Edizioni Kolibris di Chiara de Luca, Bologna
"Autoritratto di paesaggio con gelso"
Ho incominciato a respirare
nel tronco cavo d’un gelso,
avevo varcato la soglia dell’età adulta
per tornare a scardinare il paesaggio
con occhi da bambino, e dentro il fuoco
vibrante di un rugoso monaco zen
"Lavorare la terra"
La gente di campagna lavora, si scassa le mani,
non tollera di lasciare a riposo la terra che gli occhi
vedono.
Qualcuno ogni tanto se lo dice, Ma lasciamola stare…
Un coro di teste ficcate nel circolo stretto d’ombra
che sigilla il respiro sotto i cappelli di paglia, un coro
parrocchiale di lingue che oscillano sotto la canicola
ruggente
"Il vecchio lupo di Lindsey"
Trent’anni guardando alle radici delle ombre,
perlustrando l’anima del bosco in cerca del
lupo che la Joni Mitchell vedeva, e non vedeva
a Lindsey, al tramonto dell’epoca del sogno:
saltare e correre sulle colline di Hollywood,
gli occhi ancora cavi in una guerra mai placata
"Un altro mondo"
Ho tentato di mettere tutto in comunione, ciò che era
mio sarà vostro. Qui nelle mie mani come nelle vostre.
Non hanno capito e sono volati fuori dalla gabbia.
Quel paese oltre le onde dove il cielo è un dono,
e la natura non ti appartiene, il cuore una radice
di tassodio che fuoriesce dalle acque per respirare
"La donna che dava da mangiare alle gru"
Sentiva il loro richiamo, ancora prima di scorgere la luce
del sole penetrare sotto le tende e riflettere e illuminare
le lancette della vecchia sveglia a carica. Usciva negli
stivali
neri con il pansecco sbriciolato, nelle mani, si avvicinava,
non erano mai più di dieci, abbassava la testa e piegava
le ginocchia, per non sembrare più alta, più minacciosa.
Quelle rughe del volto che si asciugavano mentre il becco
di una o dell’altra spiluccava le briciole, gli occhi
della
bambina che era stata. In quei minuti secolari rinasceva
con le lacrime della gioia. La macchina del tempo esiste:
almeno una volta all’anno pregava di poterle rivedere,
prima della lunga notte che attende ogni battito vivente
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