martedì 6 giugno 2017

MILICA Jefitimijević LILIĆ

MILICA JEFTIMIJEVIĆ-LILIĆ (1953 – Lovac- Kosovo e Metohia- ex Yougoslavia) laureata presso la cattedra di Letteratura yougoslava a Prišitna, magistero presso l’Università di Belgrado. Parecchi anni ha lavorato come assistente di Metodologia educativa della lingua e letteratura serba nella Facoltà di Priština (oggi capoluogo di Kosovo) e all’Accademia di Pedagogia della stessa città. Ha lavorato parecchi anni anche nella Radio di Priština come capo redattore della redazione di Cultura. Fino a poco fa  è stata per quasi un decennio capo redattore della redazione di Cultura e dei programmi digitali della TV di Belgrado, dedicandosi alla letteratura e la scienza letteraria.
Nel 2003 ha realizzato una serie sul destino degli scrittori serbi espulsi da Kosovo e Metohia: Pera Stefanović, Radoslsv Zlatanović, Danica Andrejević, Mirko Žarić e molti altri. Ha pubblicato non solo un gran numero di raccolte poetiche tra cui Buoi, salvezza (1995), Il contenuto del caso (2002) Scritto di pelle (2003), Poetica del presagio (2004), Incantesimo (2007), ma anche una bella collana di opere prosastiche, racconti e novelle. Collaboratrice di varie riviste e membro di giuria in diverse manifestazioni culturali e letterarie. Il mese scorso a Francoforte (Germania) sono stati promossi suoi libri in lingua tedesca. Vive e lavora attivamente a Belgrado nell’Associzione degli scrittori di Serbia.


POESIA


Dal corpo e ragione nata, dualità sono,
mia essenza celeste mi definisce.
Talvolta venero Creatore, anima del tutto,
talvolta sono l’intera corpo,
mia essenza terrestre si divampa, incanta.
Talvolta maledico deboli sforzi del mondo ,
talvolta cigolo tristemente
per il focolare perso, uomo, ragione.
Ma sempre lo sono aperta per slancio del cuore
che verso me scappa.
Sono porto per lo spirito stanco
pronta per la mano che cerca.
E ci sarò sempre ciò che lo sono, piacevole o meno.
Sono la vita riassunta nel detto,
l’anima pura che sorge di questo corpo,
la smania che si leva dal corpo.
Sono la Verità del mondo, immovibile,
da secoli respiro atraverso gli altri,
per coloro che sono sordi per le mie avvertenze,
me ne frego,
anche se sono saggi o profeti.
Disdegno gente triviale
anche se celebrano
le mie debolezze.
Sono leziosa e non attiro vanamente.
E non cado alle corte immaginate,
mi sono sufficienti gli occhi cari.
Sopravvivo senza speculazioni
dei interpreti burberi.
Mio Sapere è più antico,
non faccio adulterii per esser ascoltata,
non sono una fanciulla innocente
che deve andare in avanti,
e non vado a cadere nelle mani
dei politici stimati,
per stimolare loro eros stancato
con mia sangue fresca.
Non voglio viscidezze sul mio peto forte.
Sono creata per incontro con le tempeste
che vincerò con la mia Persistenza,
sono la figlia più sana del corpo e ragione.
Nessuno può fermarmi,
anche se l’Universo fa complotto
di azzittirmi.
Però, sono la coscienza sua, prima o poi
dirò tutto!






FUOCO SEI E FIUMANA


Vieni, finché lo sono più tua che sua
pronta di compiacerti più che a me stessa
finché lo sono tempesta che ti eleva
per cui stai bramando,
finché lo sono un vago che ti abbraccia,
trasforma
finché lo sono favilla
che t’illumina
che moltiplica il tuo ego
quando stai brillando nel multiple-se
perso nei propri visi nuovi
che riflettono opulenza.
E fuoco sei e fiumana,
con miei fuochi trasverso
nuove forze ti portan’
più forte del se primario lo sei
con quell’amore rivestito
ma non prendi slancio
da quella bellezza ingannato
abbassa quell’orgoglio, fierezza
non misura mia voglia
finché pronta a tutto lo sono.
Non chiedi molto.
In un attimo solo
Ti trovaresti senza di me,
senza il sole,
senza respiro i speranza
sul fondo della voragine tenebre
che con l’amore si spegne!


 


METAMORFOSI


Da lungo non credevo a me stessa,
Non conoscendo Te, saggezza sublime .
Non mi riconobbi per lungo,
Come segno della Tua voglia.
Incosciente di Te, non mi stimavo bene,
Per poter Esserci
Senza il Tuo permesso,
Opera Tua, nel mio esistere.
Soffrivo dell’ ignoranza tale
E Tu con sua forza, amore immisurabile.
Abitava già nell’ essere di ogni dimora
Con miracoli visibili ad ogni occhio
Finché non ascoltai i tremiti dei saggi
Da chi tu ti annunciavi
Illuminando i segni stradali
Svegliando con tua dolcezza innata,
Per me poteri mai scoperti
Per affermarti
Dare le risposte
Sfolgorando con tua Luce
Trasformata di trasformare
Ciò che vado a toccare
Prendendo i doni tuoi in affitto
Poter moltiplicarle,
E con luce pura di nuovo plasmarle.
E quando ti credei
Conobbi me stessa di nuovo,
Dalla paura mi liberai,
E peso che verso l’abisso mi portava
che sembrava esecutivo.
Tuo scudo salutario è
Illumina mi
Come Tua parte pulita
Verso la strada eterna da Te traciata
Che per un attimo solo fu tagliata
dalle insidie terrestri.


 


IL CUORE DEL SUPERBO


Sfonda lo spirito etrusco
da conquistatore,
trapassa mie pupille
e io non mi soffermerò
dinanzi gli ostacoli,
le fortezze e le spade snudate.
Nulla infrangerà la mia voglia,
vacillare mio spirito combattivo
annullare mia mira preferita –
il Cuore del Tarquinio Superbo.
 



DIO È IN MEZZO A NOI


Quel toccarsi delle mani
Quel supremo lasciarsi
Accade irrimediabilmente.
Come se avessimo lavato
Le mani dalla morte,
Di tutto ciò che si trovava tra di noi
Da secoli.
Logos ci aveva riunito.
Come se fossimo risorti
in quel riunire delle mani,
Lenimento
Mai provato prima.
E scorre l’acqua dell’essere
Tra di noi
Nei nostri palmi,
Volto divino Rispecchiarsi,
Attraverso noi pronunciarsi.
Dio è in mezzo a noi
E deve, e che sia!
Si è fermato nei nostri palmi
E noi l’abbiamo accolto.
 






 

L’AMORE NEL MUGELLO

Incantato da Firenze stavo sulla piazza
Cieco per tutto il resto, quando mi risvegliò una voce dolce:
Parli italiano?
La guardai e mi spaventai degli occhi suoi.
Mi azzittii, incantato ho persi la voce!
Parlo solo lingua d’amore!
Ah, che bugiardo! Sgridò ridendo.
E mio destino fu deciso.
Sono partito affannato dietro a ella.
Ti porterò nel mio paese, al Mugello,
vedere cos’è bellezza, disse,
da nessuna parte l’amore è cosi bello
come a piè del monte di Borgo san Lorenzo,
come sulle rive della Sieve,
dove uccelli muoiono di brama,
dove le muse seducono nuotatori,
come io vado allettare te
per dimenticare da dove sei, di dove vieni,
per rimanere per sempre nel mio abbraccio.
Io mi sono lasciato come al fiume,
come se mi avesse bagnato Lete,
dimenticando tutto, e chi sono, e dove devo tornare.
Mi cullava con la sua voce:
Amore mio, amore mio, amore mio!
Sussurrava finché non fossimo trasportati dalle passioni
Cadendo nei abbracci l’uno nell’altra.
Mugello, Mugello, Mugello,
ripetevo da solo ubriaco d’amore
immerso nel sono, portato dall’ incanto
e nella passione di nuovo si perdeva il corpo.
Italiana mia bella, italiana mia bella,
Morirò di bellezza Quella!
 


MONOLOGO DELLO SCONFORTATO


Eri una sventura che portava tutto dinanzi a se.
Un temporale che tagliava tutti i legami col passato,
Abisso da cui non si può uscire,
Deliquio di quale non ho voluto risvegliarmi.
Eri mia sangue bruciante
Tirandomi ciecamente verso le lontananze.
Eri mia legame più forte di me stesso.
Eri me, colui che aveva dimenticato sé stesso.
Sei diventata oscurità
Mio incubo perpetuo
Svuotato essere
Mia sete insaziabile
Mia disperazione
Mia illuminazione
Mia preghiera diurna
e notturna,
infinito schermo nella mente
che brilla fortemente
per non potermi addormentare
senza vederti,
non posso trovare la pace
né nel sono,
ovunque guardo
ci sei sempre tu
tutti i volti hanno tuo aspetto,
tutto si perde
sotto l’impressione della tua faccia.
Da ovunque risplendi
Tu, immagine indistrugibile di brama,
la tua abbagliante aura pericolosa.
Eri ultimo orizzonte
Per innalzamento
E sei rimasta il mio, mio
Più profonde patimento.
 


IERI ANCORA
Ieri ancora potevi bussare
E si apriva
Potevi inviarmi un rame di olivo
Con una colomba
E la bandiera bianca si spiegherebbe
Una risata miracolosa
Dell’arcoballeno brillerebbe
Dopo la tempesta.
Potevi con vento inviare un messaggio
E svegliare orchidee addormentate
E tutto poteva brillare con bellezza.
Potevi, se solo sapessi
Che l’attimo di dubito irrecuperabile fu
Intanto ancora eravamo girati indietro
Catturati dall’ombre d’ieri
E che il sole di domani cancellerà
suoi contorni
E nulla che ombreggia
Non sarà per la strada
Verso veloce fiume dell’oblio
Da dove ognuno esce
Con un viso nuovo,
Con lumino dei sogni nuovi
E che nessuno mai più
Riconoscerà qualcuno.
Se solo sapessi
L’importanza dell’attimo di esito.
Che solo la tua fermezza
non si è resa a tale istante.
 


LA CONFESSIONE DEL POETA
 

Sto rubando giorno della notte,
Essa fa finta di non vedere, che tutto è docile.
Attenebro il giorno per non vedere la notte,
e lui chiude gli occhi,
se ne frega lui se lo chiamo o lo sto cacciando.
Invoco il sonno per dormire innsonia,
cacio la veglia per dimenticare la paura
apro te per nascondere se.
Canto, infinito mio campo,
assorbimi, per salvarmi di questo malumore!

 

AMORI INDISSOLUBILI

Non pentisco l’amori indissolubili
ne con conflitto, ne con sazieta,
ne con le parole dure, o partenza
ne con rabbia, ne con promesse,
come fiumi lo sono
che scorrono invisibilmente, piene di forza,
ritmo trattenuto
mute come folgori che urlano
con splendore inaspettato
come la morte stessa dietro a cui
non c’è nascita nuova
ne lacrime per piantarla.
Amori indissolubili
peggiori sono di tute le guerre
dove si uccide,
anche esse uccidono molto più forte
dai spari stessi,
colpiscono direttamente nel essere stesso,
prendono respiro e forza
bruciano più forte di malattia
minacciano come selvaggina feroce
esse sono qua per prenderti
e devi cedere
come nel profluvio l’ubriaco
che non capisce cosa gli è successo,
che incapace deve scoraggiarsi
d’avanti il nemico più forte.
La bramosia indissolubile è più forte di tutto
nascosta cova, strilla al improviso,
come fiume sotterranea rivive
ti porta da nessuna parte,
e poi di nuove esce, facendo il suo letto
dove prima o poi caderai
per bere o affogarsi,
nessuno lo saprà mai!



PORTO IL SOLE DENTRO DI ME


Quando mi sveglio, piena di rinuncia
Saluto il sole
Dentro di me porto preghiere
che m’illuminano con la santità
Mi purificano dalle tenebre.
Fanno un taglio così che il mio cuore rimanga intoccato,
Lasciare tracia dagli eventi dei schermi
Delle lotte sanguinose tra i pretendenti presidenziali
L’eco delle bombe sugli aeroporti mondiali
Volti sofferenti dei bimbi affamati
Che rompono la ragione
Sguardi smarriti delle madri che vanamente cercano i figli
Mai tornati dai campi di battaglia,
Insolente aspetto delle star che riempiono l’intero schermo
Euforiche risate dei superficiali dirigenti
Assordante rumore delle strade Urla dei neurotici vicinanti
Che a vicenda nella globale impotenza si scompigliano.
Porto dentro di me sublime pace della preghiera
Creata nei silenzi lontani della fede
Per poter sopportare Il peso del giorno
Senza dolore, ingiurie o pianto.
Porto dentro di me la fermezza del sole
Per poter risuonare più forte del resto.
 

(Scelta e traduzione a cura di Biljana Biljanovska)

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