La creazione
Lupi nelle nebbie fredde
non siete soli
non siete soli!
Fratelli
in cerca di anime
si scontrano
puro disordine
di chi ha voglia di vivere
È mio ogni atomo
ogni attimo di respiro
Vicino
a me l’universo
ti è amico
ti ama
ti è padre
la madre dell’ombra infinita
Siamo nulla
perciò esistiamo
Con questo componimento si apre la
raccolta dal titolo Le cose piccole non si vedono in autostrada. Suona quasi
come un assioma, come una coordinata unica su cui stabilire una rotta, ma
proprio qui viene il bello, poiché l’intento di questa raccolta è esattamente
l’opposto, ossia la rottura di ogni coordinata prestabilita. Esiste un luogo,
fisico e poetico, che ogni poeta e ogni persona devono raggiungere per ottenere
un appagamento interiore: ebbene, il “viaggio poetico” che io ho immaginato è
fatto di deviazioni, di piccole cose che si contrappongono alle grandi: è in un
certo senso un viaggio fatto di umiltà, giacché bisogna farsi umili per vedere
le cose piccole fuori dall’autostrada della vita, cambiare il proprio punto di
vista e posizionarlo più di lato rispetto ai paraocchi che l’esistenza ci
obbliga talvolta ad indossare.
Già dal titolo si può intuire la presenza forte della componente del viaggio, inteso non come lo spostarsi da un punto a un altro, bensì come libertà di “lateralizzare” la linea retta che ognuno di noi, a suo modo e con ostacoli diversi, percorre. Come ogni viaggio fisico, in questo viaggio fatto di poesie esistono delle tappe, nello specifico quattro sezioni (“Note”, “Elementi”, “Umani”, “Essendo”) che non vogliono essere camere a tenuta stagna, bensì checkpoint dove componimenti accomunati da visioni simili si incontrano. Il tutto incorniciato da un prologo (partenza) e da un epilogo (arrivo). Il prologo di cui sopra segna la “creazione”, per l’appunto, di questo mondo parallelo, venuto alla luce grazie alla mia volontà di espettorare la voglia di nuovo, di diverso, un’esigenza che tutti nella vita arrivano a provare.
Già dal titolo si può intuire la presenza forte della componente del viaggio, inteso non come lo spostarsi da un punto a un altro, bensì come libertà di “lateralizzare” la linea retta che ognuno di noi, a suo modo e con ostacoli diversi, percorre. Come ogni viaggio fisico, in questo viaggio fatto di poesie esistono delle tappe, nello specifico quattro sezioni (“Note”, “Elementi”, “Umani”, “Essendo”) che non vogliono essere camere a tenuta stagna, bensì checkpoint dove componimenti accomunati da visioni simili si incontrano. Il tutto incorniciato da un prologo (partenza) e da un epilogo (arrivo). Il prologo di cui sopra segna la “creazione”, per l’appunto, di questo mondo parallelo, venuto alla luce grazie alla mia volontà di espettorare la voglia di nuovo, di diverso, un’esigenza che tutti nella vita arrivano a provare.
La sezione “Note” raccoglie poesie
accomunate da “visioni sonore”, dalla presenza o assenza di rumore: in
particolare, la prima poesia di questa sezione prevede l’avvento di qualcosa di
assordante, un beat al cui ritmo partecipa ogni singola anima, un grido di
speranza che parte per chi vuole un vero cambiamento, in sé e/o nel mondo che
lo circonda, un suono immenso e straziante che avvolge inesorabilmente ognuno
di noi in un solo grande movimento.
L’assordante
beat della speranza
L’alta marea dell’oceano di luci
arriverà
senza particolari lune
senza altisonanti preavvisi
Così
Guarderemo
mettendo punti a casaccio
sulle nostre vite
così sottovalutate
Sotto un firmamento di perché
di miriadi
di rumori inascoltati
L’assordante beat della speranza
arriverà
anche per noi
La seconda sezione è “Elementi”, una
tappa dove viene attuata a più riprese la scomposizione biochimica dell’essere,
necessaria affinché possa avvenire una completa fusione con l’elemento
naturale, vivente o inerte. Potremmo parlare, in questo senso, di visione
panistica. La poesia che più rappresenta questa visione è una poesia onirica in cui viene dipinto il passaggio fra la vita e la morte e dove la scomposizione
dell’essere diventa massimale: difatti, non esiste più un Io vero e proprio, ma
milioni di Io che si confondono e vanno a far parte di un’unica marea,
costituita da ogni molecola presente nell’universo.
Gocce
Non sto sognando
Colpi nella notte
e le linee dentro il cielo
non illuminano niente
Non sto sognando
Luci che corrono
dritte
verso mattine inesistenti
Un raggio mi tocca
il tocco s'espande
su pelli di corpi
che non sapevo di abitare
Un'onda
Grondante su quelli
le gocce del mondo
Oceani di orgasmi di parti di me
Ma io
non sono
Non sto correndo
nei visceri
dei figli della Terra
Li nutrono
raggi di tutto
e parti di me
Colpi nella notte
e le linee dentro il cielo
non illuminano niente
Non sto sognando
Luci che corrono
dritte
verso mattine inesistenti
Un raggio mi tocca
il tocco s'espande
su pelli di corpi
che non sapevo di abitare
Un'onda
Grondante su quelli
le gocce del mondo
Oceani di orgasmi di parti di me
Ma io
non sono
Non sto correndo
nei visceri
dei figli della Terra
Li nutrono
raggi di tutto
e parti di me
Il panismo (definito nella Prefazione
“panismo urbano”) è presente anche nella sezione “Umani”, nella quale cerco di
descrivere l’umanità che mi circonda, i suoi effetti, il suo straniamento e le
sue contraddizioni. A più riprese è presente l’elemento-città. La poesia che
forse più rappresenta questo straniamento, però, ha come oggetto la tecnologia,
e vede la lenta e progressiva trasfigurazione dell’essere umano in un essere
inumano, un soggetto imploso in sé stesso, un errore di sistema.
Finestre
Nuovo
giorno:
suona
risuona
il grigio tamburo di morte
è il mio riflesso
che picchia
ripesca in quel nero
una voglia
Nuovo giorno:
occhio
già stanco
ed il crampo alla mano
non so dove sei
sei oltre quel vetro
a non fingere d'esser felice
Nuovo giorno:
il grigio tamburo mi dice
qwertyuiop
lo so dove sei
sei dentro quel vetro
la mano si stacca di un po'
Nuovo giorno:
non occhi
né mani
ma crampi ai circuiti
non sei qui a salvarmi
non avverto odore
Nouvo girnoo:
io snoo sotlntao
l'esnneimo erorre
suona
risuona
il grigio tamburo di morte
è il mio riflesso
che picchia
ripesca in quel nero
una voglia
Nuovo giorno:
occhio
già stanco
ed il crampo alla mano
non so dove sei
sei oltre quel vetro
a non fingere d'esser felice
Nuovo giorno:
il grigio tamburo mi dice
qwertyuiop
lo so dove sei
sei dentro quel vetro
la mano si stacca di un po'
Nuovo giorno:
non occhi
né mani
ma crampi ai circuiti
non sei qui a salvarmi
non avverto odore
Nouvo girnoo:
io snoo sotlntao
l'esnneimo erorre
L’ultima sezione, “Essendo”, è una tappa
intima, dove sono presenti insieme tutte le componenti sopracitate a servizio
della mia crescita personale, una crescita volta, per l’appunto, a “essere”
davvero. Il confronto fra il piccolo e il grande, il panismo, l’onirismo,
finanche l’amore, sono presenti nella poesia seguente: un luogo surreale, ma
che meglio di altri descrive la vera personalità del viaggiatore.
Il
me più grande sogna
Palazzi
di ghiaccio
e neve
galleggiano a testa in giù
sul sole
animali fantastici
vengono a me dicendo
è la luna
Rido
Comete dalla bocca
collidono
formano un me
più grande
mi prende e mi mangia
lo stomaco è fatto
di carta
Piango
Le dita sono matite
disegno
la cosa più verosimile
all’idea di bellezza
Disegno
lacrime
fiocchi di neve
capovolto
su quei palazzi
amo
e neve
galleggiano a testa in giù
sul sole
animali fantastici
vengono a me dicendo
è la luna
Rido
Comete dalla bocca
collidono
formano un me
più grande
mi prende e mi mangia
lo stomaco è fatto
di carta
Piango
Le dita sono matite
disegno
la cosa più verosimile
all’idea di bellezza
Disegno
lacrime
fiocchi di neve
capovolto
su quei palazzi
amo
dove dovrei digerirmi
Il nemico occulto
mi dorme accanto russando
Mi sveglio
Il nemico occulto
mi dorme accanto russando
Mi sveglio
L’epilogo segna l’arrivo di questo
viaggio virtuale (epilogo che dà il nome all’intera raccolta, rappresentando
così piuttosto la chiusura di un cerchio; quindi, si può considerare il viaggio
non solo come A --> B ma
come A --> B --> A): non la partenza, non il ritorno, ma “le canzoni sulla
via”, altro modo per dire “tutto ciò che si può frapporre fra noi stessi e la
strada”, sono motivo di godimento e di forza per affrontare viaggi in infiniti
mondi.
Le
canzoni sulla via del ritorno
sono
le più belle da ascoltare
Creano
la condizione ideale
per
godere di qualcosa
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