ANGOSCIA SPIRITUALE
Il poeta canta la profonda esigenza di
divulgare il proprio essere, le
proprie verità, il dramma profondo che vive
dentro di sé. Canta
liberamente, come se gemiti di fatti
misteriosi lo spingano a elevarsi
sempre più verso alti livelli spirituali per
arrivare a comprendere là, fino ai
limiti dell’ignoto. Per questa ragione le creazioni di
questo poeta sono
naturali, spontanee e fertili. Creano una
pura essenza, dato che poeti di tal
sorta difficilmente prendono in mano la penna
per scrivere qualcosa. La
loro resta sempre un’accorata
richiesta d’aiuto frutto di un’ansia
insopportabile, che già da tempo si è
cristallizzata nel pensiero puro con
significato universale. Come una verità
comune e applicabile a tutti.
Senza alcun dubbio Ljubinko Jelić è un poeta lirico allo stato puro,
che possiede un innato senso delle
proporzioni e della forma sempre in
armonia con il contenuto. Come sempre i suoi
versi sono molto brevi,
misurati in un soffio di fiato, o un po’ più
lunghi, per mostrarci che anche
lui riesce a sviluppare un’idea,
aggirando l’impressione iniziale.
Era originario delle zone dove nacquero i
Nastasijević e molti altri
scrittori o lirici serbi, come Čedomir
Mirković, quasi che il clima di quella
terra feconda e mistica gli avesse donato una
forza particolare. La
perseveranza è sempre stata peculiare per la
gente nata da quelle parti.
Una dote capace di rendere forte un uomo. Una
dote necessaria per
sopravvivere attraverso i secoli ai tumulti
della storia serba. Una dote
innata anche in questo poeta. Associata alla
spiritualità che lo conduce
verso la conoscenza del proprio essere e dell’essenza
della sua stessa
lingua.
Nel libro Legato all’amore sono riunite le poesie del libro
Edificazione e miraggi e Respirare in due. Noi abbiamo posto l’accento
sui
versi raggruppando quelli che si occupano del
linguaggio, del principio
della creazione e dell’amore.
Se invece diamo un’occhiata
alla complessa biografia di Ljubinko
Jelić, nel corso della sua vita turbolenta
risaltano i risultati ottenuti nella
ricerca della perfezione, trasformando la
poesia nella sua vera professione.
Appare perciò evidente che per lui la poesia
divenne un rifugio per lo
spirito, dopo che la sua vita, per ragioni
pragmatiche, si era avvicinata alle
sfere letterarie. Il suo era lo spirito di un
uomo inquieto e che variava dalle
origini fino all‟eternità, attraverso una ricerca continua dei
risultati
maturati con l‟esperienza. La sua poesia presenta un personale diario in
“collegamento diretto” con le esigenze dello
spirito, ma anche con la
razionalità in tutti i suoi limiti. Mentre la
sua anima, sempre più desta
seppur in un perpetuo tremolio, provava a
trovare l’unico sfogo possibile
nelle forme del linguaggio con cui carpiva i
brividi dell’energia spirituale
trasformandoli in bellezza formale, simile a
quella scintillante del quarzo.
Originata dal perpetuo infrangersi delle onde
sulla materia, nel fondo degli
eventi drammatici nelle profondità del mare.
Un processo simile si può notare nella poesia
di Ljubinko Jelić, ove i
suoi versi diventano testimoni del confronto
tra il corpo e lo spirito, tra la
realtà e il misticismo della sua anima che
anela all’inconquistabile e
all’indicibile. Sconosciute e miracolose
rivelazioni della verità dell’essere e
del mondo. Fino alla propria verità, che
nasce dalle testimonianze e dalle
mutazioni personali.
Sulle sofisticate caratteristiche della
poesia di Ljubinko Jelić furono
scritte diverse recensioni da noti poeti
serbi. Radomir Andrić, Srba
Ignjatović, Dušan Stojković, Miljurko
Vukadinović e molto altri, rilevarono
innanzitutto il suo lirismo e le sue qualità
metafisiche (Milica J.Lilić),
l’economia di espressione e le sue innegabili
conquiste estetiche.
Numerose delle sue poesie suggeriscono una
perpetua ricerca degli
auspici divini come guida e verità delle
catene esistenti, di corporalità e
coazione passando attraverso il ciclo del
tempo mortale. Cosciente che,
nonostante la capacità creativa, lui riesca a
dare solo le testimonianze
dell’incanto, della felicità e delle sofferenze
incarnate nell’uomo. Da esse
però si può plasmare qualcosa di unico e
adatto ai desideri dei singoli. In
tal senso lui parla senza equivoci delle
illuminazioni e delle tristezze che
scaturiscono dalla brevità della vita dell’uomo, che
già prevede la fine
dell’esistenza. E che comunque molto spesso
finisce per gettarsi in un
torrente di sfogo, con la sua insaziabile
sete d’eternità e d’infinito.
ARMATURA ARROTOLATA
I muratori s‟arrampicano nel sonno, prima dell‟alba
Sull‟ armatura
arrotolata e inventano
domande e risposte ché
La vita avara non regali alla fine
un po‟ di
gioia, e da dove così troppo
Sospesi in aria vogliono il cielo e la terra
Per acconsentire, dopo il sacrificio continuo
e la morte
Come se questa relazione fosse necessaria per
la felicità
Mai raggiunta lì dove gira
L‟attimo
buono nel suo disprezzo.
Metafore forti, dai “muratori” alle “armature
arrotolate”,
testimoniano il travaglio spirituale che
alberga profondamente in un
animo da sempre teso verso l‟immateriale, per realizzare la visione
“materializzata” di edifici altissimi in
grado di mettere in contatto il cielo e
la terra e non importa quanto nella vita
reale tutto ciò possa risultare
possibile. Lo spirito trabocca nel canto, l‟unico legame tra il sogno e la
realtà, tra l‟ultraterreno e l‟opera
dell‟uomo sulla terra.
Nel campo visivo che nella prima infanzia lo
aveva visto anelare alla
conoscenza come una briciola sotto le stelle
irraggiungibili, finisce per
attrarre coloro che sono, in un certo qual
modo, illuminati dal centro del
suo essere e desiderano stabilire un contatto
con il sublime e l‟etereo.
Questa bellezza cosmica che pulsa nelle
persone sensibili, spinge le stesse a
rianimare, approfondire e riempire i concetti
con il proprio sangue. I canti
di Ljubinko Jelić sono il riflesso di quel
bisogno primordiale d‟illuminare la
propria essenza, che intuitivamente fu
rivelata durante l‟infanzia:
Annidato nella paglia
Sto cercando d‟infilare
Le stelle nel mio
piccolo pallottoliere
Arrivo a dieci
e poi di nuovo
mentre l’intera
volta stellata
scorre sotto
le mie palpebre
Le situazioni concrete della vita, dove le
stelle appaiono come parte
di un gioco reale e la concretizzazione di
una sensoriale esperienza,
sono riconoscimenti del contatto cosmico con
i fatti del proprio essere, che
in un attimo solo furono esteriorizzate per
riunirsi alla luce delle stelle
come la personificazione del Logo e dell’astrattezza. E una volta illuminato
dall’interno,
è stato solo avviato alla maturazione. Poiché, come afferma
Schopenhauer: “Ogni uomo considera i limiti
della propria visione come
confini del mondo”.
Ljubinko Jelić è stato in grado di spostare
questi limiti verso le
profondità e le altezze. Le profondità lo
attiravano, mentre dalle armature sotto il cielo misura la forma delle costruzioni
dove impegna la propria energia, ricordandosi così della primaria resistenza
umana a raggiungere ilsurreale facendo riferimento a Nastasijević, quando
mostra in che modo la poesia diventa l’
incarnazione surrealistica. Scalando sempre più verso il
cielo, questo instancabile costruttore in
modo sempre più consapevole
intuisce i limiti dell‟uomo e nei suoi scritti riesce a esaltarsi e
ad
avvicinarsi al divino. Per questo fu
necessario il sacrificio di donarsi
senza sconti, rinchiudendo sé stesso nel
mosaico dell‟eternità, come nel
canto:
Ma in tutto questo
Una cosa è sicura: con
costanza
costruisco l’immaginario
con le parole, mai affidate
senza paura
e una fiamma tremolante
sulla lingua,
per un povero vagabondo
che in una notte di vento
sogni di riscaldare le sue
dita congelate.
Sogno o realtà: i due antipodi che il poeta
menziona sono pilastri
portanti, sono due rive incompatibili che
collega nel canto, sono i due poli
del suo essere che è progettato in modo
creativo e destinato a unire questi
estremi in sé attraverso il linguaggio. A
strutturare il mistero della lingua
in un canto misterioso del suo essere. E in
effetti il poeta sottolinea una
verità, una lingua, affidata a tutti, ma
sconosciuta in quella forma che di
solito si da a un canto. Un tale progetto di
pensieri sostenuti dal
linguaggio è un miracolo irripetibile, creato
da sé e salvato nella “scatola”
come uno dei volti degli artisti che sono qui
solo per manifestare
con piacere tanto spontaneo quanto istintivo,
perché Logo è dato ad ogni
individuo come parte dei misteri divini per
comprenderle secondo le
proprie capacità e per testimoniare,
attraverso la “santificazione della
luce”, che è il titolo di una delle poesie di
Jelić in cui si articola questo
progetto. E per la maggior parte delle sue
poesie si può dire che siano state
scritte con intenzioni referenziali, con semi
di senso poetico, come per
esempio in questo canto:
SULL’ORLO DELLA LINGUA
Invece di parlare adesso
sarebbe meglio
cancellare la mia memoria e
ammassare mattoni
su mattoni sull’orlo
della lingua incantata
dall’aspetto dell’edificio
immaginato molto tempo fa,
sotto le ali
dell’Angelo custode
Anche se il significato letterale di alcune
parole in questa canzone
può ingannare nella denominazione di alcuni
termini concreti, per esempio “edificio”, in
quanto il poeta è un costruttore che ha eretto numerosi edifici,
è chiaro che in questo caso abbiamo una
metonimia che si riferisce alla
costruzione spirituale - la poesia, e poi indicando le sue origini,
il divino,
“perché era molto tempo fa immaginata sotto
le ali dell’angelo
custode”...Cosi, il poeta ricorda che il
privilegio di cullare una
“costruzione” di questo tipo proviene dalle
sfere superiori e porta colui che
aveva avuto accesso a essere incantato dalla
lingua. Il linguaggio è nato
per pronunciare, sostenere e approvare l’amore:
IL VOLTO DELL’ANGELO
Ovunque guardi, non importa
la nebbia crescente, vedo
il volto dell’angelo e fonti gorgoglianti,
dalle labbra peccaminose
ancora intatti,
nonostante la sete della
tentazione
ovunque guardi, vedo la scia
di tutti
gli amori e senza fermarmi
vado
Il sogno per inarrivabile (il volto dell’angelo),
e le nuove forme di sè
stesso (nebbia crescente – coscienza della
suafinitudine), la lingua
(fonti gorgoglianti) e il nuovo volto dell’amore
come
una rinnovazione eterna del proprio essere (
le scia dei tutti amori) si
sono trovati in una unità armonizzata del
canto, come un brano della sua
nuova ed eterna giovinezza, valori estetici
permanenti riassunti in un
poema.
Non importa in che misura il poeta aveva
affrontato l’ineffabile e l’ha
tematizzato, è certo che l’amore
verso la creazione apre le ali per poter
raggiungere gli spazi tenebrosi che albergano
nell’uomo,
quel vuoto che
conosce ogni essere pensante, prova a cercare
l’uscita in
azione, creazione o
l’amore come una forza illuminante, l’unica
capace di aprire quel varco e
annunciarlo trasformato in un’estasi d’amore. Di
trasformarlo in “letto
d’adorazione“ dove si risana e che trasforma lo
spirito nel tempo
condensato, cioè la poesia che dura, quindi
esiste anche nell’essere del
poeta. Attraverso lo scritto pulsa anche la
sua energia incavata in edifici in
cui le persone vivono, soffrono e si amano
come avviene nei suoi canti,
come una costruzione spirituale creata in più
di una decina di libri che
testimoniano l’unità dell’amore verso la bellezza e i poteri
costruttivi
dell’uomo. Nella poesia di Ljubinko Jelić
cresciuta sulla sintesi di abilità
spirituale costruttiva e letteraria, vive
apertamente la verità dell’energia di una creatura umana, ambiziosa e
fertile che non si è sprecata nelle cose
transitorie e insignificanti. La passione con
cui esisteva e creava l’aveva
presentata con simboli e metafore molto
originali, e nella loro nascosta
potenza in un incontro con i lettori di
lingue diverse rimane la capacità del
poeta di resuscitare gli ideali, i suoi
pensieri, le sofferenze e la sua
illuminazione, mostrando che la creatività è
la vittoria più bella, che resta
sempre al di là della caducità e l’assurdità.
MILICA JEFTIMIJEVIĆ LILIĆ
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