Gentili lettori, segnalo quanto segue
*Breve estratto da La figlia della memoria (prefazione di Davide Rondoni, quarta di copertina di Franco Loi, Moretti&Vitali 2016) del capitolo XVII, Dubito ergo sum, in Senecio, a cura di Andrea Piccolo e Lorenzo Fort, 9 novembre 2019, al link http://www.senecio.it/rec/Desideri_Dubito.pdf.
*Il prezioso, profondo, folgorante romanzo autobiografico dell’amico Matteo Fraschini Koffi, Il richiamo dell’elefante nero.Confessioni di un viaggio alla ricerca della propria identità, Libraccio Editore, 2019.
Sono trascorsi 19 giorni tra la nascita dell’autore in un ospedale pubblico della capitale togolese, Lomé, e l’arrivo alla Poupounniere, un orfanotrofio gestito da alcune suore francescane. Nessuno sa cosa sia successo in quel breve lasso di tempo. I genitori naturali non hanno lasciato tracce e il personale dell’orfanotrofio non ha annotato alcun appunto. Matteo Fraschini Koffi viene così adottato da una coppia di operatori umanitari italiani quando ha dieci mesi. Nel crescere a Milano sono molti gli ostacoli da superare per definire l’essenza della sua identità. L’inevitabile mentalità occidentale si sviluppa infatti insieme all’istinto e alle fattezze di un africano che, sia in Italia sia in Togo, è riconosciuto come uno straniero. Da che parte stare allora? Dove è possibile sentirsi a casa? Questo è il grido che implode nel cuore del giovane, infiammandolo di rabbia e bagnandolo di qualche lacrima. Le incomprensioni con la famiglia e gli scontri con una società in apparenza diversa da lui sono all’ordine del giorno. Dopo l’incontro con un inviato di guerra in una pizzeria di Milano, Matteo inizia così a viaggiare per il mondo appassionandosi al giornalismo. A 24 anni decide di tornare in Togo con l’intenzione di cercare le sue radici e trovare alcune risposte a molte sue domande. Ma in che modo una persona sradicata dalla propria terra potrà rimettervi radici? Il percorso di Matteo Koffi ci aiuta a comprendere una realtà che, volenti o nolenti, sta trasformando la società italiana per sempre.
Matteo Fraschini Koffi è nato il 10 luglio del 1981 a Lomé, in Togo, uno dei più piccoli stati dell’Africa Occidentale. Dopo essere stato adottato, è cresciuto con il sogno di diventare un reporter di guerra e di inchiesta. Ha viaggiato per vari Paesi tra cui i territori occupati della Palestina, Israele, Romania, Sudafrica, Kosovo, Iraq, e Tajikistan. Come giornalista freelance scrive, fotografa e produce servizi radiotelevisivi. I suoi lavori sono apparsi su differenti media italiani (Avvenire, 7, Espresso, Terra!, etc.) ed esteri (RSI, DPA, AFP, NYTimes, etc.). Nel 2016 ha vinto il Premiolino grazie alle inchieste condotte sul caporalato in Puglia e di cui ha pubblicato un libro-diario legato alla sua esperienza nel ghetto di Rignano intitolato “Campi d’oro rosso” (edito da GSA). Vive dal 2005 in Africa dove al momento risiede con la compagna e i loro due figli.
*Segnalo la silloge di Margherita Rimi, Le voci dei bambini. Poesie 2007-2017, nota critica di Guido Oldani, Mursia, 2019.
“Giovanni Pascoli ci aveva abituati all'idea, non senza ragione, che dentro di noi si accampi un fanciullino, una specie di Pinocchio che, al passare degli anni, resta immodificato mentre a noialtri accade quello che sappiamo. Un dialogante, ingenuo e semplice, che ci riconduce a una piccolissima età dell'oro, con cui inconsapevolmente ci confrontiamo di continuo. Bene, il fanciullino in questione è evaso, è riuscito a sfilarsi dalla gabbia connettivale del nostro corpo e chi s'è visto s'è visto. A mano a mano però che le genti si accatastano fra di loro fin quasi alla totalità degli esistenti, la stessa cosa capita ai bimbi, come un mazzo di carte da gioco che si compenetrano fra di loro. Sorgono così una miriade di neofanciullini che praticano un linguaggio dolente e confuso ma anche creativo e luminoso. Diventano cantori ognuno del proprio calvario personale. Nasce un sommesso teatro dell'anima; anime coatte e violate ma pur sempre anime, cioè fautrici di un parlare novellante, cupo e stridente, dolcissimo e fatato. Il male e il bene si mischiano come due acque con diversa pulizia. La fogna torna a separarsi dalla fonte, gomito a gomito. Margherita Rimi riesce a fare in modo che questo linguaggio non vada dissipato, lo adatta e lo fa germogliare in un infantile e adulto quanto potente canzoniere, effetto collaterale umanissimo della presente catasta umana. (Nota Critica in quarta di Copertina di Guido Oldani).
Margherita Rimi, per il lavoro civile della sua opera sull’infanzia, ha ricevuto nel 2017 il premio Piersanti Mattarella e un riconoscimento dall'Unicef Italia.
*Segnalo la pregiata raccolta di poesie di Beppe Mariano, Il Monviso e il suo rovescio, nota critica di Guido Oldani, Mursia, 2019.
Beppe Mariano è arrivato al pieno della sua maturità. Il suo centro gravitazionale è dato dal Monviso, triangolo isoscele perfetto, dal cui costato prende le mosse il nostrano placido Don: è il Po, che nutrendosi dei suoi affluenti di destra e di sinistra, ricorda la geografia che abbiamo imparato sui banchi di scuola. Mariano però, non è solo il custode dei rubinetti di questa sovranità fluviale, ma delle pendici di questa strana piramide che, nel treno delle Alpi, ha a che fare con l’ex fratello siamese, il Cervino. Con i suoi versi, il poeta cuce la nostra lingua al tessuto occitano. Le greggi sono lì per dimostrare antiche memorie e stupore per il presente. La lingua poetica di questa raccolta passa dall’agile disponibilità di un ricco dizionario proprio, allo spedito corpo a corpo semplificato della storia odierna che incalza. Si sente ancora l’eco dei passi degli elefanti di Annibale, braccata però dal diluvio universale dei popoli che ad accatastarsi, dalle metropoli, giungono fin lì. La magia del paesaggio, allora, si embrica con l’instabilità del presente e l’incertezza del divenire. L’autore, che non trascura qualche rapida incursione nell’ironia, non rinuncia a nulla né della storia né del leggendario. Certo, le sardine hanno scalato la montagna ma il Monviso, per il quale Mariano ha scritto le poesie più belle dedicategli nel nostro tempo, annota tutto sui versanti che diventano delicate tavole della narrazione di un nostro discreto quanto singolarissimo nord
(dalla nota critica di Guido Oldani).
*Segnalo l’elegante e commovente raccolta di poesie di Alessandro Moscè, La vestaglia del padre, prefazione di Roberto Controneo, Nino Aragno Editore, 2019.
Questa raccolta poetica nasce specialmente da un fatto cruciale: la morte di un genitore e la conseguente ricaduta sull’esistenza del figlio, che rivede, come in un film muto, gli episodi salienti del padre specie durante la sua permanenza a Roma, da giovane, per motivi di lavoro. La rara intensità ed emozionalità unisce i due non solo nel legame di sangue, ma anche, soprattutto, nel ricordo e nella passione comune per la Lazio, la squadra di calcio che rappresenta una vicinanza ideale che non avrà fine, il punto d’incontro tra passato e futuro che si muove nelle maglie bianco-celesti della squadra durante le partite domenicali. E inoltre le vicissitudini e l’eco della quotidianità, il mito dell’infanzia e dell’adolescenza (altro punto forte, da sempre, della poetica di Alessandro Moscè), l’appartenenza ad un luogo identitario, l’incontro con i malati psichici di un ex manicomio. Una poesia lirica e melodica, la migliore espressione in versi di un autore molto versatile che nelle pieghe dei sentimenti sa essere un raccontatore originale come pochi altri della sua generazione (da http://www.ninoaragnoeditore.it/opera/la-vestaglia-del-padre).
*Segnalo il Corso di potenziamento-flessibilità di Religione
Prof.ssa Antonella Martinelli (nome de plume Adele Desideri)
Istituto di Istruzione Superiore Bertrand Russell
Liceo Scientifico Bertrand Russell
Liceo delle Scienze Umane Bertrand Russell
Liceo Classico Omero
Anno scolastico 2019-2020
Diverso: uguale e di più.
“Abbiamo imparato a volare nell’aria come uccelli e a nuotare nel mare come pesci, ma non abbiamo appreso la semplice arte di vivere insieme come fratelli” (Martin Luther King, La forza di amare, Sei, Torino, 1975, pag. 116)
24 febbraio 2020 e 2 marzo 2020
Alessandro Magherini
Poesie sulla prima guerra mondiale. Riflessioni etiche per la promozione della pace
Alessandro Magherini, nato a Genova il 13 marzo 1952, residente a Cinisello Balsamo (MI), via G. Verdi 3. Tel. 3339528104.
Laureato in filosofia presso l’Università di Genova. Abilitazioni: A043, A050, A037.
Già docente di lettere presso CPIA2 Nordest, sede di Sesto San Giovanni e docente comandato presso INSMLI (Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia), Milano.
Come un’ape,
estratto il nettare da un fiore,
vola via senza danneggiarne il colore e la fragranza,
così viva il sapiente nel villaggio
(Dhammapada, 4, 49 in La rivelazione del Buddha. I testi antichi, a cura e con un saggio introduttivo di Raniero Gnoli, Mondadori, 2001, pag. 512-513, in Giampiero Comolli, La malinconia meravigliosa. I discorsi di commiato del Buddha e di Gesù, Claudiana, 2019, pag. 59)
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lunedì 6 gennaio 2020
News da Adele Desideri, Epifania 2020
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