mercoledì 23 gennaio 2019

Poesie di grande efficacia visiva… che lasciano in trepidazione e sospensione

recensione di Celeste Babboni



“Il desiderio è bruciante / e quanto vorrei che fosse acceso!
L’intuizione mi sospinge / a lotta aspramente / con la mia carcassa pesante / e come vorrei liberarmi e librare; / staccarmi da me stessa e cantare,/ perdere l’àncora e partire. / Non so se è un desiderio di morte / o di vita / ma so che spinge da dentro / e mi butta fuori / all’aria / al vento / all’ignoto / nell’inesaurita ricerca / di quella ricerca / che solo / si accompagna / alla verità.”

Mi bolle il cuore: una raccolta di testi definiti da Alessandro Barban “teopoetica”, ossia situabili in “quello spazio interattivo teologico-spirituale di corpo, di intelligenza psichica e di anima spirituale proveniente dalla stessa esistenza dell’autrice, in cui la poesia diventa espressione di Dio e affermazione della propria vita”.
La prima cosa che si osserva addentrandosi nelle poesie di Debora Rienzi è che sono di grande efficacia visiva: ogni parola che l’autrice colloca non è posizionata in maniera casuale, bensì ben pensata per garantire un ritmo fluido e scorrevole, nonostante i frequenti spazi vuoti che lasciano il lettore in un continuo e piacevole stato di trepidazione e sospensione.
Questo suo stile di comporre ci rende l’immagine della condizione dell’autrice nello scrivere poesie: un’anima in uno stato di completo abbandono nella grazia di Dio, non un abbandono passivo, bensì traboccante di dense emozioni e sensazioni fisiche in cui si alternano senza sosta dolore e piacere.
Debora ripete in continuazione le parole “ignoto”, “vuoto”, “voragine”; il percorso che fa è una strada lunga, difficile  e dolorosa, in cui questo “vuoto”, che come ogni essere umano ha dentro sé, decide di riempirlo accogliendo l’immensità del Signore: “Come un otre inconsapevole / e dimenticata / che offre vuoto / e conosce solo / il sapore contenuto.”

In uno stretto contatto con il Divino l’autrice è consapevole di essere impotente in maniera assoluta nei Suoi confronti; ciò che percepisce è infinitamente troppo grande per lei, e Debora infinitamente troppo piccola per capirlo e contenerlo. Per questo motivo ha un forte bisogno e desiderio di raccontare la sua esperienza interiore, perché il miglior modo per comprendere la vastità di Dio è la condivisione di essa con il prossimo.

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