venerdì 12 luglio 2024

It's friday! : poesie inedite di Elisabetta (Elisabeth) Ferrero


 



















It's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini




D’INVERNO

 

                            

E lui diceva che bisognava

trovare il buio luminoso

che si nasconde nell’oscurità –

Trovare quella luce invisibile

che lo sostiene.

E io spingo

dal buio                                                                                            

                

 

E sollevo

di parole

aspettando                                                                                                 

dietro questa luce (quella

invisibile)

pur sapendo / che il pulviscolo stellare / finalmente sorgerà.            

E si cammina male con la neve per terra.

**



DI NOTTE

                                           

 

Ha nevicato.  Avevano detto 80 cm.

Una neve fitta di silenzi –

gli alberi non hanno fatto in tempo

qui e là impalati

                                              

Non è nemmeno il bianco che elargisce rispetto –

(ti aspettavamo a cena

e forse potevi dormire da noi)

 

Resta il dubbio

manca il fragore (sotto la neve)

e poi il bagliore rincalza la voluttà del vivere.

 

Si parlava di neve –

semplifica le cose il bianco respiro

(hai perso la strada?)

 

E si spostano più in là gli spazi e invasioni nuove

(tremano) i passi

che partono dal cuore 

 

Dai vetri struggente (quasi) -- il risveglio

ma poi non dura /

Nevicare di notte.

**



AUTUNNO

 

 

L’ora tardiva/ s’impenna tra i rami                    

con il tuo restio invito

tra le braccia / cede il turbinoso

spazio

oltre i prati il gregge e le montagne --

sagome che non indietreggiano

 

E ritorna la storia del gran albero che muore

con la parte più alta spezzata

fatica a resistere

anche se dentro l’aria si fa più lieve

e cederanno i rami che penzolano ora

sopra di noi.                                                                                                

 

Sottolineano le radici

un discorso già fatto

in questa veste di boschi -- l’immaginario campestre

è la viva presenza che se ne va

senza urlare nella foresta. Un taglio

e tutto crollerà forte ed imperioso.

 

La distante dolcezza

quella dolcezza

quando poi è giorno

tra l’aria tagliente

del paesaggio tra la nebbia

tace allora quello che prima sfolgorava

 

e agevolmente sollevando

aree dispersive di sogno

una cacofonia di giochi di luce intrappolati dagli occhi e

il calore del momento

tutt’attorno –- come

dimenticare / come scriverti canzoni d’amore

**



FALENE

 

 

Ritornano a quest’ora

sanno di tiglio, reciso da poco

sparso al di là della valle

percorrendo l’incrocio a tarda sera

 

Una contrada qualunque

(la minestra nei piatti)

una mansarda in cinque, sui tetti,

dietro la stazione

 

I francobolli stentano a raccontare

ma sono i passi

tradiscono senza volerlo

e poi girare all’angolo

 

Bruscamente interrotta è la storia

l’altro lato della vicenda / il buio si sposta

lasciando il posto ai tronchi delle betulle --

circospetta è l’assemblea di rami, foglie

 

La luna si è alzata da poco

la traccia di oggi è nelle ossa

bracciate di stelle

in queste note d’autunno

**



LA STORIA DEL PRESEPE

                                                          

 

I

 

 

Da un lato c’è Maria

è tarda sera

un lungo viaggio            aspettare quel treno

dietro una storia qualunque come altre / passate

bisognerebbe entrare       senza fare rumore

e poi fu Natale – l’albero carico     mele cotogne

una luce fievole

per farle coraggio

 

                                                                       IV

 

 

(quasi) deserta è la stazione

                 il presepe è imballato

tornano alla mente i Re Magi / vicoli nascosti

cancellare pesanti attese --                                                                                                          

      ma quanto tempo ancora / inciampando / i ricordi

L’alba sta approfittando di tanta confusione

nubi (tante)

disperdono i colori / lastre che il cuore spacca

e si rimane in due –- il bianco e il nero.

Torneranno altri giorni, comunque



 

Elisabetta (Elisabeth) Ferrero è nata a Torino e vive nel North Carolina. Ha conseguito un dottorato in italianistica dalla Rutgers University, New Brunswick, NJ. È stata allieva di John Lawrence Ashbery. Ha collaborato con Mario Luzi alla traduzione delle sue poesie, apparse nel libro d’arte, Ad un tratto, (Edizioni O. Genzini & P. Daverio, Milano: 2003. Ha pubblicato in varie riviste letterarie e libri negli USA e in Italia.  La sua silloge più recente di poesie è Con i tropici di mezzo, (Edizioni Tabula Fati, collana Poeti La Vallisa a cura di Daniele Giancane, Chieti: 2022). 

 

 


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