martedì 30 giugno 2015

Lettera di Giovanni Fontana su Canti Digitali di Alberto Mori

Caro Mori,

ti ringrazio per i tuoi Canti Digitali.
Ho apprezzato molto il taglio della scrittura. Una scrittura da display, ovviamente. Come del resto il titolo dichiara. Una scrittura certamente originale. Che ha un suo dinamismo specifico. Tutto interno alle procedure generative delle immagini che sostiene e che la sostengono. Delle immagini, credo, più che dei suoni. Ed è come se fosse generata da sequenze algoritmiche. Come se derivasse da istantanei processi di decodificazione numerica che si fanno materia luminosa. In brevissime sequenze a scarso tasso di abbagliamento. Con luce propria dei display, appunto. Ma anche glissante. Come se scorresse alla base di un monitor. Il tutto in estenuante sintesi. Ma anche in pulsazioni scandite sul piano para-ottico. In uno spazio tempo in cui la percezione è angosciosamente memoria dell'azione e viceversa. E dove l'accidentalità è drammaticamente subita. In un perverso gioco di impotenze interiori. Per esempio. Perché ogni reazione si ripiega su se stessa ed è metabolizzata nella tragedia del giorno globale, alimentato, ahinoi, dall'energia dell'informazione sul piano dell'inutile apparire.

Complimenti e auguri.

Un caro saluto,

Giovanni Fontana
ALATRI (Italia)

www.epigeneticpoetry.altervista.org

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