Giancarlo Baroni
I merli del giardino di San Paolo e altri
uccelli
di Giancarlo Baroni (edizioni Mobydick, 2009, con uno scritto introduttivo di
Pier Luigi Bacchini) è una raccolta pervasa da una grazia stupìta e delicata, cosmica
e visionaria: la descrizione dell’universo degli uccelli operata nei versi
offre una topografia insolita, che si profila allo stesso tempo semplice e magica,
naturalissima e favolosa. Vi si scorge una cosmologia tenera e misteriosa, che
si mostra terrena e celeste insieme, e che conduce a un'autentica, miracolosa
sovrapposizione di immanenza e di trascendenza. Si intravvede un
carattere fertile ed enigmatico nell’immagine dei moltissimi uccelli
amorosamente scrutati dal poeta: il loro canto azzurro, la loro lingua
prodigiosamente acuta e lieve disegnano un mondo di sbigottita e iniziatica
inesplicabilità, di natura sacra e simbolica, forse ancora da decifrare e da
comprendere appieno; il volo regale e scintillante di questi esseri così delicati
e così forti si manifesta come l’epifania di un segno oscuro e ansioso che
spinge ogni creatura ad un costante, insaziabile inseguimento del desiderio, riformulando,
di continuo, una segreta richiesta di ricucitura e di unione, di amicizia e di
rinascita.
I versi,
spesso brevi e sempre docilmente canori, si esprimono con una fervida
semplicità e col prezioso sostegno di un’altissima, solenne umiltà che sa
produrre nel lettore la sensazione di un’affettuosa, inarrestabile stupefazione:
«Ma i nostri sguardi si scontrano più lontano / e rimbalzano sulle tegole come proiettili».
«Ma i nostri sguardi si scontrano più lontano / e rimbalzano sulle tegole come proiettili».
Baroni ci
ricorda che, forse, le volute portentose degli uccelli, la loro mistica danza
verticale possono custodire l’immagine luminosa dell’incorruttibilità e della
purezza assoluta: e così, questo meravigliato mondo fatto di voli estremi, di
leggerezze di piume, di nidi colorati, di rami sottili, di carezzevoli
cinguettii, restituisce all’uomo l’illusione di una rinnovata pace stipulata
tra la terra e il cielo, tra il visibile e l’invisibile, tra il qui e l’altrove.
La poesia
nitida e sensibile di Giancarlo Baroni sembra rammentarci che solo nella grazia
perfetta del volo compiuto da un passero è forse possibile rintracciare l’indizio
dell’infinito; immerso, allora, nell’incanto di questa lucida visione, l’uomo
nutre la speranza di poter recuperare, anche solo per un istante, l’ipotesi di
una sconosciuta innocenza, trasfigurante e riparatrice.
È così
popolato questo giardino
di voi
passeri che becchettate.
Saltellate
di frequente, qualche volta vi rincorrete
sopra uno
strato di foglie secche,
mentre il rumore che vi costringe a fermarvi
fissando
davanti a voi
è quello
dei passi, e del peso dei vostri corpi
quando
sfiorata la terra neanche vi appoggiate.
Giancarlo
Baroni è nato a Parma
nel 1953. Ha pubblicato quattro raccolte di versi, due romanzi brevi, qualche
racconto e un libro di riflessioni letterarie. Nel 2008 alcune sue composizioni
sono state inserite nel volume fotografico di Giovanni Greci Attraverso e nel testo scientifico di
Vittorio Parisi Discutere l’evoluzione
biologica. Collabora alla pagina culturale della «Gazzetta di Parma» e alla
rivista «Poesia».
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