martedì 20 febbraio 2018

Cos'è la poesia?

recensione di Giuseppe Vanni 



Per comprendere – se comprendere è davvero urgente e necessario quando si tratta di poesia… – Al largo, ultima raccolta poetica di Alessandro Ramberti, è importante soffermarsi sull’introduzione Misericordia e Verità il cui sottotitolo recita La tensione vitale del tempo. Il lettore, utilizzando appunto come chiave l’introduzione, una volta avventuratosi nel testo poetico non può fare a meno di avvertire questa tensione come scaturente da un inesauribile confronto con l’ultraterreno, con il cammino di verità (la verità assoluta è una peculiarità divina, scrive Ramberti) che spinge l’uomo sulla strada della misericordia. Si tratta naturalmente di un cammino irto di ostacoli, ma urgente, perché rimanere fermi significa essere già morti. Va da sé quindi che, se l’ispirazione poetica rimane sempre e comunque l’istante, l’attimo, in cui ciò che urge si fa concreto, nel caso di Ramberti pare di capire che la fonte inesauribile che replica quell’attimo stia nel confronto mai risolto – in senso costruttivo – con quel passaggio fondamentale in cui il tutto (libertà, verità ed empatia) rientra nella sfera della misericordia, ovvero evolve, si trasforma, procede e cresce in consapevolezza nel tempo che ci ospita e ci mette in relazione.
Ora, non a tutti è dato di poter sentire l’empatia – parola che rientra appieno nel lessico rambertiano – che è al tempo stesso sorgente e foce di un tale percorso lirico ed esistenziale: più spesso può essere – e succede di chiederselo, nei momenti in cui il dubbio sgretola i fragili argini della fede – che sorga il sospetto che le dotte meditazioni che dovrebbero spingerci appunto Al largo siano frutto di visioni tipiche di un pensiero filosofico affine, eppure ben distinto, da quello spirituale. Ecco quindi che la poesia può aiutarci a camminare sul filo sottile tra fede e ragione, perché se vuoi Prendere il largo, allora penetra lo spazio / supera i dilemmi / quando si presentano / senti che sei fragile / prova ad affidarti. E se questa esortazione può apparire troppo diretta, se leggendo la raccolta poetica ci si può trovare una certa aforisticità insistita, ciò non significa che l’autore rinunci ad aprire squarci su realtà inesplorate, come in Andare in cerca, quando con magnifica sintesi si (ci) chiede cosa manca al cuore / fermo al desiderio? E il dibattito potrebbe aprirsi e finire qui, a pagina 17 del testo, visti gli orizzonti spalancati da quel punto mai così interrogativo.
Ma poi, leggendo e rileggendo le pagine che mancano da lì alla fine della raccolta, e forse andando oltre – chissà – le intenzioni dell’autore, un altro tema si pone all’attenzione di chi voglia condividere una lettura critica; spesso, forse troppo, ci si chiede cosa sia la poesia. Di definizioni, anche le più bizzarre, ne sono state date tante, così da avere il dubbio che sia una materia di per sé ineffabile e quindi non soggetta ad una definizione ultima. Dalle reminiscenze scolastiche de La Chimera di Campana o L’isola di Ungaretti (per citare appunto due esempi da manuale), affiora un filone critico che vede nella poesia – trasfigurata attraverso un processo di personificazione – l’oscura protagonista di quei versi criptici così vicini all’ideale di una lirica pura di derivazione simbolista. Leggendo quindi in Ramberti versi come giare ben disposte / musicano il sangue / calano le nasse / pescano il possibile (in Preghiere), oppure queste sono pietre / d’aria evanescenti / garze che segnalano / luoghi di passaggio / purificatori (in Mettere in scena) e ancora nembi in scuri banchi / formano figure / mettono giù frasi / senza avere mani / né arti o sensi propri (in Interpretazioni), viene il sospetto che il protagonista che si nasconde all’interno dei versi che compongono la silloge Al largo sia appunto la poesia stessa (le giare, le pietre, i nembi con le loro azioni di cui sopra). Sospetto che Ramberti eleva a certezza – ne converrà l’autore? – quando in Riposo scrive che dietro il caos c’è un ordine / sparso di metafore. Perché, proprio attraverso le metafore – e qui siamo alla fine del viaggio, laddove non a caso l’autore conclude con questa citazione da Papa Francesco – la poesia […] è in grado di spalancare visioni ampie anche in spazi ristretti. E se era una definizione quella che mancava, allora è giusto fermarsi qui.

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