Recensione di Lorenzo Spurio
Giorgio
Anelli, che ha dedicato a Simone Cattaneo anche il prezioso volume di prose
poetiche Di culto et orfico (Ladolfi,
2019), fornisce alcune considerazioni in merito a questa scelta d’inserimento.
Nella quarta di copertina del volume (estratto dalla Prefazione) è possibile
leggere: “Cosa c’entra un’antologia di poeti stranieri con Simone Cattaneo?
Perché si è tentato un accostamento in apparenza bizzarro e inconsueto? E
soprattutto, può avere senso? Forse, unicamente Andrea Temporelli ne potrebbe
intuire la valenza ed il significato. Proprio lui [mi] […] raccontava del suo
amico Simone Cattaneo, apostrofandolo quale nuovo Rimbaud. […] [La mia
intenzione] […] è proprio quell[a] di dare (o quanto meno tentare di dare)
giustizia al merito, ovvero di evidenziare una valenza europea ‒ se non
addirittura internazionale ‒ nei versi, e quindi nell’opera, del poeta Simone Cattaneo”.
Ma
chi era Cattaneo? Qualche nota biografica può risultare utile a chi non ha mai
incontrato il suo nome né conosciuto i suoi versi lucidi e potenti. Simone Cattaneo (Saronno, 1974-2009)
visionario e critico della società contemporanea, fu poeta irriverente e sfrontato.
Nella sua poetica si avverte nettamente la tensione verso la libertà, la
ricerca incalzante – fino al periglio – dello spirito libero. Dall’animo
ribelle e refrattario al canone convenzionale, con la sua opera ha proposto la
trattazione di tematiche vicine e afferenti non solo al disagio psico-emotivo e
sociale ma anche alle condizioni spolianti, difficili e incerte dell’uomo nel
contesto liquido e insicuro della società odierna. Il ricorrente dilemma
esistenziale si coniuga alla crisi di valori e alla difficoltà di accoglimento
in una società perennemente miope e disattenta. Pubblicò Nome e soprannome (Atelier, 2001) e Made in Italy (Atelier, 2008) mentre postuma è la raccolta-omnia Peace & Love (Il ponte del sale,
2012). Sulla sua opera poetica hanno scritto vari critici tra cui Roberto
Roversi, Roberto Carifi, Andrea Temporelli, Giuliano Ladolfi, Davide Brullo, il
sottoscritto e lo stesso Giorgio Anelli[1].
Cantore
della disperazione e della vita appesa al filo (disoccupazione, malessere,
solitudine, droga, immigrazione, violenza, etc.) Cattaneo è stato, pur senza
volerlo, il Prometeo delle periferie, l’essere vagabondo che osserva
criticamente, che denuncia con caparbia, che dice la sua in maniera netta e mai
scontata, interloquendo con gli esponenti di una società dei recessi, che la
norma non vorrebbe conoscere e finge di non sapere che esista. Come pure la
loro richiesta d’aiuto silente. Autoironico e beffardo, non mancò neppure
nell’atteggiamento cinicamente maldestro nei confronti di una società
frantumata e colpevolmente disinteressata al bene sociale. In alcuni
componimenti l’amara riflessione sul reale dà sfogo a un ripiegamento sofferto:
“preferisco cercare una spiegazione che
mi accompagni / dalla sera alla mattina come una sentenza capitale / che si
possa eseguire solo lontano da te”.
A
fianco di Cattaneo troviamo autori senz’altro importanti della letteratura
internazionale seppur non propriamente canonici o ritenuti “classici” nel senso
proprio del termine. In loro, per lo meno in senso generale e allargato, per
ragioni di ordine diverso, la “consacrazione” unanime come autori imprescindibili
non è mai giunta in forma inequivocabile. Ecco perché, con viva probabilità, i
curatori del volume li accomunano a Cattaneo – maledetto contemporaneo – alla
categoria labile e discutibile degli “esiliati”, di coloro che – sia in vita
che in morte – sono stati minimizzati, tralasciati, più o meno volutamente
dimenticati, relegati a una memoria asfittica e deludente, al cospetto di
grandi indiscussi, giganti di pietra inscalfibili, auctoritas della contemporaneità.
Seguono
nel volume le poesie di Emanuel
Carnevali (Firenze, 1897 – Bologna, 1942). Entrambi i suoi genitori, che se
lo contesero durante la sua infanzia per averlo con sé decretando in lui una
condizione d’in-appartenenza e di squilibrio, erano italiani: il padre
romagnolo, la madre torinese. La storia di Carnevali è quella di un racconto picaresco.
Lasciata l’Italia alla volta degli Stati Uniti, lì visse a contatto con le
sacche di emarginazione della metropoli a stelle e strisce imparando da
autodidatta la lingua inglese e iniziando a scrivere versi (scriverà per sempre
in quella lingua). Era ancora giovane quando venne colto da malattia e decise
di ritornare nel paese natale. Condusse una vita disagiata in povertà e
solitudine, passando da una clinica all’altra. Suoi i versi: “Io vado, solo come una roccia che sta / nuda
e sola in un campo dove l’erba gioca. / Io vado, solo come un’orchidea in un
bosco”. Unica compagna, fino alla fine dei suoi giorni, la scrittura che
oggi ci permette di narrare la sua vicenda di disperato della nostra età.
Autore sia di poesie che di racconti, molti dei quali raccolti postumi e
riversati in italiano. Nel 1928, riferendosi alla luna, sua compagna di tante
notti trascorse al freddo delle vie americane in compagnia di emarginati,
scrisse: “Ma io voglio essere il tuo
enfant terrible, / raccontare i tuoi segreti ad un branco di sciocchi, /
raggirarti, tradirti, / Rivelare che la tua oscurità e il tuo candore / sono
storie per creduloni”.
Incontriamo
poi qualche opera dell’autore Benjamin
Fondane (Iaşi, Romania, 1898 – Auschwitz, Polonia, 1944) scrittore e
filosofo rumeno, di fede ebraica, naturalizzato francese. Fu vittima delle
violenze antisionistiche del XX secolo. Negli anni ’20 fu nella capitale
francese impegnato nell’attività di scrittore e pensatore. Secondo il suo
approfondimento l’impegno in campo filosofico deve caratterizzarsi con una dimensione
attiva, in un’azione, in una vera lotta in difesa della libertà. Arrestato nel
1944 dalla polizia collaborazionista della Repubblica di Vichy, venne deportato
a Drancy e infine ad Auschwitz dove, come tanti, venne annientato nelle
fameliche camere a gas. La sua opera maggiore viene considerata il Falso Trattato di estetica. Saggio sulla
crisi del reale (1938).
Anelli
ha inserito nel suo lavoro anche Catherine
Pozzi (Parigi, 1882-1934) che sin da giovanissima fu a contatto con il
mondo della cultura (i suoi genitori frequentavano, tra gli altri, Proust e
Colette). Dal 1913 siglò le prime pagine personali di quello che sarà il suo
“diario d’adulta” che non abbandonerà per tutta la vita e che oggi, quali
strumento para-letterario, ci aiuta a conoscere la sua persona e ad
approfondire la sua caratura intellettuale. Unita da una relazione turbolenta
con il poeta simbolista Paul Valéry[2]
(undici anni più grande di lei e al quale dedicherà la famosa poesia “Vale”)
fino al 1928. Per mezzo di quest’ultimo conobbe un altro grande delle Lettere,
Rainer Maria Rilke col quale fu platonicamente unita da una fertile
corrispondenza datata 1924-1925. Nel 1927 pubblicò il racconto autobiografico Agnès e due anni dopo “Ave”, la sua
unica poesia pubblicata in vita. Già cagionevole di salute da ragazza, i suoi
ultimi anni furono segnati da un’infermità pesante.
La sua poesia è
viscerale e appassionata, alimentata dagli ambienti foschi della notte,
improntata alla predilezione dell’analogia, vicina all’orfismo mistico. Alcuni
potenti versi impregnati di scavo emotivo e perlustrazione filosofica destinati
all’amato Valéry ben evidenziano la sua ottundente passione di donna e l’originalità
di poetessa: “Io ho ritrovato il celeste
e il selvaggio / Il paradiso dove l’angoscia è desiderio. / L’altisonante
passato che cresce di età in età / È il mio corpo e sarà il mio senso / Dopo la
morte”.
Spazio
anche a Victor Segalen (Brest, 1878
‒ Huelgoat, 1919), scrittore, poeta, archeologo e critico letterario. Come
archeologo importante fu il suo soggiorno nella Polinesia francese nel periodo
1903-1904. I suoi numerosi viaggi lo portarono anche in Cina e Giappone.
Scrisse opere sul pittore Gaugain e il poeta Rimbaud, entrambe uscite postume.
A lui è dedicata la seconda università della città di Bordeaux.
Il volume propone anche la quasi (completamente) sconosciuta Marceline Desbordes-Valmore (Douai, 1786
– Parigi, 1859) di professione attrice e cantante, che si esibì in varie
circostanze a Bruxelles. Autodidatta, la sua prima raccolta di poesie, Élégies, è datata 1819. A questa
seguirono altre raccolte che le diedero di che vivere, oltra a qualche premio a
livello accademico. Seppur abbastanza nota al periodo, anche grazie alla
considerazione di Baudelaire di cui vi è traccia, oggi è quasi completamente
misconosciuta (di certo nel nostro Paese), sebbene possa essere considerata una
precorritrice della poesia francese moderna. Complimenti, dunque, anche in
questo caso, ad Anelli per il curioso “recupero” e per la riproposta della sua
vicenda esistenziale, seppur in pillole, e del suo trascorso poetico. Una delle
potenzialità di questo libro è proprio quella di accogliere questi “spunti” per
un’eventuale ricerca delle loro opere e un approfondimento. Lirismo intenso e
asciutto, il suo, dedicò anche alcuni versi al primo figlio morto, richiamato
con il nome di Oliver. In una lirica amorosa leggiamo: “Ma se viviamo solo nella speranza e nell’allarme, / Smettiamo di
vederci, / Condividiamo al meglio: io trattengo le lacrime, / Tu continua a
sperare”.
Per
concludere possiamo dire che quelle incluse in quest’opera sono voci
particolari, senz’altro non canoniche, fuori dagli schemi ordinari e, in
qualche caso, di insoddisfatti della vita, o di rimasti relegati al loro tempo
storico in cui sono vissuti. Parole che in certi casi si fanno ispide, irruente
ed emblematiche, dolorosamente ambigue, atte ad esprimere, proprio come i “pugni di Cattaneo, unici, irripetibili,
inimitabili” il senso di disagio, l’in-appartenenza, la vulnerabilità,
l’in-ascolto, la lontananza, la complessità del proprio io interiore. Un
Parnaso degli inferi, potremmo dire, senz’altro un diorama complicato e
frastagliato, poco approfondito, di certo in questa chiave
antologico-comparativa che si allontana da qualsiasi prerogativa già percorsa
imboccando un sentiero di particolare originalità, di cui Anelli ci aiuta a far
luce, tramite versi drammatici e appassionati, a tratti coinvolgenti e a tratti
quasi disturbanti. Opere che scantonano l’astratto per afferrarsi con le unghie
alle difficoltà e al trauma del quotidiano, in un concentrato di versi che
amplifica quella contaminazione totale tra vita e letteratura.
LORENZO SPURIO
[1]
Una nota bio-bigliografica più approfondita può essere letta nel volume
antologico del IX Premio di Poesia “L’arte in versi” curata dal sottoscritto
dove a Cattaneo è stato riconosciuto il Premio Speciale “Alla Memoria” nel
2020. Nel medesimo volume trova collocazione la motivazione critica di
conferimento del Premio. Entrambi i testi sono ripubblicati e disponibili
online nell’apposita sezione “Alla Memoria” del Premio a questo link: https://premiodipoesialarteinversi.blogspot.com/2023/09/simone-cattaneo.html
[2]
La poetessa e saggista Flavia Novelli ha approfondito la tormentata relazione
amorosa ed epistolare tra Catherine Pozzi e Paul Valéry nel quattordicesimo capitolo
del suo libro Amori diVersi. Le grandi storie d’amore tra poeti raccontate
attraverso scambi epistolari, diari e poesie, Porto Seguro, Firenze, 2022. Una mia recensione a questo
libro è stata pubblicata in «Verbum Press», anno IV, n°17, Febbraio 2023, pp.
100-104.
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