N. PARDINI: LETTURA DI "RAGNATELE CREMISI" DI CLAUDIA PICCINNO
Claudia
Piccinno: Ragnatele cremisi. Edizioni
Il cuscino di stelle. Pereto (AQ). 2017. Pg. 68. € 12,00
Poesia che trova la sua giusta
collocazione in spazi umani vòlti all’azzurro; che trova i suoi motivi
ispirativi partendo da freschezze, e
stupori di fronte a un Creato incommensurabilmente antropizzato; di fronte ad
una natura che si fa messaggera di emozioni, presenze e sottrazioni di
un’intera vita:
Radici disperse nel vento
affiorano dal profumo delle
tamerici,
esaltano voci sopite
dalle fronde dei salici amici.
Eccoti m’hai teso lo sguardo
e lo riporto in cima
ad incontrare te
nell’intricato intreccio
di foglie senza spigoli
che curvano per me…
(Fronde e radici)
Radici,
vento, tamerici, salici, intreccio di foglie senza spigoli: tante forze
cromatico-allusive che prendono l’Autrice per mano e la scorrazzano in una
natura zeppa di input concretizzanti; e Ella risponde con palpitazioni
sentimentali simili ad un ruscello che scorre con irruenza a rasentare gli
argini; e anche se a volte l’esondazioni di tali flussi creano alla forma
difficoltà nel contenerli, subito la Nostra riprende in mano le briglie per
controllare la corsa. Ma sono le configurazioni paniche a farsi oggettivazioni
di stati d’animo lesti a confessioni di lirica valenza. Ed è dalla vita che la
Poetessa trae mosse di epigrammatica soluzione, da ogni aspetto che abbia
giocato in qualche modo un ruolo determinante sulla sua storia.
Dal dolore
(…)
Sono una lacrima
del tuo volto,
e luccico d’immemore
atavico dolore
(Pietosa madre).
A
l’incedere randagio dei mari della memoria
(…)
esitante e guardinga
nell’incedere randagio
solco i mari della memoria
e aspetto
ch’un volto si affacci
al davanzale di Dio (Al
davanzale di Dio).
Da
l’amore, sentimento dei sentimenti, focus e cuore di larghe espansioni:
(…)
E sei nei miei versi
sorriso nel torpore,
antidoto al dolore
(Un’eco d’ali).
A
rimpianti
e delusioni di una storia polivalente e complessa come complessa è la vita nel
suo inesorabile scorrere:
(…)
La tua sagoma lontana,
pur ambita come tana,
è sfumata nella noia
di una vita senza gioia
(Baffo di tigre),
Da
onirici
allunghi di inquietudini esistenziali della diaspora di un sogno:
(…)
Io guardo e scorgo
all’orizzonte le mie vele,
estemporanee spettatrici
Fino
a
Compagno di scuola, L’inquietudine, Dono di matrigna, Sinfonia
d’azzurro, …, L’ulivo degli amanti, …; Entro l’aurora,
poesia che chiude la silloge, e in cui la Piccinno sembra raggiungere un tale abbandono
contemplativo, e meditativo, una tale visione
etica dell’esser-ci, da compendiare in questo canto la plurivocità della sua
vicenda emotivo-memoriale; intellettivo-passionale:
(…)
Non acoltai
La voce del pozzo,
non ascoltai
le volontarie del centro.
Ora sono io
Che busso alla tua porta
Per metterti in guardia
Dal crederci ancora.
Salvati cara!
Salvati ancora! O sarai angelo
Entro l’aurora!
La
lingua scorre snella, pulita, onesta, senza troppe intrusioni formali, né
epigonismi o ambiguità semantiche. Arriva diretta e diritta all’anima per dirci
della filosofia dell’esistere con un parenetico messaggio costruttivo; non poca
cosa fra gli scrittori contemporanei, che, spesso, con fantasie più strane,
o onirici distacchi, combinano versi lontani
dalle soglie dell’esistere, di insoluzione poetica, se per poesia s’intende
vita in tutte le sue plurali manifestazioni:
“La
vita è l’arte dell’incontro”, affermava un poeta brasiliano, Vinicius De
Morales, “e vita e poesia sono la stessa cosa”. Ciò che si legge in questi
versi disposti ad una musicalità che fa di tutto per agganciare le emozioni,
già di per sé in armonia, di questa scrittrice; dolce il tessuto metrico; ben
disteso anche per il supporto di un calcolo versificatorio che si genera e
rigenera attingendo la sua essenza da un’anima che tiene in sé il reticolato su
cui appoggiare la sua ontologica inquietudine. Né meno ci assale l’intrusione
della Nostra in un mondo di ingiustizie sociali e di incredibili sottrazioni
umane. È qui che risalta la sensibilità di un Autrice tutta volta a gridare le
aporie di una società che naviga su un mare di grandi turbolenze, dove Gli occhi delle spose bambine, La Pasqua che
vorrei, Crocifissa di spalle, o Plastica nelle vetrine… danno segno di una
sua urgente partecipazione lirica ai problemi reali di una attualità scottante:
(…)
Negò
il suo sorriso
a
chi la additò
indossando
il burka
della sottomissione.
Se ne andò così,
crocefissa di spalle
(Crocefissa di spalle).
Nazario
Pardini
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