
faccia il dolore,
la distrazione è
cieca e rassicura
sembra rendere il
male minore
Ma questa miseria è
familiare
come la compagna
di una vita
ed inevitabilmente
riappare,
inattesa perché a
lungo sopita
Prima che la
maschera dell’orgoglio
sia calata sugli
affanni del viso
dissimulando
dietro a un imbroglio
la paura e un
rammarico impreciso
Prima che la vita
di società
restituisca ad
ognuno il suo ruolo
e di conseguenza
la dignità
lasciando ogni
attore da solo
Prima che la vanità
tiri a lucido
l’argenteria dei
sorrisi splendenti
inghiottendo un
conato di acido
che dallo stomaco
sale tra i denti
Prima che l’ideologia
personale
che misconosce le
più gravi offese
e che giustifica
il proprio male
abbia ricostruito
la sue difese
c’è un attimo, un
breve momento
in cui l’io più
vero prende coscienza
di sé stesso e
della sua esistenza:
sbalordito, in
silenzio, sgomento
È allora che di
nuovo si sente
sepolta nelle
proprie interiora
una voce flebile
ma insistente
che senza sosta
implora
Ore 8:00. Di nuovo
nel traffico
Grigio come l’asfalto
il mattino
risveglia dentro a
stanche giornate
la cadenza delle
solite angosce
Vedi? Guarda fuori
dal finestrino:
questa gente ha delle
povere mete
e aspirazioni.
Eppure non riesce
Quell’uomo che s’aggiusta
la cravatta
è sempre preciso e
puntuale
ma in ufficio
nessuno l’aspetta
e se non andasse
sarebbe uguale.
Quella donna, lì
dietro, che si trucca
si è messa addosso
troppo rossetto
e nervosamente
arriccia la bocca
davanti allo
specchietto
Guarda fuori
durante il cammino
Guarda gli uomini
e il loro destino
Questa strada
intasata si gonfia
come un’arteria
ostruita
e accumula l’ansia
di ogni destinazione
impedita
Giudizio
Biografia
Martino Feyles è nato a Torino, il 10/07/1981 e risiede a
Roma, ha studiato filosofia presso l’università di Roma La Sapienza e si è
laureato in Estetica con 110 e lode nel 2006. Ha conseguito il dottorato di
ricerca in Filosofia e Studi Teorico Critici presso l’università degli studi di
Cassino nel 2010. Durante il dottorato ha studiato a Parigi presso l’École des
hautes études en sciences sociales (E.H.E.S.S.). Nel 2007 ha vinto la borsa di
studio del CUC, Centro universitario cattolico. A partire dal 2008 collabora
con la cattedra di Estetica dell’università di Roma La Sapienza. Attualmente è
professore incaricato di Filosofia della Religione presso L’Istituto teologico
San Pietro di Viterbo. Ha pubblicato diversi articoli scientifici di filosofia
in riviste italiane e internazionali e ha curato il volume Memoria, immaginazione e tecnica (Neu, Roma 2010). È autore di due
studi monografici di filosofia: Studi per
la fenomenologia della memoria (Franco Angeli, Roma 2012) e Ipomnesi. La memoria e l’archivio (Rubettino,
Soveria Mannelli 2013, in corso di stampa). È giornalista pubblicista e
attualmente è responsabile di redazione del magazine mensile Laurentum.
1 commento:
Bravissima Vincenza Scuderi. Bravi voi. Saluti, G. De Pietro
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