La cronaca di una bella giornata di uscita. Questo vi dispongo, nulla di più grandioso.
Ottobre 2020. Il buon Giorgio Iacomucci ha invitato la mia persona a raggiungere con lui l'entroterra marchigiano dove vive Marco Fraternale, uomo di lettere ben prima di noialtri. A molti sarà noto col nome d’arte che m'accingo a usare d’ora in avanti. Giorgio facilita la mia venuta tramite un dettaglio di un certo conto: il nostro ospite sarà felicemente guida presso di un luogo dimenticato della regione. La Raffineria di Bellisio Solfare (PU) o meglio quanto ne rimane. Non ha attualmente troppa fama nel mondo Urbex, la posizione defilata non ha forse saputo giovare.
Il mio compagno di viaggio stava per infondermi l'idea, soffermandosi sulla collocazione particolarmente estrema, di incontrare un boscaiolo eremita, peraltro colpito dalla missione letteraria. Non è così. Marco sprigiona eleganza d'animo, un animo buono di quelli sempre meno individuabili nell'andirivieni burrascoso dei centri cittadini. Estroverso ma non eccessivo. Gioviale ma non gaudente. Ha accolto la dottrina cattolica assieme ad altre visioni e influenze. Uomo che ama conoscere e che appunto consiglio personalmente di conoscere, per rapirne tratti di simpatia e frammenti di poesia. Visti gli attuali impedimenti, causa Covid19, dobbiamo dirci molto soddisfatti di aver realizzato questa escursione. Utilizzo per l'occasione il materiale fotografico di mia proprietà. Informo che non sono fotografo professionale, ma sfrutto l'esperienza accumulata, per forza di cose, tramite la pratica dell'Urbex. Non esiterò oltre. Si muova verso l'antica Solfarese, eccellenza regionale del Novecento industriale.
Siamo all'imbocco. C'è una sbarra da rimuovere, essendo terreno di proprietà, come ovunque normale. L'ingresso ufficiale era altrove, sul lato lungo, mentre adesso è cosa comune servirsi di codesta via. Pictor ci mette al corrente che la sua Raffineria ha recentemente attirato un gran numero di turisti autonomi e improvvisatori, nonostante il segnale di avvertenza della pericolosità strutturale. C'è dietro il web, manco a dirsi. Un rilancio Instagram è ciò che ha fatto accorrere al bacino naturale d'acqua con altalena, troppo curioso per non attirarsi turismo giovanile e famigliare. Siamo però fuori stagione. La doccia la subiamo dal cielo, la montuosità viene spruzzata da un acquazzone tra le ore 16 e le 17, la nostra precisa ora di avventura. Pictor l'aveva avvertito, gliene rendo il merito, al posto dell'ombrello che non ho mai e mai chiesto in prestito, dovendo provvedere alla fotografia!
Il complesso della Raffineria non ha un'unica proprietà. Una casupola è passata dalle mani del nonno in dote a Marco, usata come appoggio nella stagione calda. Quando sul posto, egli funge all'incirca da custode della località, oramai autentico luogo del silenzio, termine che trovo più consono. Ero sinceramente pronto a vedermela con gli aspetti di un’archeologia industriale, ma il lungo tempo di disuso ha tutto compromesso, riducendo il complesso allo stato di rovina. Non so se l’alloggio potesse risultare ottimale a suo tempo, oggi è molto spartano. Il viandante, di solo passaggio, potrebbe non avere un'idea precisa della difficoltà di vivere al di fuori degli standard del presente, ad alto coefficiente di comodità e consumo. Va considerato eccome. Lode a chi resiste. Lo spopolamento delle località di periferia, come questa, è fenomeno sul quale occorre fare studio e porre attenzione, senza esitare.
Sono le 17.30. Sta scendendo la luce, come avevamo chiaramente considerato, ma la verità è che ci ha intorpidito l'acquazzone. Nonostante la preziosa comparsa del doppio arcobaleno. Giorgio ha deturpato tra un sentiero e l’altro il suo vestiario borghese a sufficienza. Io prego tra me e me di aver saputo immagazzinare una degna ventina di immagini. Un ripasso a posteriori, soprattutto rimarcando l’evidenza delle strutture, lavoro d’obbligo nelle situazioni di abbondante vegetazione, saprà salvarne una buona parte. Sono contento di quelle al coperto, sia per il controluce, sia per le figure degli amici a valorizzare questi ambienti, lo rimarco, rimasti a scontare, silenti e freddi, tutto il trascorrere del tempo. Siamo noi gli attori in scena. Oh tutto spontaneo, per carità, in presa diretta. La mia infelice estetica mi spinge inevitabilmente ad avvalermi della presenza altrui per il mio obiettivo. Ecco, l'ho detto!
Marco, dalla tempra vivace e alacre, si prodiga costantemente nell'ipotizzare un presente sviluppo al suo luogo, dopo lunga attività finito spento e scarnito. Nulla sorge immediato, ma idee da valutare servirebbero eccome. Nel rispetto della macchia naturale, dell’ambiente esistente.
Se non ambite al semplice, ad ogni modo, sarà per altre cose. Non disdegnate altrimenti di raggiungere la località e mettervi al cospetto sia dell'elemento umano del poeta, sia dell'elemento naturale di Bellisio Solfare. Sanno entrambi lasciare il segno!
Fabio Cecchi
Novembre 2020
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