domenica 25 giugno 2017

Mario Fresa, Alfabeto Baudelaire


Mario Fresa



Una lettura di Giuseppe Vetromile


Poeta chiama poeta: si entra nel mondo dei nostri predecessori che hanno già percorso le felici / sofferenti strade della poesia, si assorbono e si condividono i loro pensieri, le loro ideologie, le loro filosofie, la loro vita… per illustrarla di nuovo, per riportarla a noi, ancora e sempre viva e vivida.
Questo "attingere", come si fa calando un secchio in un pozzo d'acqua sorgiva, al mondo poetico trascorso, può verificarsi anche per la realtà poetica contemporanea. Molto spesso si tratta di "semplici" traduzioni, cioè di versioni in altra lingua di testi e componimenti originali. Altre volte, però, il protagonista, diciamo così, del lavoro di "recupero", non si limita ad una mera traduzione, per quanto raffinata e intelligente, bensì supera il difficile ostacolo della "versione", infondendo nell'opera originale nuova linfa e nuova vitalità, nuovo splendore.
È il caso di Mario Fresa, poeta finissimo, acuto critico letterario, che già da alcuni anni, oltre a scrivere di proprio, si dedica alla "reinterpretazione" di alcuni classici: si veda ad esempio l'ottimo lavoro su Marziale ("Omaggio a Marziale"), su Catullo ("Catullo vestito di nuovo"), su Apollinaire ("In viaggio con Apollinaire"). E dunque, questo recente "Alfabeto Baudelaire" del nostro poeta salernitano, instancabile "restauratore", in un certo senso, degli splendori poetici del passato, si pone certamente sulla stessa linea progettuale, in una veste ancora più ricca ed elegante nella sua sobrietà e serietà.

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