Oggi è il 15 settembre e tu avevi 15 anni
e domenica sera, il 9, te ne sei andato
e domenica sera, il 9, te ne sei andato
non ti ricordo dal vero, solo ho visto per un istante sullo schermo d’un telefonino
la tua fotografia con sotto la scritta ERA LUI:
non chiederò di rivederla ma non la dimentico,
potrei riconoscerla ovunque anche fra cent’anni
la tua fotografia con sotto la scritta ERA LUI:
non chiederò di rivederla ma non la dimentico,
potrei riconoscerla ovunque anche fra cent’anni
e solo abbiamo sentito passare le ambulanze,
mai sentite sirene tanto vicine e urgenti
hanno trapassato i muri fatto tremare l’aria:
una sirena per te
una per il macchinista
una per chi ti voleva bene
– così è stato detto, dopo
mai sentite sirene tanto vicine e urgenti
hanno trapassato i muri fatto tremare l’aria:
una sirena per te
una per il macchinista
una per chi ti voleva bene
– così è stato detto, dopo
e io vorrei dire, scrivere il tuo nome
ma in nessun luogo il tuo nome è stato scritto
o pronunciato
e tu lo hai cancellato dai tuoi social
prima di lasciare – al suo posto, al tuo posto –
la parola SUICIDE,
in bianco su uno schermo nero
ma in nessun luogo il tuo nome è stato scritto
o pronunciato
e tu lo hai cancellato dai tuoi social
prima di lasciare – al suo posto, al tuo posto –
la parola SUICIDE,
in bianco su uno schermo nero
in inglese, perché in inglese, anche i tuoi compagni
sui loro telefonini hanno scritto in inglese
PRAY FOR XXX
e REMEMBER YOUR LIFE IS IMPORTANT
sui loro telefonini hanno scritto in inglese
PRAY FOR XXX
e REMEMBER YOUR LIFE IS IMPORTANT
e io vorrei pregare per te, sapessi pregare,
e in quale lingua non so
e non mi do pace
di non averti trovato conosciuto visto fermato
e non so se sto tentando di consolare te, per sempre inconsolato, o me stessa, o quelli come te,
se quelli come te mai possono essere raggiunti da parole come queste nostre di ora
chi toccano le mie lacrime
questo strazio e solitudine che si spalanca
e in quale lingua non so
e non mi do pace
di non averti trovato conosciuto visto fermato
e non so se sto tentando di consolare te, per sempre inconsolato, o me stessa, o quelli come te,
se quelli come te mai possono essere raggiunti da parole come queste nostre di ora
chi toccano le mie lacrime
questo strazio e solitudine che si spalanca
e guardo i luoghi, interrogo i viali dei tigli, le finestre i muri delle scuole, i binari del treno,
ti cerco dove sei stato e ora manchi, o sei ancora,
ti sento ovunque nell’aria ferma e vuota nel cielo bianco, grigio
che non dice parola
ma ti custodisce in sé
con tutte le foglie immobili e il sangue e il tuo sguardo
il tuo sguardo mite e ritratto che guarda da quella foto, guarda dal dove in cui sei, sei stato,
mentre già si allontana guarda e chiede e chiama, e per sempre esiste
ti cerco dove sei stato e ora manchi, o sei ancora,
ti sento ovunque nell’aria ferma e vuota nel cielo bianco, grigio
che non dice parola
ma ti custodisce in sé
con tutte le foglie immobili e il sangue e il tuo sguardo
il tuo sguardo mite e ritratto che guarda da quella foto, guarda dal dove in cui sei, sei stato,
mentre già si allontana guarda e chiede e chiama, e per sempre esiste
e siccome tutto ciò che so e che conta lo so con le poesie
a un certo punto mi ricordo anche di Ungaretti, del suo amico nato come lui in Egitto,
e questa poesia – le date, i numeri, le coincidenze…! – oggi compie cent’anni,
quasi esattamente cent’anni oggi – ma il suo amico Ungaretti l’ha accompagnato, l’ha accompagnato
al camposanto d’Ivry (IN MEMORIA. Si chiamava / Moammed Sceab // Discendente / di emiri di nomadi / suicida / perché non aveva più / Patria // Amò la Francia / e mutò nome // Fu Marcel / ma non era Francese / … // E non sapeva / sciogliere / il canto / del suo abbandono // L’ho accompagnato / insieme alla padrona dell’albergo / dove abitavamo a Parigi / dal numero 5 della rue des Carmes / appassito vicolo in discesa // Riposa / nel camposanto d’Ivry / … // E forse io solo / so ancora / che visse. // Locvizza il 30 settembre 1916)
a un certo punto mi ricordo anche di Ungaretti, del suo amico nato come lui in Egitto,
e questa poesia – le date, i numeri, le coincidenze…! – oggi compie cent’anni,
quasi esattamente cent’anni oggi – ma il suo amico Ungaretti l’ha accompagnato, l’ha accompagnato
al camposanto d’Ivry (IN MEMORIA. Si chiamava / Moammed Sceab // Discendente / di emiri di nomadi / suicida / perché non aveva più / Patria // Amò la Francia / e mutò nome // Fu Marcel / ma non era Francese / … // E non sapeva / sciogliere / il canto / del suo abbandono // L’ho accompagnato / insieme alla padrona dell’albergo / dove abitavamo a Parigi / dal numero 5 della rue des Carmes / appassito vicolo in discesa // Riposa / nel camposanto d’Ivry / … // E forse io solo / so ancora / che visse. // Locvizza il 30 settembre 1916)
e io non so scrivere il tuo nome ragazzo che potevi essere mio figlio, mio fratello, il tuo nome che somiglia a Marcel, IN MEMORIA
15 settembre 2017, in Lombardia
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