La pianura poetica europea è da
tempo, e quasi ciclicamente, inondata dalle acque fertili di chi cerca di
restituire il ritmo originale della suadente musicalità del dolce canto di
Calliope. Ora sinuosa ora virile, ora sentimentale nelle concise forze s’impone
di attraversare il palpito sonoro delle tremule stelle - dal labbro del verso -
al silenzio lirico, intermittenti segnali per la loro naturale libertà. Tanti
segnali,dato che tanto è grande il dilemma umano di Milica. Sin dalla sua
infanzia biografica, Ella via via è cresciuta col sentimento interiore della
poesia. Le liriche di Milica ci restituiscono l’immagine della piccola Alice nel paese delle meraviglie.; di un mondo
prima distrutto e poi ricomposto con l’armonia delle sue lriche, col canto che
tutto ricompone, come La Nostra dichiara
sulla poesia di Claudia Piccinino .
RITORNO A ME STESSA “ Quello che viene fuori dai suoi versi è un
mondo significativo che nasce dalla riflessione meditativa e dal Logos cosciente
…, che, per superare la frammentazione delle creature, l’alienazione centrica,
l’isolamento, la depravazione morale ... “, si è trasferito nella tenerezza del
verso poetico. La voce stellare…, la voce del silenzio apparente per le coscienze
ancora dormienti, così familiare e dolente per gli spiriti sensibili, trova nella donna
la via immediata dell’intuizione, filtrando l’intimismo discreto, geloso, istintuale.
Simili a lampi della fantasia sono i simboli virtuosi della libertà. Nell’umano
femminile della donna ricorre il pudore degli occhi feriti, sono le stelle,
diamanti dalle mille pulsanti sfaccettature. Affidandomi ai pochi casi di genio
poetico a me conosciuti, mi sovviene l’amica pittrice, poetessa e critica
eclettica SILLA CAMPANINI, che vuole sottrarre i versi dell’artista balcanica
all’iniqua declinazione manzoniana di un sottinteso interlocutore Carneade…
antropoide … coniugato al maschile, italianista, quanto il compianto cantastorie trovatore delle ballate,
il poeta Fabrizio De André, fino a celebrare, senza esitazioni di ammonimenti
cronologici, la poesia riecheggiante Montale, di ALDA MERINI, questa raccolta
di poesie così numerose della Signora MILICA LILIC, in me suscita un entusiasmo superiore ad ogni
critica letteraria. Lavorando con umiltà e dovizia nell’apparato critico, ciò
che ho riscontrato nella poesia della Lilic, compreso i Canti di Ezra Pound
sono: la tenerezza della carezza del sole nascente, la gioia di un’ anima festosa, forse
nell’immaginario collettivo, quando il fiore gioca con l’ape in un pomeriggio
caldo e sereno. Mi sento un nano sulle spalle di un gigante per la
responsabilità delle note di commento a corredo di questa esegesi di analisi
critica e di giudizio del contenuto sostanziale, tra chi ama la poetica di
Millca (a rime sciolte..), cui lo stilema diretto pone stretta distanza di
correlazione tra l’energia consuntiva del narrato. e la sincerità che spingono
l’Autrice a svelarsi, anche negli aspetti più nascosti, celati dal simbolo qui
puramente femminile. Forse è tanto più fragile... quanto più dura della punta
di diamante, , limpida come la chiarezza di una donna che, per amore autentico
arriva fino al sacrificio di sé…, una
donna messa al tappeto, e che spesso si rialza ! Forte come ferro temprato alla
forgia delle esperienze e vicende drammatiche che hanno colpito la donna, la Madre
e la Sposa..,, trasformando la dama ferrea, in puro acciaio. Dietro a queste
impressioni indelebili, nel suo porsi sempre in discussione e nelle sue
confessioni, aleggia sempre di volta in volta, impalpabile e concreta ma sempre
irraggiungibile l’immagine poliedrica di una donna che ha sempre amato, di un
sentimento materno, ma ad un tratto, l’uomo è...di nuovo maschio!, e tuttavia è
discontinua la reciprocità di quell’affetto. Questo lato della donna
protagonista della vita, mai assente, quanto percepibile dall’induzione
accorata dei versi, è l’autentico motore dell’energia della poetessa , quel suo essere se stessa costantemente narrante e
lirica : “ … dopo avere annullato me / stessa / E mi ero trasformata in Te /
Piena di te / Ho respirato con il tuo respiro / … / Ora che sono ritornata a me
stessa / sento la libertà / il mio secondo io / … / La bellezza del ritorno al
mio / essere…. / “ . Il “Bambino” volubile come la Cometa Luna che sognerà
sempre favole violente per i cartoni…. che seduce la fantasia ! E qui, il
Simbolo ridestato a Simbolismo etico in questa possibilità cosciente di Millca,
di scoprire qualcosa che prima non sapeva. Quella dolcezza pascoliana
dell’eterno bambino interiore. La ripetività nel tempo dell’IO bambino per
l’uomo nuovo coniugato al parassitismo psicologico. Per opportunità
autocentrica, vissuta disvelata nella sintesi finale della lirica, quanto nei
ripetuti tentativi di seduzione magica, come in un limbo dei sensi incantati !
Pericoli che la donna intimista sempre ha sfiorato salvificamente, grazie alla
propria indomita energia. Un amore dunque mai ripagato, unilaterale, in un campo
gravitazionale che non si può chiamare attrazione fatale..di quel Sole che
brucia “la sua (mia) pelle”. Una forza, un’energia e una sincerità che spingono
l’Autrice a rivelarsi anche negli aspetti più nascosti e fragili. Anche qui
trionfa l’umano femminile istinto di conservazione, perché la donna spesso…
buttata a tappeto….si è sempre rialzata!
Qui si sposa il Simbolismo col
concetto attivo di questa energia cosciente consapevole istintiva, primordiale
della donna-madre… Milica si ferma e si volta verso l’autentico Sole della
vita, verso il suo orizzonte. Il mare della resurrezione, cui le onde benefiche
lambiscono i piedi...Un ritorno alla verità del suo secondo IO : sostanziale,
intuitiva, istintiva, spirituale, facendo eco e spazio, tra i veli e i meandri dell’apparenza,
duale e oggettiva, separativa… via via in dissoluzione per riflessione. Milica
cerca ancora risposte all’istinto materno, per fugare il vento che agita
l’anima : “ Come una musica spenta / che risuona ancora nella coscienza “.
Contribuisce l’attesa dopo il tentativo di rispettare la forte componente ritmica
dell’originale, ripercorrendo per filo e per segno la Voce tempestosa del senso
che agisce per conto di un giudizio interiore d’anima, dal quale deriva la
propria autorità. Versi simili sono come prosa coerente con se stessa,
l’Autrice ha cercato di affidare alla discorsività l’eloquio della psiche, lessico e stile confacente al veicolo linguistico che
traduce il senso emotivo dei versi. Milica col pudore della consapevolezza,
scrutando il cielo stellato della propria interiorità: quella bellezza-verità
per sottrarre i versi al logorio della fauna. e al ritorno al suo essere !
L’uomo è dunque di nuovo maschio : “ Tu sei distante Cometa Luna / che seduce
la fantasia “. Un’aporia quale richiamo al parlare sul serio a qualcuno che sta
giocando…, è una cosa senza senso. D’altronde La Lilic avverte la brutta
situazione, non vorrebbe essere nei suoi panni, fino a carpire la sua
vocazione, parlando al suo Lui “ ..ancora distante “. In realtà Milica parla a
noi tutti lettori smarriti abitanti di questo pianeta, che si prende troppo sul
serio. Per la donna la rivoluzione si fa con un fiore in mano, mentre le
femministe la fanno rivendicando la proprietà del proprio corpo.. Tutti i
segreti dell’essere donna offerti alla tenerezza dell’essere fragile nella
natura femminile, col massimo essenziale, e senza chitarre in sottofondo come la
Boaz cantautrice di Spoon Riiver (il cimitero del sogno americano ). Una
metrica in versi sciolti nitida tale da far immedesimare le lettrici; adatta a chiunque
ama o abbia amato da giovane…di un amore perenne .., indifferente agli anni che
scorrono come grani di un rosario, quegli impulsi idealistici, simili al volo
del cavallo alato Ippogrifo, avventuroso quanto aperto al coraggio dei Poeti...
che spaziano nei cieli delle Valchirie germaniche…,vergini guerriere che
aiutavano i caduti a rialzarsi per accompagnarli nel Valhalla , il paradiso
degli eroi.
ALFREDO PASOLINO ***
Prof. Alfredo Pasolino - Critico
letterario-scrittore -saggista –
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