Ho chiesto scusa agli ulivi di Marco Statzu
Postfazione di Alessandro Ramberti
Illustrazione in copertina di Salvatore Piras
Fara Editore
Recensione di Laura Sansone pubblicata il 18/01/2022
Un’immersione nelle campagne sarde attraverso gli occhi di Marco Statzu, questa è la prima impressione nel leggere Ho chiesto scusa agli olivi. Il libro, vincitore del concorso Faraexcelsior, è una rappresentazione poetica del trascorrere del tempo, delle stagioni e della vita, un racconto in versi sulla metamorfosi quotidiana di una natura fragile, ma sempre sublime.
La scelta di utilizzare brevi componimenti poetici, come gli haiku, i senryu o i tanka giapponesi, rende la lettura scorrevole e si adattata perfettamente ai descritti frammenti di un paesaggio fugace ed eterno allo stesso tempo. L’incontro del poeta con la natura, con l’altro e con se stesso porta il lettore a sentirsi totalmente coinvolto ed a cogliere la stessa profonda percezione della realtà.
Nel libro, i cinque sensi sembrano prendere improvvisamente un valore imprescindibile e l’uomo si mostra come spettatore di una realtà perfetta nella sua eternità, creata dal Signore per essere contemplata. La visione antropocentrica, tipica della contemporaneità, è accantonata per dar spazio alla bellezza della natura. Il ricordo scaturito da queste immagini paesaggistiche è ombrato da una malinconica nostalgia ( “Conoscevo da bambino” “ Vedo i ricordi diventare”). La scrittura è chiara e caratterizzata da un approccio umile di fronte a qualcosa di più grande: frasi come “io non so”, “ho lavorato alacremente alla mia imperfezione”, “Ho chiesto scusa agli ulivi” testimoniano un percorso che nasce dall’ammirazione della natura per culminare, come suggerisce il poeta, con l’ascolto di un qualche disperato.
Perché “È Parola di Dio anche questo”.
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