Si può scherzare su tutto solo se si è concentrati nello sforzo di capirlo, il tutto invischiante, il gorgo nero («del tutto ognuno ne fa le spese / Chiedete i bollini per l’eternità»).
Fori Nei Buchi e Buchi Nei Fori le sezioni in cui smistare, mediante arbitrarietà condita, saporiti calembour tra l’«apparente più prossimo» e «i taxi di interesse».
Si sa che «Parigi sbarra fiume ma tranSenna invano», eppure se a dircelo è il «pollo allo spiego» allora, beh, l'illuminazione olimpica pare più vicina. Perché il talento del poeta - cremasco performer, artista di penna prolifico - sembra soprattutto quello di dis-affettare il salame che appesantisce la vi(s)ta agli zombie metropolitani, sostituendolo con panini imbottiti all'angostura campestre.
Rispetto a lavori altri, qui i richiami all’erba che buca il cemento sono velati ma percepibili, sotto la cappa di una Natura sfatta; sempre in tensione di cavi elettrici, tag, neon, pubblicità, per lei «tirare le sequoia» è un attimo. «Che il destino esista è un dato di fato», dunque A.M. gli si siede di lato per ammirare sequenze: «Uccelli in attese leggendarie/ glorificando Godot / Beckettano sulle pietre migliari»; «Frutto appeso / Battito succoso / Il pero cardio / afforma nella visione»; «Questi alberi piangenti… / Abbraccia i tronchi / Poi, salici».
Poco lontano dagli schizzi di verde, dalle «foglie fotovoltaiche», «le pensoline attendono/ l’idea fermata dall’autobus». Gli umani mostrano i denti senza aggressività, giusto per non piangere nel rammentare l’«Ipse Dixan / Ricordati che sei polvere e con polvere laverai». Pare che i grandi della Terra s’affatichino in «posture siederali / ai tavoli in Universal Design», quando la multinazionale «Da BuiToni accorda pasta oscura».
E all’ora? «L’ora cava estrae / pietra stuporea / Lascia il tempo di sasso». Ma anche noi colabrodi. Immobilizzati nel volerne ancora, al parco o sul parquet, di queste strofe a refoli forati pari a mestoli buchi per scotti spaghetti storti. Amen(ità), fine(zze).
Nessun commento:
Posta un commento