Serena Bilanceri, Fluire – in Gymnopedie, Architetture e altre opere belle – FaraEditore 2017
recensione di Vincenzo D'Alessio
La raccolta di poesie sperimentali, come le definisce la stessa autrice Serena Bilanceri, è una delle finaliste del Concorso Pubblica con noi 2017 bandito da FaraEditore di Rimini.
Oltre al modo di rappresentare versi e funzioni visive la raccolta effettivamente abbraccia in pieno il termine greco panta rei della scuola eraclitea fiorita in Grecia intorno al VI secolo a.C.: tutto scorre in un fiume che è la realtà dove le acque sembrano immobili invece non sono le stesse nel momento nel quale il filosofo vi si immerge.
La poetessa apre il dialogo interiore, e quello con il lettore, con un insieme di interrogativi che pongono sulla bilancia della poetica da una parte le illusioni e dall’altra la verità dell’esistenza (ernüchternd: che fa riflettere). Un confronto allineato con il pensiero di molti poeti romantici: “(…) la verità è / (…) / è nuda / e sola / come luna / irradiata / dalla cruda luce / del sole” (pag. 92), come in G. Leopardi.
I termini “irradiata” e “cruda” manifestano la materia che si va ad affrontare: l’inganno dalla nascita al fine vita.
La sostanza della ricerca nelle acque dell’esistenza è legata alla poliedricità del reale/irreale e dall’unicità del soggetto della ricerca nel pensiero mutevole: “di una verità / non nostra?” (ibidem).
Gli shemi di flusso disegnati dalla Bilanceri occupano gran parte delle pagine per confluire nella funzione filosofica dell’argomento argomenti che scorrono all’interno delle composizioni poetiche come ombre/macchie che nascondono la Verità.
Le due composizioni che maggiormente attraggono il lettore sono la prima a pag. 97 sull’Amore e la seconda a pag. 104 sul Lavoro: temi fondamentali nell’esistenza di ogni essere vivente nella società in cui vive.
Sul tema dell’Amore scrive la Nostra: “(…) Stemma di marche, / ricettacol di idee, / confuse, indistinte / tra loro. / Amore.”
Concordo con il giudizio emesso dalla Giuria del Concorso: “(…) il pensiero razionale, l’emozione e la riflessione empatica si fondono in un quadro poetico caleidoscopico, dalle ombre accese e dai confronti sfumati, specchio opaco del disorientamento e della precarietà dei tempi moderni” (Emilia Dente, a pag. 106).
recensione di Vincenzo D'Alessio
La raccolta di poesie sperimentali, come le definisce la stessa autrice Serena Bilanceri, è una delle finaliste del Concorso Pubblica con noi 2017 bandito da FaraEditore di Rimini.
Oltre al modo di rappresentare versi e funzioni visive la raccolta effettivamente abbraccia in pieno il termine greco panta rei della scuola eraclitea fiorita in Grecia intorno al VI secolo a.C.: tutto scorre in un fiume che è la realtà dove le acque sembrano immobili invece non sono le stesse nel momento nel quale il filosofo vi si immerge.
La poetessa apre il dialogo interiore, e quello con il lettore, con un insieme di interrogativi che pongono sulla bilancia della poetica da una parte le illusioni e dall’altra la verità dell’esistenza (ernüchternd: che fa riflettere). Un confronto allineato con il pensiero di molti poeti romantici: “(…) la verità è / (…) / è nuda / e sola / come luna / irradiata / dalla cruda luce / del sole” (pag. 92), come in G. Leopardi.
I termini “irradiata” e “cruda” manifestano la materia che si va ad affrontare: l’inganno dalla nascita al fine vita.
La sostanza della ricerca nelle acque dell’esistenza è legata alla poliedricità del reale/irreale e dall’unicità del soggetto della ricerca nel pensiero mutevole: “di una verità / non nostra?” (ibidem).
Gli shemi di flusso disegnati dalla Bilanceri occupano gran parte delle pagine per confluire nella funzione filosofica dell’argomento argomenti che scorrono all’interno delle composizioni poetiche come ombre/macchie che nascondono la Verità.
Le due composizioni che maggiormente attraggono il lettore sono la prima a pag. 97 sull’Amore e la seconda a pag. 104 sul Lavoro: temi fondamentali nell’esistenza di ogni essere vivente nella società in cui vive.
Sul tema dell’Amore scrive la Nostra: “(…) Stemma di marche, / ricettacol di idee, / confuse, indistinte / tra loro. / Amore.”
Concordo con il giudizio emesso dalla Giuria del Concorso: “(…) il pensiero razionale, l’emozione e la riflessione empatica si fondono in un quadro poetico caleidoscopico, dalle ombre accese e dai confronti sfumati, specchio opaco del disorientamento e della precarietà dei tempi moderni” (Emilia Dente, a pag. 106).
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