Michele Lalla,
Treninternetviaggi, Campanotto 2006, pp 160, € 11,00
lettura di AR
Contiene infatti pulsanti
lacerti di anima questa raccolta ricca di rifermenti letterari (in primis a
Eliot, imprescindibile voce del Novecento, ma anche ai russi, a Emily Dickinson e ad altri) e ritmata da endecasillabi che
arrivano al margine in cui la luce si infossa nell’ombra, l’amore (umano) fa i conti con la labilità condizionata dei sentimenti, la riflessione (di un fisico come Lalla è)
constata quotidianamente il principio di indeterminazione che apre però lo
spazio-tempo al mistero, alla meraviglia, alla creatività: “… ma devi andare /
sempre oltre l’incognita o la cifra” (p. 42).
In questa raccolta di creatività poetica ce
n’è (forse a tratti celata da giochi di parole e digressioni che paiono essere
anche uno schermo per non esporre troppo ferite ancora sanguinanti) e vera,
perspicua, visionaria, provocante: “… i confini / che ogni giorno limitano i
respiri / legano i denti che in un colpo possono / strappare le te carni, sono
limiti” (p. 16); “il Demonio è il sale dell’esistenza / e non c’è paradiso
senza inferno / entrambi da Dio creati in un lampo” (p. 29); “«Cos’è l’amore,
quando non sblocca / la lingua che ci distacca dall’unione / e attacca verbi
su sguardi di stucco?» // È l’illusione della volontà di essere.” (p. 32); “Il
suo sorriso è una fetta di cocomero / fragrante di dono / che assegna spazi /
ai gesti, veicoli di semi nel sigillo / dell’unione / congiunzione di corpi /
da latitudini opposte che instilla / la nostalgia del fu che ora si storpia”
(p. 37).
I luoghi, gli
oggetti, i paesaggi sono generatori di forti metafore, specchio materico delle
emozioni, della memoria: “… sei la pisside / che accoglie sogni di coscienza / nel sonno che
pervade la veglia / tra le guglie di pietra: essenza / del divino che intaglia
la mente. // A Modena sei la Piazza Grande.” (p. 55); “E ora sono dove non puoi
venire, / in quell’intatto spazio, tutto e solo / per me, dedicato a quel
costrutto / del Sé che dà forza a corse di lupe: / così scompaio e ricompaio
dopo / per albeggiare agli orsi e ai dirupi.” (p. 118); “Le stelle non si
possono conoscere / sono nel cielo e le vedono tutti / ma nulla si sa delle
loro ferite: / mostrano il rebus dell’indifferenza” (p. 126); “Non indagare il
passato / scavando nuvole di memoria” (p. 133).
Le tre sezioni che
compongono l’opera – “Itinera-mente”, “Incontro in rete”, “Controcanti
d’in-contro” – hanno tutte a che fare con il viaggio, il movimento, la tensione
verso o la fuga da, il desiderio di corrispondenze (amorose, politiche, ideali)
e la necessità di autodefinirsi, i rischi dell’abbandono e le gioie di
relazioni appaganti (ma transitorie): “… Ulisse – impostore / e dell’etica distruttore –
ostaggio / dell’andare in sé, dove le soste / sono riposi per riprese… / (…) /
non chiederti dove vai o se hai colto / il senso dell’andare e del restare /
l’importante è frastornarsi nel mare / di sensazioni per dimenticare / quel sé
ancora in stato embrionale.” (p. 46); “l’ideale è la visione del sé / o il
traguardo dove arrivare? / (…) / E questo viaggiare / inquieto è fuggire o
cercare ? / Riconoscere o dimenticare / il passato? / Non chiederti domande”
(p. 59); “Come pensi di attuare
l’in(s)contro / di anime? Oggi, sono tutte svendute!” (p. 68); “Il mistero
dell’amore è stanarsi” (p. 78); “Ci sono tante vie, ma non c’è scampo, / ognuna
è sotto il danno del tempo” (p. 99).
I versi di Michele Lalla ci aprono lo sguardo, ci scavano grotte nel cuore, ci aiutano a
riflettere, a definire il “senso” della realtà, a impostare azioni di
responsabilità e umanità, a trarre dalle nostre radici benché sradicate (e la
vita di ogni persona è un continuo viaggio, sradicamento, se non nello spazio,
sempre nel tempo) la linfa che possa dare ampio e accogliente respiro ai nostri
rami, a fare dei momenti di smarrimento, abbandono e sconfitta tappe di un
cammino di sempre maggiore consapevolezza e comprensione verso noi stessi e
verso i compagni e le compagne di viaggio, per contribuire a quella che Alberto
Bertoni definisce nella Postfazione “comunità degli animi”.
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