mercoledì 16 marzo 2022

“… il rumore mietuto del mais / incurva le colonne / le vertebre sconvolge”

desde un granero rojo – da un granaio rosso di Víctor Rodríguez Núñez, Fara 2021

recensione di Danila Boggiano

Víctor Rodríguez Núñez, una fra le voci più rappresentative della poesia cubana contemporanea – è infatti nato a L’Avana nel 1955 – è anche giornalista, critico, traduttore e professore di letteratura ispanoamericana presso il Kenyon College (USA).

La silloge desde un granero rojo/da un granaio rosso, tradotta in italiano da Gianni Darconza, autore anche della bella intervista all’autore posta come prefazione, trae il titolo dall’esperienza lavorativa del poeta presso una fattoria, appena arrivato in America nel 1995 grazie a una borsa di studio che tuttavia non gli poteva permettere la sopravvivenza. I primi versi della prima poesia sono infatti “oggi ti guadagni la vita vigilando / la morte di una vacca”, quasi un semplice enunciato che tuttavia sottende il tragico intreccio tra vita e morte, tema di questa silloge e di tutti i libri di Víctor Rodríguez Núñez.

Così quel lavoro come fattore prendendosi appunto “cura di vacche vive e morte”, lavoro “sotto banco” come lui lo definisce, se da una lato ha rappresentato la fine del suo sogno americano, dall’altro ha contribuito a rafforzare il senso delle sue radici contadine e a fare confluire il piccolo granaio della casa natale, a Cayama, e il grande granaio della fattoria americana, nel punto comune della Poesia: “a piombo contro il nord / si solleva il rumore mietuto del mais / incurva le colonne / le vertebre sconvolge”.

E non a caso il granaio, segno di antica povertà e nello stesso tempo di sogno sfiorato e disatteso, è come riscattato dal colore “rosso”, simbolo dell’orientamento politico del poeta e modo della Poesia, “l’unica cosa impossibile da tramutare in mercanzia”, così ancora dice nell’intervista, poesia- agricoltura, e per questo estrema possibilità di sopravvivenza.

Come questa raccolta, dove la caratteristica dell’assenza di punteggiatura e di maiuscole e di titoli, mi pare evocativa di quella continuità che il chicco di grano stabilisce con la parola e attraverso la parola, tra preziosità e fatica e ricompensa, e anche di quella possibilità di accordo nell’intenzione del poeta, tra morte e vita, tra sogno tradito e suo riscatto nella poesia.

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