Gladys Basagoitia Dazza: L’iris della speranza – FaraEditore 2017
Ha visto la luce lo scorso dicembre presso le Edizioni Fara di Rimini, nella collana “Vademecum”, la raccolta di poesie di Gladys Basagoitia Dazza: L’iris della speranza: novantacinque pagine di “puro lirismo”.
Inconfondibile è in poesia la voce di chi si pone alla traduzione dei poeti/poete da lingue diverse dalla sua: come il caso dell’affermata poeta Giovanna Iorio che per le edizioni “Via del vento” di Pistoia ha tradotto poete irlandesi. Ha questa voce una essenza longeva, carica dell’energia proveniente dall’avere a che fare con idiomi di luoghi e civiltà diverse.
Nel caso della Nostra, lei, traduce sé stessa: peruviana per nascita vive in Italia da molti anni assimilando con vigore l’uso della nostra amata lingua nazionale che non è certamente facile. Il risultato è verificabile nelle molteplici raccolte poetiche pubblicate singolarmente o in compagnia di Vera Lucia de Olivera.
Per apprezzare pienamente il senso dell’intera raccolta è indispensabile al lettore apprendere il significato che l’umanità ha dato ai fiori scelti dall’autrice: l’Iris Gladiolus simboleggia l’assoluta fiducia, l’affetto, l’amicizia, il trionfo della verità e soprattutto la saggezza e la promessa della continuità della Speranza.
Il loto, a sua volta, è considerato il fiore sacro per diverse religioni e nel Buddismo indica l’essenza dell’esistenza umana.
Entrambi i fiori, il primo che denomina la raccolta attuale, e richiama il nome della stessa poetessa, sono riportati nella poesia Radici a pag. 31: “(…) mai sono state le radici così poderose / nutrimento del fiore purissimo / fiore del prodigio di bellezza / e di profumo incomparabile / loto simbolo della rinascita / che amo tanto quanto l’iris / fiore elegante eppure umile / simbolo dell’amicizia / e della speranza / di un mondo migliore”.
L’intera raccolta, divisa in cinque sezioni: “Poesia”, “I volti dell’amore”, “L’arte musica danza”, “Lo spirito del silenzio”, “Infinto amore” è pervasa dalla necessità profonda dell’autrice di raggiungere l’umanità attraverso l’amicizia, la conoscenza di uomini e donne portatrici delle sue stesse facoltà sensitive, degli stessi autentici dolori, delle gioie di fronte al miracolo/ mistero del Creato.
Diverse sono le strade intraprese, tra queste la condivisione nella Musica e la ricerca nella Scienza.
L’afflato di Gladys con il dolore cosmico è declamato in quasi tutte le composizioni di questa raccolta e indicate dalla dedica posta ab initio: Dedicato alla memoria di mio figlio Edwin (pag. 9). Dolore cupo e insormontabile per molti la perdita di un figlio, viene sciolto dalla Nostra nei versi di questa poesia a pag.32: “un atto di quotidiana umiltà ringrazio / e medito in profondo silenzio e amo / inseguo l’ordine naturale del mio corpo / e della mia mente pratico la pazienza /(…) so che la natura è anche entropia / e disordine però la varietà significa vitalità / adoro l’eterno amando tutta l’umanità” (Adoro l’eterno).
Leggendo i versi della Nostra percepiamo per intero il pianto delle ultime minoranze esistenti sul nostro azzurro pianeta: sterminate per fare spazio al “demone insaziabile” dell’economia: consumare, produrre, distruggere i deboli ritenuti inutili, minacciare chi canta la bellezza della Vita.
Come nella stupenda raccolta Accecate i cantori della poeta Angela Caccia, così nella raccolta di Gladys si avverte l’empatia con il dolore del nostro mondo: “(…) vivo / un dolore insopportabile / per non poter fare nulla / dinanzi alla crudeltà / d’ogni morte” (Sola soletta, pag. 39).
La solitudine delle prime voci nel coro della Speranza è unanime.
Sempre troppo poche, sempre più flebili, sempre più perseguitate, intimorite, uccise. L’entropia umana è più feroce di quella naturale perché solleva continuamente il vento della morte, attraverso guerre e distruzioni di massa, pur di impedire che si affermi l’univocità del messaggio di Pace per il genere umano.
Le anafore accompagnano il verso semplice e chiaro. L’enjambement è l’energia che collabora all’unione del verso libero. Si avverte la frequenza e la musicalità della poesia spagnola nei corpi più ampi delle composizioni.
Incisiva è l’introduzione a questa raccolta realizzata dall’editore Alessandro Ramberti che ben conosce la lunga produzione poetica dell’autrice: “(…) Da sempre la poetica dell’italo-peruviana Gladys è un ponte fra Vecchio e Nuovo Mondo, fra la realtà e il mistero che la avvolge quando / per forza si deve vivere / la dimensione del dolore / dove combatte e trionfa / lo spirito vitale del silenzio” (pag. 7).
recensione di Vincenzo D'Alessio
Ha visto la luce lo scorso dicembre presso le Edizioni Fara di Rimini, nella collana “Vademecum”, la raccolta di poesie di Gladys Basagoitia Dazza: L’iris della speranza: novantacinque pagine di “puro lirismo”.
Inconfondibile è in poesia la voce di chi si pone alla traduzione dei poeti/poete da lingue diverse dalla sua: come il caso dell’affermata poeta Giovanna Iorio che per le edizioni “Via del vento” di Pistoia ha tradotto poete irlandesi. Ha questa voce una essenza longeva, carica dell’energia proveniente dall’avere a che fare con idiomi di luoghi e civiltà diverse.
Nel caso della Nostra, lei, traduce sé stessa: peruviana per nascita vive in Italia da molti anni assimilando con vigore l’uso della nostra amata lingua nazionale che non è certamente facile. Il risultato è verificabile nelle molteplici raccolte poetiche pubblicate singolarmente o in compagnia di Vera Lucia de Olivera.
Per apprezzare pienamente il senso dell’intera raccolta è indispensabile al lettore apprendere il significato che l’umanità ha dato ai fiori scelti dall’autrice: l’Iris Gladiolus simboleggia l’assoluta fiducia, l’affetto, l’amicizia, il trionfo della verità e soprattutto la saggezza e la promessa della continuità della Speranza.
Il loto, a sua volta, è considerato il fiore sacro per diverse religioni e nel Buddismo indica l’essenza dell’esistenza umana.
Entrambi i fiori, il primo che denomina la raccolta attuale, e richiama il nome della stessa poetessa, sono riportati nella poesia Radici a pag. 31: “(…) mai sono state le radici così poderose / nutrimento del fiore purissimo / fiore del prodigio di bellezza / e di profumo incomparabile / loto simbolo della rinascita / che amo tanto quanto l’iris / fiore elegante eppure umile / simbolo dell’amicizia / e della speranza / di un mondo migliore”.
L’intera raccolta, divisa in cinque sezioni: “Poesia”, “I volti dell’amore”, “L’arte musica danza”, “Lo spirito del silenzio”, “Infinto amore” è pervasa dalla necessità profonda dell’autrice di raggiungere l’umanità attraverso l’amicizia, la conoscenza di uomini e donne portatrici delle sue stesse facoltà sensitive, degli stessi autentici dolori, delle gioie di fronte al miracolo/ mistero del Creato.
Diverse sono le strade intraprese, tra queste la condivisione nella Musica e la ricerca nella Scienza.
L’afflato di Gladys con il dolore cosmico è declamato in quasi tutte le composizioni di questa raccolta e indicate dalla dedica posta ab initio: Dedicato alla memoria di mio figlio Edwin (pag. 9). Dolore cupo e insormontabile per molti la perdita di un figlio, viene sciolto dalla Nostra nei versi di questa poesia a pag.32: “un atto di quotidiana umiltà ringrazio / e medito in profondo silenzio e amo / inseguo l’ordine naturale del mio corpo / e della mia mente pratico la pazienza /(…) so che la natura è anche entropia / e disordine però la varietà significa vitalità / adoro l’eterno amando tutta l’umanità” (Adoro l’eterno).
Leggendo i versi della Nostra percepiamo per intero il pianto delle ultime minoranze esistenti sul nostro azzurro pianeta: sterminate per fare spazio al “demone insaziabile” dell’economia: consumare, produrre, distruggere i deboli ritenuti inutili, minacciare chi canta la bellezza della Vita.
Come nella stupenda raccolta Accecate i cantori della poeta Angela Caccia, così nella raccolta di Gladys si avverte l’empatia con il dolore del nostro mondo: “(…) vivo / un dolore insopportabile / per non poter fare nulla / dinanzi alla crudeltà / d’ogni morte” (Sola soletta, pag. 39).
La solitudine delle prime voci nel coro della Speranza è unanime.
Sempre troppo poche, sempre più flebili, sempre più perseguitate, intimorite, uccise. L’entropia umana è più feroce di quella naturale perché solleva continuamente il vento della morte, attraverso guerre e distruzioni di massa, pur di impedire che si affermi l’univocità del messaggio di Pace per il genere umano.
Le anafore accompagnano il verso semplice e chiaro. L’enjambement è l’energia che collabora all’unione del verso libero. Si avverte la frequenza e la musicalità della poesia spagnola nei corpi più ampi delle composizioni.
Incisiva è l’introduzione a questa raccolta realizzata dall’editore Alessandro Ramberti che ben conosce la lunga produzione poetica dell’autrice: “(…) Da sempre la poetica dell’italo-peruviana Gladys è un ponte fra Vecchio e Nuovo Mondo, fra la realtà e il mistero che la avvolge quando / per forza si deve vivere / la dimensione del dolore / dove combatte e trionfa / lo spirito vitale del silenzio” (pag. 7).
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