venerdì 4 dicembre 2009

Intervista a Paolo Saggese (Antonietta Gnerre)


“Fare del Mediterraneo un luogo di incontro e di dialogo, di amicizia e collaborazione come Rete della Cultura”.

Mi vado sempre più convincendo che esista un sottofondo letterario, comune in molti luoghi del Sud e del Mediterraneo, almeno per ciò che concerne la percezione di alcuni temi che riguardano la poesia. Un Mediterraneo, che Fernand Braudel ha voluto rappresentare come “ un mosaico di tanti colori”, come una miriade di città che si tengono per mano. Ne parliamo con Paolo Saggese, docente, animatore e fondatore insieme a Giuseppe iuliano, del “Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud” di Nusco (AV), e direttore artistico, insieme a Giuseppe Iuliano , del “ Festival della Poesia dei Paesi del Mediterraneo”.


Professor Saggese, perché è nato il Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud?
Il Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, che ho fondato con il poeta Giuseppe Iuliano nel 2004, a Nusco, grazie al sostegno degli Amministratori comunali della cittadina altirpina, è nato per salvaguardare la memoria poetica della poesia del Sud, del Sud d’Italia e del mondo. Infatti, a seguito di una scrupolosa analisi delle antologie e delle storie letterarie, avevamo colto un aspetto evidente e che tuttavia sfuggiva a molti, ovvero l’esclusione sistematica della poesia del Sud dalle storie letterarie più accreditate e che sono legate a canoni stereotipati e a nostro avviso non condivisibili. E allora ci siamo detti: occorre un luogo dove conservare queste voci, che altrimenti sono condannate all’oblio, e occorre una équipe di studiosi che analizzi al meglio la poesia del Sud.


Attraverso il “Centro di Documentazione sulla Poesia del sud”, sono nate delle pubblicazioni molto importanti per la storia futura della poesia del Sud?
Certo, la collana “Poeti del Sud”, grazie al sostegno di un editore mecenate come Elio Sellino, e quindi la Mostra e il catalogo “Operai di Sogni. Poeti irpini del Novecento” – grazie al sostegno dell’ Assessore Mainolfi, quindi le raccolte “Quando il terremoto è nell’anima” e “Versi per il Formicoso”. E così si è creato un movimento, in cui Ugo Piscopo, Pasquale Martiniello, Alessandro Di Napoli, Giuseppe Panella, Giuseppe Liuccio, Francesco D’Episcopo, Nicola Prebenna, Franca Molinaro, Salvatore Salvatore, Incoronata Vivolo, Teresa Romei, Antonietta Gnerre, Raffaele Della Fera, Antonella Russoniello, Alfonso Nannariello; Claudia Iandolo, Vincenzo D’Alessio, Emilia Dente, Monia Gaita, sono alcuni dei protagonisti più attivi insieme a me e Giuseppe Iuliano.


Dal Festival della Poesia del Sud, al Festival della Poesia dei Paesi del Mediterraneo, la nascita della rivista «Poesia meridiana», come contributo alla realizzazione di un Mediterraneo come “Mare nostrum”. Ci parli di questa grande realtà culturale?

Sì, prima nella versione “Festival della Poesia del Sud … e per il Sud”, dal 2005 al 2008, quindi “Festival della Poesia dei Paesi del Mediterraneo” (le ultime due edizioni), con uno sguardo più ampio rivolto a tutto il Mediterraneo. E quindi la rivista “Poesia meridiana”, edita dall’ottima Delta 3 di Silvio Sallicandro, di cui in questi giorni è stato edito il secondo numero. In tal modo, proponiamo una visione italiana ma anche mediterranea e meridiana della nostra poesia.
L’ultimo numero della rivista, particolarmente corposa, è così strutturato: dopo gli editoriali di Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano, seguono i saggi sulla poesia del Sud e del Mediterraneo di Giuseppe Liuccio, Francesco D’Episcopo e Alfonso Nannariello, quindi uno speciale dedicato a Ugo Piscopo con saggi di Stefano Lanuzza, Carlo Di Lieto, Giovanni Airola, Angelo Mundula, Franco Trifuoggi, Aurelio Benevento, Mario Gabriele Giordano, Nicola Prebenna, Antonietta Gnerre, giudizi critici di Antonio La Penna, Giorgio Barberi Squarotti e Giovanni Polara, la sezione Mediterraneo e oltre con studi di Dora Garofalo, Paolo Saggese e Nicola Prebenna, la plaquette “Atlante privato” di Sangiuliano con prefazioni di Gennaro Savarese e Mario Lunetta, le poesie dalle Regioni (Campania: Raffaele Della Fera, Alessandro Di Napoli, Stelvio Di Spigno, Antonietta Gnerre, Teresa Romei; dal Lazio: Giuseppe Napolitano e Paolo Battista; dal Molise: Amerigo Iannacone; dalla Toscana: speciale a cura di Giuseppe Panella sulla poesia toscana del Novecento con un saggio dello studioso e con poesie di Rosalba De Filippis, Leandro Piantini, Mario Sodi, Giuseppe Panella e Liliana Ugolini), le recensioni di Alessandro Di Napoli all’antologia di Maffia e Mezzasalma “È morto il Novecento? Rileggiamo il secolo” e agli “Indici” della rivista “Silarus” curata da Antonio Elefante.



Ma forse la maggiore acquisizioni di questi anni, un momento culminante del suo lavoro è il recente Primo volume della “Storia della Poesia irpina”. Cosa rappresenta per lei questa pubblicazione?
In effetti, l’ultima fatica è il primo volume della Storia della Poesia Irpina (dal primo Novecento ad oggi), Elio Sellino editore, un’opera in dieci tomi, che ha l’obiettivo di illustrare insieme ad un’antologia tutta la produzione poetica irpina dalle origini ad oggi, e che dovrebbe essere completata entro il 2017.
Occorre chiarire da subito, come del resto ho fatto nelle avvertenze al primo volume, che non si tratta di un’operazione provincialistica – è l’accusa cui il Centro di Documentazione ha dovuto rispondere sin dall’inizio della sua costituzione e che oggi, fortunatamente, sempre pochi sollevano. Inoltre, occorre anche rispondere a qualche critico particolarmente sottile, che potrà obiettare “che molte o alcune delle figure qui ritratte non siano poeti, ma semplici ‘dilettanti della scrittura’, che “la nostra intenzione non era quella di fornire ‘patenti’, ma di ricostruire una ‘carta poetica’ dell’Irpinia”.
Poi, tra le tante figure analizzate, alcuni potranno anche guadagnare la ribalta nazionale - cosa che noi speriamo e auspichiamo, ma che non riteniamo l’obiettivo primario del Centro di documentazione, che ha l’obiettivo di archiviare, catalogare, ricostruire, custodire, le forme letterarie e poetiche del Sud d’Italia e del mondo.
L’opera adesso edita va letta, piuttosto, in un’altra chiave, che è quella di essere un manuale agile, criticamente fondato, costruito con rigore, che possa affiancare i manuali scolastici in uso nelle Scuole Medie di Primo e di Secondo Grado, e accompagnare gli studenti nello studio sinottico della letteratura irpina e nazionale. Ad esempio, gli studenti potrebbero analizzare al contempo la produzione dei lirici nuovi e quella dei lirici irpini, oppure dei futuristi che operano a Milano, Roma, Firenze e Napoli e quelli che operano nella nostra provincia, o ancora Scotellaro e Quasimodo insieme ai poeti meridionalisti della nostra “Terra di mezzo”.
E poi, questa storia della poesia rappresenta, a mio avviso, il tentativo di riappropriazione da parte di una provincia del Sud della sua cultura letteraria, troppo spesso letta con atteggiamenti ingiustamente snobistici e ipercritici e non apprezzata nel giusto modo. Ridare dignità a questa produzione significa ridare dignità alla nostra cultura, e significa partire da questa riacquistata dignità per progettare una cultura corale - quella che noi abbiamo indicato come “poesia meridiana” -, una cultura corale che proprio perché corale possa essere di impulso e slancio per altre sfide, per altri obiettivi, per una testimonianza militante, di cui la nostra terra, oggi più che mai, ha bisogno. Forse le Cassandre inascoltate diverranno un giorno oracoli di Delfi, ma sino ad allora molta acqua passerà sotto i ponti.


Antonietta Gnerre


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