giovedì 28 aprile 2011

Su La fata fatua e lo psichiatra di Claudio Roncarati

CFR Edizioni, 2011 – opera vincitrice del Premio Fortini

recensione di AR

"Per dirla con la fenomenologia l'essere nel mondo della poesia appare così in crisi che (…) non può non suscitare l'interesse degli psichiatri (all'origine si era alienisti).” (p. III)
“Sono uno psichiatra psicoterapeuta, poeta non residente, abito la poesia come la casa per le vacanze, così mi aggiro
in bermuda e sandali fra eleganti poeti residenti.” (p. IV)

Già da queste poche parole tratte dalla Nota dell'autore, il quid che informa questa raccolta poetica si delinea con una certa chiarezza: Roncarati cerca di rivitalizzare una poesia alienata in quanto alienista, con uno stile giocoso, ironico, finanche sarcastico, senz'altro pirronisitco e forse nostalgico di una trascendenza che non si riesce ad attingere perché considerata come una proiezione di desideri, di limiti, di angosce in fondo affatto umani. Il tono è a tratti scanzonato e satireggente, il ritmo, le allitterazioni e le rime vanno come a sondare il nucleo dell'infanzia che in nuce contiente il "programma" della nostra personalità.
Come osserva nella prefazione Lucetta Frisa: “L'occhio 'clinico' di Roncarati è acuto, quasi spietato (…). Con versi brevi, la musicalità sbeffeggiante delle rime, un tono cantilenante e canzonatorio, 'fa passare' un'amara, atroce verità…” (p. VIII)

Il mio gusto personale non sempre si è sintonizzato con in versi più giocati sul sarcasmo, sui doppi sensi o sulla battuta salace (quasi sempre però con un retrogusto che porta il lettore a pensare “oltre”) o con quelli più descrittivi. Ho trovato invece più consonanti con le mie corde le molte parti in cui c'è una tensione fra lirismo ed etica, fra visione del mondo e attività professionale, fra empatia e razionalità, tensione che le rende memorabili e memorizzabili (come un tempo si richiedeva a scuola), incisive e ben assestate. Alcuni sporadici e frammentari esempi (notare come la “chiave” offerta dal titolo della poesia sia essenziale per assaporarne la ricchezza aforismatica):
“Noi siamo quelli dentro le scialuppo / incerte, zuppi, navighiamo a vista” (Psichiatri, p. 1); “Provaci tu ad esistere nel vuoto / strizzacervelli che vuoi darmi un voto” (Disturbo dell'umore, p. 5); “Dimagrisco sì ma con orgoglio / la fame mia d'amore imbroglio. / (…) / vuol dire che non faccio lo sbaglio / di abboccare al cibo, esca / sulla punta della parola amo” (L'anoressico, p. 8); “Sarà la guazza, l'anima tracima” (Iperidrosi, p. 15); “la mia mente non ce la fa a pensare / va nel corpo l'eccesso di emozione” (Somatizzazione dello stress, p. 17); “Metto su un disco del vecchio Bobby / Solo come me, scende la nebbia” (Depressione senile, p. 21); “Io mosca bianca, il mondo è un ragno” (Sincerità patologica, p. 25); “La rabbia è un cane vuole carne / morde la mano che gli porta il pane” (La rabbia, p. 32); “Foste vati, aedi, ora siete scarti / abbassate l'audience, superflui all'arte” (Scrivere poesie è un disturbo dell'adattamento?, p. 34). Queste citazioni appartengono alla Parte prima – Psichiatria poetica.
Segue la Parte seconda – Poesia applicata: “Discendiamo da scimmie litigiose / non da bisce che se ne stanno assorte” (Psicologia sociale, p. 37); “Oggi il nipote gli ha baciato, / piccole labbra morbide di bimbo, / la sua faccia di anziano ammalato. / è traccia del contatto una briciola / di biscotto in fronte fra le rughe, / sembra un Tilak: il terzo occhio indiano. / Lo vuole conservare come un baro / che tiene l'asso di cuori in camicia / non mi pulire – dice all'infermiera” (Geriatria, p. 38).
La Parte terza – Rimando in Romagna (dove il gerundio è voce del verbo rimare ma credo anche sostantivo) fa il verso a poeti, tic e luoghi comuni romagnoli (e non solo): “Dov'è la Vittoria? / S'è tinta la chioma / è escort a Roma / e costa un bel po'.” (Addio al Po, p. 51); “Turista solo a fine stagione / il tuo è l'ultimo ombrellone / rimasto sulla spiaggia, protegge / dalla pioggia, certo non dal Sole” (L'ultimo comunista al mare, p. 52); “Una stele a Premilcuore / ci ricorda che in quel loco / s'è fatta panna una fata / per farsi montare dal cuoco” (L'Amore, p. 53).
Seguono la Parte quarta – Citazioni: “Dici è saggio appendere ai rami / per sempre la cetra, chiedi 'chi ama / oggi le rime di un vecchio poeta?' / Una fata fatua, uno psichiatra” (Appendere la cetra, p. 63); La Parte quinta – Carpe Diem: “Surfisti dell'Adriatico / la sorte vi dà l'onde corte, / fate un surf metaforico” (“Quant'è bella giovinezza…”, p. 67); e infine la Parte sesta – Marcondirondello: “I colli emri sono cari al Leopardi / non a chi ha male ai calli su senteri impervi. / Dracula invece i colli tiene fermi / ai paggi imberbi, poi li morde ingordo” (Reading, p. 79).
Un libro dunque da gustare, fa ridere, titilla l'intelligenza, si insinua empaticamente e simpaticamnte nei difetti dei poeti, dei “malati”, dei "sapienti”, un libro carico di autoironia e con un fondo amaro che gioca eppure snuda all'uomo la sua condizione, ponendogli implicitamente la scommessa di Pascal (lasciandogli ovviamente tutto il peso della scelta se accettarla o meno). Si consideri al proposito una delle ultime poesie (p. 81) che riproduco integralmente:

Il mistico e il ranocchio

In un eremo dell'Appenino
vive un mistico anacoreta
spard ad un crocchio di pellegrini
la lieta novella del Dio uno e trino.
Passa una stella, una cometa.
Guarda dal basso un laico ranocchio
solo, nel fosso, perplesso saltella
fare un girino è la sua meta.

Ovviamente la parola “girino”, come spesso accade in questo libro, è  polisiemica. Ma quello che ci interessa è il dettato disincantato e scettico, giocoso eppure venato di tragico umorismo, che caratterizza la poesia di Roncarati. Nonstante Bergman sia sostanzialmente più tragico, non ci pare del tutto incostitente accostare questa poesia e altri brani di questa raccolta alla confessione di Antonius Block nel Settimo sigillo:
http://www.youtube.com/watch?v=QIjfLs3B-l4


In fondo tutti giochiamo a scacchi con la morte (e i poeti e i medici con una più acuta consapevolezza della partita… credo sia questa, in estrema sintesi, l'atroce verità evocata da Lucetta Frisa). Leggere queste pagine non può che farci crescere perché la poesia non offre una salvezza tout court, ma ci indica un percorso in cui il valore della nostra libertà viene messo assolutamente in gioco.

Nessun commento: