sabato 30 settembre 2017

Recensione di Claudia Piccinno al libro Mi fido del mare




di Carla De Angelis

FaraEditore





Ricevere un libro di poesie equivale a ricevere in dono un fascio di fiori; il profumo che annusi al primo sguardo, difficilmente ti abbandonerà.

Profumano i versi di Carla De Angelis, profumano di autenticità, di spiritualità, di bellezza.

S’intuisce un’anima limpida eppure inquieta, spezzata dal disincanto, eppure fiduciosa.

Non ho mai incontrato la poetessa, ma nei suoi scritti ne ho colto l’essenza.

Lei si fida del mare e al mare è accomunata dal movimento, dalla ricerca perenne di un equilibrio tra onda anomala e calma piatta, tra alta marea dell’entusiasmo e bassa marea della pace interiore.



La sua poesia è piena di quesiti espliciti e impliciti  “la luna:..rubò qualcosa di te/ basterà una vita per ritrovarlo?”

“non mi sottraggo al dubbio/ la differenza è nel seme o nella terra?”



Emerge la necessità di distillare parole capaci/ di camminare tra il bene e il male.



L’autrice interrogandosi sul suo scrivere teme che il lettore possa chiedersi  “è carne o pesce, terra o mare?”

Ma ben presto mi accorgo che gli stessi suoi versi le rispondono “ Non voglio riparo dalla pioggia/ né far tacere le voci che/ dentro e fuori sciolgono parole”

La poesia non si spiega, la poesia si percepisce, e soprattutto non può evitare le faville.

Nei versi della Nostra non c’è solo il mare, c’è anche tanta terra, c’è la semina e la fatica della formica, c’è il grano, l’albero d’ulivo, il rosso del geranio  e c’è anche tanto cielo, abitato da sole, vento, tuoni, ombre e angeli.

C’è la quotidianità, la gioia delle piccole cose :”Ogni rientro prevede un dono/ alla casa al giardino al gatto alla dispensa / questi vasi comunicanti sono il piacere del tempo/ porto sulle spalle/ quel milione di cose come pegno alla vita.”

C’è la notte di Natale e c’è anche la morte: “ Perché correre sudare scegliere se poi/ un niente asciugherà il respiro?” e poi la consapevolezza che la morte fa parte della vita e con naturalezza Ella afferma: “Amo così tanto il mare / che vedrei azzurra anche la morte/ se mi cogliesse mentre nuoto/ verso l’altra sponda”

Una scrittura che emoziona nel suo costante peregrinare da un dubbio all’altro, uno stile che rifiuta la punteggiatura perché in continua evoluzione, ma che non per questo rifugge dalla sosta introspettiva, anzi si sofferma sull’inciampo dell’ape che ruba al fiore e io come lei “ faccio il girotondo immersa/ in strati di mappe/ cerco il posto che mi spetta  nel cerchio…”

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