mercoledì 28 ottobre 2015

Che ne facciamo di Omero, Virgilio e Dante?

Cari amici, insegnanti ed educatori,
mi permetto di segnalarvi che una mia poesia ha vinto il premio Renato Fucini organizzato nei dintorni di Pisa.Il testo poetico – dal titolo Che ne facciamo di Omero, Virgilio e Dante? – è stato ispirato dalla lettura di un articolo di Alessandro D’Avenia.
La giuria – composta in gran parte di insegnanti – ha molto apprezzato l’ approccio della poesia che è lo svolgimento in versi di una lettera che un insegnante rivolge ad un ragazzo e ad una ragazza il primo giorno di scuola.

Mi fa piacere porla alla vostra attenzione, sperando ne condividiate tono e contenuto.
Nel caso non troviate una corrispondenza, è sempre un modo utile di confrontarsi sul tema dell’educazione dei giovani.

Grazie mille per l’attenzione.




Che ne facciamo di Omero, Virgilio e Dante?*
                                          (Lettera a due ragazzi)

Ragazzo spiaggiato sul banco
con gli occhi offuscati dalla noia
e tu ragazza tutta in fioritura
assetata di essere guardata,
che ne facciamo di quest’anno di scuola?

Che ne sapete voi due dell’io di domani,
del senso della vita, adesso che la vita
dentro di voi s’inarca e preme?

Ragazzo che occulti le emozioni
dietro una spacciata sicurezza
e tu giovinetta, con quel trucco
che dovrebbe esaltare la tua bellezza
– in verità camuffa una fragilità segreta –
che ne facciamo delle lezioni di italiano,
di Omero, Virgilio, Leopardi e Dante?

Come raggiungervi, ragazzi,
là dove ve ne state rintanati?
Come spiegarvi che fra gli umani
nessuno ha la stessa vostra biografia
e che le terre di conquista
sono ancora tutte da scoprire?

Quanta unicità sprecata in scelte omologate
che rendono i ragazzi tutti uguali.
Quanta unicità sciupata dietro immagini
illusorie del così fan tutte le ragazze,
proprio ora che, come mai prima, siete in fiore.

Io, vostro insegnante, posso solo accompagnarvi
lungo questo viaggio impervio
suggerendovi come scolpire il vostro io.
Protagonisti voi, con le vostre decisioni,
dei conseguimenti e delle disfatte della vita
in mezzo a questi due argini di fiume.


* Poesia ispirata da un articolo di Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore

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