sabato 18 agosto 2007

Su Duende di Caterina Camporesi


Marsilio, Venezia, 2003

recensione di Anna Maria Tamburini

Colori quali rosa azzurro blu… associato al blu velluto… suggeriscono armonia ed equilibrio; e così la danza. Nidi culla conca grembo… evocano l’idea di un riparo, di sicurezza… ma rispettivamente si riferiscono ad acqua parole universo vita…; ed è facile perdervisi, per la vaghezza della metafora che ne deriva. Le burrasche lungo i tracciati della vita si sono affrontate (ho nuotato); tra le cifre enigmatiche del mistero che ci avvolge si è conservato un equilibrio.
È una gemma preziosa la parola distillata in un dettato essenziale. Ma la leggerezza della poesia che libera fluisce dal profondo, dal corso dei pensieri, dal sogno… si deve anche al vaglio rigorosamente selettivo dell’analista al quale l’esperienza della psicanalisi conferisce fecondità poietica e al tempo stesso sapienza lucidità autocontrollo.
Non si teme, anzi spesso è deliberatamente perseguita la sperimentazione della parola che scaturisce da una musicalità testuale di allitterazioni assonanze omofonie e rime (p. 56): sono i suoni a generare le parole nelle culle di zolla / all’ombra dell’acero / s’allunga l’occhio / all’allungare dell’onda; parole che come palpitanti membra sussultano sui sentieri soleggiati / di sera … E parimenti: aduno ad uno ad uno / ricordi tesori rimpianti / – nei moti della notte / li incendio // offuscata dai lampi …
I sentimenti sono meno indistinti e inconsapevoli di quanto non si creda. I sogni i miti la fiaba, nella loro enigmaticità, si possono comunque interpretare. Ma c’è margine per l’imprevisto, per l’evento (un amore come il fiore dalle falde rosse / è nato nella sassaia, p. 23), un’epifania, un brillio… E audacia della ricerca (p. 16, p. 41) nell’esplorazione del mondo, la medesima audacia delle parole che alludono eludono illudono // accompagnano l’azzardo / nel verde della vergine riserva (p. 83).
Sapientemente distillate anche le memorie letterarie – amore e conoscenza (p. 16); nelle acque profonde / del limpido lago (p. 27); siepi d’aria / in primavera (p. 39); – pure riconoscibili, come gli archetipi culturali, o antropologici: davanti a un altro altare / Edipo porterà i suoi doni (p. 28); tesso con fili di pelle / la garza che mi copre / dalle lingue di fuoco / dalle folate di vento // brucio aleggiando / tra le dita nodose / dell’oblunga spelonca / poi le mie zampe di capra / calcano la sponda (p. 57); siamo naufraghi impavidi / della ciurma di Ulisse / a tratti sommersi / ora scampati / tra gli scogli scalpitiamo (p. 89).
Il libro si apre con una citazione da Garcìa Lorca, il duende bisogna svegliarlo nelle più recondite stanze del sangue: è una citazione che per le vicende biografiche dei poeti è particolarmente pertinente anche alla poesia di Cesare Ruffato – al quale Caterina Camporesi riconosce un debito per il titolo – amante della Spagna e della poesia spagnola, e direttore della collana della Marsilio presso la quale è stato pubblicato questo Duende. Una seconda citazione, immediatamente seguente, ora il tuo respiro è l’amore nell’universo, è da un proprio testo di sanguinante bellezza, ormai in chiusura. I sogni, i pensieri di questo poetare soprattutto nella terza ed ultima parte, “Continuiamo a fare anima”, si agitano intorno a un profilo, a un volto che si è dissolto: ma noi ancora dialogo d’amore edifichiamo templi trasparenti // armonie luminescenti nascono nella notte senza porte (p. 102). Dialogo è sostantivo o verbo? Forse entrambi: come sostantivo può fungere da apposizione a templi; ma come verbo è di sola prima persona e genera uno scarto di significati, per quanto dialogo non sia monologo: anche se interessa una sola persona di quel noi, con l’altra si edificano templi… armonie. Ma armonie è già afferente al successivo verso, anzi al distico seguente.
Tra i percorsi magari labirintici dell’esperienza personale di esplorazione del mondo, sintetizzata nella prima parte, “Incontri”, e un rapporto che bisogna tenere desto rianimando il discorso d’amore (p. 95), per analogia ai buchi neri della sfera psichica, la seconda sezione, paradigmaticamente titolata “Fueros”, apre spiragli più o meno espliciti sulla vicenda della storia umana dalle origini (p. 50) all’oggi (p. 64) ma le riflessioni sulla libertà (p. 81), sul potere (p. 87) assumono valenza filosofico sapienziale di carattere teorico e la vocazione personale è ermeneutica di una realtà esistenziale più interiore.

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