martedì 27 dicembre 2022

Umano e divino: sono scindibili?

recensione di Marzia Biondi




Alcune mie impressioni sulla tua “creatura” Enchiridion celeste. Sono molto colpita dal diverso modo di esprimere la tua spiritualità, più diretto senza intervalli di altre riflessioni fra un verso e l’altro.

Credo che questo bisogno di diffondere la Parola al mondo sia una sorta di “pulizie di Pasqua” interiore, dopo aver fatto discernimento su quanto è veramente importante e quanto sono solo illusioni.

 

La poesia ‘Spogliazione’ è un po’ un riassunto di quanto esposto: la riflessione sul vero, la bellezza, il dono è un modo tangibile di parlare di Dio e dei suoi doni quali essi sono; al contempo nella poesia precedente intitolata ‘Grazia’ parli di parte più fragile quale punto di forza nel quale l’Altissimo può mettere la sua Luce: mi sembra un esempio calzante nel periodo natalizio.

 

Lo Spirito così come l’hai descritto nella poesia ‘Umanità’ è un’immagine molto potente, pare di sentirne il tepore mentre “evapora”: tuttavia l’insieme dei versi rimangono “con i piedi per terra” ancorati alla carnalità dell’uomo. Di nuovo una contrapposizione fra umano e divino: sono scindibili?

 

Molto bella anche la poesia ‘Vocazione’: si tratta di un forte messaggio e sprone per altri a guardarsi dentro, fra l’oscuro e il luminoso, con un denominatore comune: l’umiltà.

Di particolare rilievo è il richiamo alla Parola nell’ultimo verso quando evidenzi il ‘qui’ dell’eternità. Si potrebbe organizzare una serata filosofico spirituale già su questa poesia.

 

Nella poesia ‘Barcollamenti’ è molto forte la tensione fra i momenti di buio, abbinati a quelli della guerra, con i momenti di speranza nonostante la terra devastata che credo sia una metafora non solo della terra come patria, ma anche il corpo che vive le devastazioni dati dai dubbi, dalle cadute e dalle infinite “guerre” che quotidianamente l’uomo deve combattere con se stesso oltre che col mondo fuori.

La tensione intima è la voce di ogni persona in pace e in guerra: essa è il richiamo al divino resosi uomo per portarci tutti a Casa celeste.

 

Pietra sonora è una bellissima espressione del dolore divenuto modo diverso di amare, dietro una lapide che va oltre l’apparente freddezza: i ricordi sono un po’ nostalgia e un po’ un grande dono per non dimenticare chi in parte siamo, dato che ciò che si è dipende non solo da sé stessi. Il richiamo alla luce lo hai evocato con il ‘fotone’, lemma poco usato ma molto evocativo della sua potenza, sia materiale che spirituale.

 

Si tratta di un libro che pone domande, dona risposte per far sorgere altre domante: ci si trova messi a nudo nella propria terra, nel proprio animo con lo sguardo rivolto all’insù.

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