It's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini
D’INVERNO
E lui diceva che bisognava
trovare il buio luminoso
che si nasconde nell’oscurità –
Trovare quella luce invisibile
che lo sostiene.
E io spingo
dal buio
E sollevo
di parole
aspettando
dietro questa luce (quella
invisibile)
pur sapendo / che il pulviscolo stellare
/ finalmente sorgerà.
E si cammina male con la neve per
terra.
**
DI NOTTE
Ha nevicato. Avevano detto 80 cm.
Una neve fitta di silenzi –
gli alberi non hanno fatto in tempo
qui e là impalati
Non è nemmeno il bianco che elargisce
rispetto –
(ti aspettavamo a cena
e forse potevi dormire da noi)
Resta il dubbio
manca il fragore (sotto la neve)
e poi il bagliore rincalza la voluttà
del vivere.
Si parlava di neve –
semplifica le cose il bianco respiro
(hai perso la strada?)
E si spostano più in là gli spazi e
invasioni nuove
(tremano) i passi
che partono dal cuore
Dai vetri struggente (quasi) -- il
risveglio
ma poi non dura /
Nevicare di notte.
**
AUTUNNO
L’ora tardiva/ s’impenna tra i
rami
con il tuo restio invito
tra le braccia / cede il turbinoso
spazio
oltre i prati il gregge e le montagne
--
sagome che non indietreggiano
E ritorna la storia del gran albero che
muore
con la parte più alta spezzata
fatica a resistere
anche se dentro l’aria si fa più lieve
e cederanno i rami che penzolano ora
sopra di noi.
Sottolineano le radici
un discorso già fatto
in questa veste di boschi --
l’immaginario campestre
è la viva presenza che se ne va
senza urlare nella foresta. Un taglio
e tutto crollerà forte ed imperioso.
La distante dolcezza
quella dolcezza
quando poi è giorno
tra l’aria tagliente
del paesaggio tra la nebbia
tace allora quello che prima sfolgorava
e agevolmente sollevando
aree dispersive di sogno
una cacofonia di giochi di luce intrappolati
dagli occhi e
il calore del momento
tutt’attorno –- come
dimenticare / come scriverti canzoni
d’amore
**
FALENE
Ritornano
a quest’ora
sanno
di tiglio, reciso da poco
sparso
al di là della valle
percorrendo
l’incrocio a tarda sera
Una
contrada qualunque
(la
minestra nei piatti)
una
mansarda in cinque, sui tetti,
dietro
la stazione
I
francobolli stentano a raccontare
ma
sono i passi
tradiscono
senza volerlo
e
poi girare all’angolo
Bruscamente
interrotta è la storia
l’altro
lato della vicenda / il buio si sposta
lasciando
il posto ai tronchi delle betulle --
circospetta
è l’assemblea di rami, foglie
La
luna si è alzata da poco
la
traccia di oggi è nelle ossa
bracciate
di stelle
in
queste note d’autunno
**
LA STORIA DEL PRESEPE
I
Da un lato c’è Maria
è tarda sera
un lungo viaggio aspettare quel treno
dietro una storia qualunque come altre
/ passate
bisognerebbe entrare senza
fare rumore
e poi fu Natale – l’albero carico mele cotogne
una luce fievole
per farle coraggio
IV
(quasi) deserta è la stazione
il presepe è imballato
tornano alla mente i Re Magi / vicoli
nascosti
cancellare
pesanti attese --
ma quanto tempo ancora / inciampando / i ricordi
L’alba sta approfittando di tanta
confusione
nubi (tante)
disperdono i colori / lastre che il
cuore spacca
e si rimane in due –- il bianco e il
nero.
Torneranno altri giorni, comunque
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