lunedì 23 maggio 2022

Il mistero di Dio - una poesia preziosa

 Matteo Bonvecchi, In crepa di melograne

Fara 2020

recensione di Ludovica Zavatta


In crepa di melograne di Matteo Bonvecchi è una raccolta di poesie pubblicata per la prima volta nel mese di Marzo 2020, dalla casa editrice Fara.
Essa comprende numerosi componimenti titolati, distribuiti fra cinque mini raccolte sempre titolate (rispettivamente, in ordine, “Kairòs”, “Ho erchomenos”, “Ghynai”, “Martyrion” e “Koinonìa”).
Matteo Bonvecchi è docente al Liceo Classico Giacomo Leopardi di Macerata e vive a Montecassiano.
Laureato con una tesi sulla teologia e spiritualità delle Croci dipinte francescane nelle Marche, cura una passione per l'arte e la storia dell'arte locale.
L'esperienza che ha fatto in età giovanile leggendo Turoldo lo ha folgorato, e con la raccolta Le odorose impronte ha vinto il Faraexcelsior 2018.
È giurato in concorsi letterari nazionali.
Lo stile del poeta, come si appura da questa raccolta, è particolarmente complesso, il lessico è prezioso e ricercato, frequenti sono le espressioni che provengono dal mondo antico greco-latino, ma altrettanto spesso ritroviamo termini e parole derivanti dall’ebraico (e ciò, a maggior ragione, evidenzia il livello di conoscenza e cultura che Bonvecchi possiede).
Il fulcro attorno a cui ruota il tutto è rappresentato da Dio, dal creatore: Egli non è che la forza suprema, illuminante presso gli uomini, dei quali è guida e che mai abbandona, è appunto poi creatrice, Colei che insomma ha dato vita al mondo che conosciamo così come lo conosciamo e che continua a mantenerlo in vita grazie alla sua immensa potenza, di cui l’uomo non può avere che una minima percezione e consapevolezza.
Bonvecchi loda Dio celebrando, attraverso la sua rievocazione nelle proprie poesie, la creazione di quest’ultimo, ovvero l’universo stesso, compresa la terra, gli altri pianeti, le stelle, ma anche coloro che abitano i luoghi sopracitati, e di questo universo Lui è l’assoluto capo e governatore.
Per cui, come conseguenza, essendo possibile riconoscerLo nella natura, possiamo dedurre che per Bonvecchi Dio sia nella natura, viva dentro di essa, ne rappresenti lo spirito, l’anima, l’interiorità, il cuore (e di fatto, quasi tutti i componimenti di questa raccolta iniziano con l’ammirazione, che viene accuratamente espressa, per un tramonto, per il mare, per la luce del sole ecc., e il fine ultimo è celebrarne il creatore, ovvero Dio).
Non mancano poi alcune riflessioni sulla condizione umana che, in rapporto a quella divina, è molto inferiore, essendo gli uomini mortali e transitori, ma questi possono essere guidati verso la giusta via da Dio stesso, che appunto è una guida per loro.
Personalmente ho fatto molta fatica a leggere questa raccolta, e ci ho impiegato più tempo del previsto, dato che in ogni momento dovevo andare a cercare qualche termine, poiché non ne conoscevo il significato, ma comunque la consiglio, a chi sa essere paziente, in quanto offre degli spunti di riflessione molto interessanti.

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